Il procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo interviene nel dibattitto sulle intercettazioni, nato dopo che il Consiglio dei Ministri ha approvato il ddl Nordio sulla giustizia. Chiedendo che non ci sia un arretramento nel ricordo a questo strumento di indagine.
Intercettazioni, Giovanni Melillo ha inviato una nota al ministro della Giustizia Nordio
“Efficienza e garanzie devono crescere assieme: non deve esserci alcun arretramento nel ricorso alle intercettazioni, personalmente non ne conosco di inutili, essendo tutte disposte da un giudice”.
Lo dice chiaramente Giovanni Melillo nel corso dell’audizione in Commissione parlamentare antimafia. Il procuratore ha anche ribadito il fatto che esistono altre attività di indagine invasive che necessiterebbero di maggiori garanzie.
Le intercettazioni fanno parte di “una materia delicata, che va sottratta a furori polemici e semplificazioni grossolane”. In questo senso Melillo plaude alla decisione del governo di istituire un tavolo di confronto.
Mafie sempre più digitali
Nel corso dell’audizione in Commissione Antimafia, Melillo ha puntato l’attenzione anche sul cybercrime.
“Le reti mafiose e le reti terroristiche sono sempre più cibernetiche e digitali. Quanto sta accadendo in Ucraina – ha spiegato Melillo – è un moltiplicatore di questa nuova dimensione: senza entrare in considerazioni di ordine politico, appare evidente come quel teatro di guerra sia un teatro di sperimentazione di nuove tecnologie aggressive che, a conflitto finito, entreranno in scena insieme con gli uomini che hanno imparato ad utilizzarle”.
Inoltre secondo il procuratore nazionale antimafia il tessuto normativo soffre di uno stato di arretratezza sul campo.
“Le nostre forze di polizia sono unanimemente considerate da anni tra le migliori ma oggi sono ai margini di alcuni circuiti di cooperazione quando si tratta di accedere a piattaforme criptofoniche od operare in contesti cibernetici perché non hanno il know how necessario a sedersi ad alcuni tavoli”.
Attenzione anche al contesto calcistico.
“Le curve negli stadi sono un bacino di reclutamento criminale sia per le mafie che per organizzazioni neonaziste e suprematiste che cavalcano e sfruttano le pulsioni di razzismo dei quali gli stadi italiani sono vergognosamente pieni”, ha detto Melillo.