Il governo italiano aveva pianificato una serie di modifiche legislative per la regolamentazione della cannabis light. Queste modifiche, presentate come emendamento alla delega fiscale in commissione Finanze alla Camera, prevedevano una tassazione simile a quella applicata alle sigarette. Tra le altre misure, erano compresi un regime di autorizzazione gestito dall’Agenzia delle Dogane per la commercializzazione di tali prodotti e una restrizione sulla vendita agli individui sotto i 18 anni.

Cannabis light: il governo ritira l’emendamento

Dopo aver attentamente considerato le possibili conseguenze dell’emendamento, il governo ha deciso di ritirarlo. Il motivo principale di questo ripensamento è stata la potenziale incompatibilità del provvedimento con la riforma fiscale. Nonostante il ritiro, il governo ha espresso l’intenzione di presentare nuovamente le misure previste in un diverso contesto legislativo, rivelando un obiettivo costante di regolamentare il settore della cannabis light.

Le misure proposte nell’emendamento iniziale

L’emendamento iniziale aveva una portata molto ampia, andando oltre la sola tassazione. Prevedeva la limitazione della vendita di cannabis light a tabaccherie e negozi specializzati che rispettano certi criteri, inclusa la detenzione di una licenza per la vendita di tabacco. Inoltre, avrebbe imposto restrizioni sulla vendita a distanza e tramite distributori automatici, e avrebbe messo fine a qualsiasi forma di pubblicità e promozione. La commercializzazione e la vendita sarebbero potute avvenire solo attraverso depositi fiscali autorizzati, con l’imposizione di particolari misure di vigilanza per i depositi fiscali autorizzati alla produzione.

Cannabis light come le sigarette: regime di tassazione ed etichetta health warning

Il progetto prevedeva l’introduzione di un regime di tassazione per le parti di canapa utilizzate nei prodotti da fumo o da inalazione, simile a quello applicato ai prodotti da fumo. La commercializzazione sarebbe stata limitata principalmente a negozi autorizzati a vendere prodotti di monopolio.

Per la protezione della salute dei consumatori, l’emendamento proponeva che i prodotti a base di cannabis, come altri prodotti da fumo o da inalazione, includessero etichette di avvertenza sui rischi alla salute connessi al consumo.

Sulla scia delle normative che regolano il fumo di tabacco, le stesse restrizioni sarebbero state estese anche alla cannabis light. La proposta di emendamento prevedeva, infatti, il divieto di fumare nei locali chiusi, una restrizione che avrebbe avuto effetti su bar, ristoranti, uffici e altri luoghi pubblici.

Questa normativa si sarebbe estesa anche ad aree all’aperto specifiche: nei dintorni di scuole e strutture ospedaliere, il fumo di cannabis light sarebbe stato proibito. Questa misura si inquadra pertanto nell’ambito di protezione dei più giovani e degli individui in condizioni di salute più vulnerabili.

Da Antonio Pignataro a Marco Grimaldi: le reazioni

Tra i più strenui offensori della cannabis light figura Antonio Pignataro, dirigente generale della Polizia di Stato e consulente del Governo nel Dipartimento politiche antidroga. In occasione del convegno veneziano del Gruppo Pompidou, avente come tema “Drug Prevention and Youth”, ovvero “I giovani e la prevenzione della droga”, Pignataro ha dichiarato:

Nessuno criminalizza la fiera agroindustriale della canapa, ma il messaggio lanciato ai giovani con l’apertura dei negozi di cannabis light è stato dirompente. Nel caso in cui questi negozi vendono foglie, infiorescenze, olio e resina di canapa, devono essere tutti obbligatoriamente chiusi per salvare la vita ai nostri ragazzi, tutelare la loro salute ed evitare tribolazioni alle loro famiglie.

Pignataro ha poi concluso affermando la preoccupazione che in Italia si verifichi quando accade in America, con la morte di circa 150 giovani al giorno per overdose, con conseguente aumento della spesa sanitaria negli Stati in cui la cannabis è stata liberalizzata.

Sul merito si è espresso anche il vice capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, Marco Grimaldi:

C’è un modo per garantire entrate sicure e al contempo combattere la criminalità organizzata: porre il monopolio di Stato alla cannabis, quella normale. Ben venga il ritiro da parte del Governo dell’emendamento alla delega fiscale che equiparava la tassazione della cannabis light a quella delle sigarette, limitando la commercializzazione ai tabaccai. Non avrebbe avuto senso colpire un settore nuovo e sano, in crescita, ma piccolo, lasciando indisturbato un enorme mercato illegale.

Infine, ha concluso:

Ciò detto, notiamo che il governo non ha il coraggio di estendere il monopolio alla cannabis non light che sarebbe una forma di patrimoniale alle mafie.

La situazione in Germania e Austria

La Germania sta allentando le leggi sulla cannabis, con piani per legalizzare l’uso ricreativo, sebbene le leggi attuali proibiscano l’uso di cannabis con un contenuto di THC superiore allo 0,2% (escluso l’uso terapeutico). La proposta prevede l’istituzione di club di cannabis per membri tesserati e, successivamente, la piena legalizzazione della vendita.

In Austria, l’uso di cannabis con oltre lo 0,3% di THC è illegale, ma le sanzioni per possesso personale sono generalmente lievi e il coltivare piante con meno dello 0,3% di THC è legale.

L’uso di CBD è permesso in entrambi i paesi.