Anche nella prima metà del 2023 l’inflazione colpisce duramente i bilanci, già in parte stremati da un 2022 economicamente poco favorevole al risparmio, delle famiglie italiane.
La storica tendenza al risparmio, che per molti decenni ha caratterizzato il tessuto economico e sociale del bel paese, ha invertito bruscamente il trend in positivo; la perdita di potere d’acquisto, provocata dalla continua crescita dei tassi d’inflazione, erode anche le economie domestiche.
Dall’analisi della Fabi, la federazione autonoma dei bancari italiani, emerge che nei primi tre mesi del 2023 sono stati erosi circa 89,5 miliardi di euro dai conti correnti degli italiani; con circa 61 miliardi di euro di depositi in meno.
Tutto ciò per fronteggiare il carovita che, dal carrello della spesa passando per l’acquisto di beni e servizi durevoli, ha investito le economie domestiche delle famiglie italiane; rendendole pericolosamente esposte a un vortice economico d’impoverimento.
L’inflazione erode i risparmi:
Per gli italiani la propensione al risparmio è sempre stata una costante, attraverso la quale molte famiglie italiane hanno costruito negli anni il loro piccolo tesoretto da custodire con cura.
Nel 2020, in piena crisi pandemica e con i lockdown imposti nel tentativo di arginare la diffusione dei contagi, la giacenza sui conti correnti degli italiani ha subito un notevole incremento; nei lunghi periodi d’isolamento sociale i consumi degli italiani sono scesi ai minimi storici, favorendo così il risparmio.
Dal 2021, con gli effetti della pandemia che scemavano progressivamente e la fine dei lunghi periodi di lockdown, si è assistito a un forte ripresa dei consumi; giustificata dalla volontà di tornare alla normalità precedente alla pandemia. Se da un lato, la forte ripresa dei consumi ha avuto effetti benefici per le attività produttive, dall’altro ha indotto uno squilibrio tra la domanda e l’offerta; spingendo le banche centrali, in Europa ma anche negli USA, ad aumentare i tassi d’interesse per tentare di porre un freno all’inflazione.
In breve tempo, lo squilibrio tra la domanda e l’offerta, si è reso concreto con un aumento generalizzato dei prezzi; la perdita di potere d’acquisto, provocata dall’inflazione, iniziava la sua corsa sfrenata verso livelli record.
Nel 2022, precisamente dal ventiquattro febbraio, quando l’invasione della Russia ai danni dell’Ucraina avrebbe segnato una delle pagine più buie sia a livello storico sia economico.
Con l’instabilità geo-politica, scaturita dall’escalation militare ai confini dell’Europa e l’incremento quasi incontrollato dei prezzi delle materie prime energetiche, i tassi d’inflazione aumentavano vertiginosamente; determinando un impoverimento generalizzato.
Già nei primi mesi del 2022 gli effetti dannosi dell’inflazione mostravano preoccupanti segnali dai conti correnti; gli italiani, oltre ad invertire la loro tendenza al risparmio, per sopperire alla perdita di potere d’acquisto hanno eroso i risparmi per circa 4.4 miliardi di euro.
Un focus sui conti correnti:
Il quadro che emerge dal 2021, anno in cui il forte aumento dei consumi ha innescato lo squilibrio tra la domanda e l’offerta, e il primo trimestre del 2023; mostra come siano stati erosi sessantuno miliardi di euro dai conti correnti degli italiani.
Dal saldo dei depositi, il trend in diminuzione della liquidità degli italiani appare evidente:
- 12/2021 2.076,8 Miliardi di €
- 12/2022 2.065,5 Miliardi di €
- 03/2023 2.000,0 Miliardi di €
Analizzando i dati che si riferiscono al saldo della liquidità, presente sui conti correnti degli italiani, emerge un trend altrettanto in diminuzione; registrando, nel primo trimestre del 2023, una diminuzione pari a circa ottantanove miliardi di euro:
- 12/2022 1458 Miliardi di €
- 03/2023 1368 Miliardi di €
Caro vita e risparmio, un binomio imperfetto:
Tra gli effetti negativi dell’inflazione sull’economia reale, oltre all’inversione della storica tendenza degli italiani al risparmio e alla conseguente erosione dei risparmi per fronteggiare la perdita del potere d’acquisto, si assiste anche a una diminuzione delle transizioni economiche per l’acquisto di beni e servizi secondari.
Mentre gli acquisti per i beni primari necessari alla sussistenza restano stabili, nell’ultimo periodo si assiste a una contrazione degli acquisti dei beni durevoli; sintomo che tra le mura domestiche si cerca di mitigare gli effetti dell’inflazione anche cercando di evitare, se possibile, l’acquisto di beni durevoli.
Gianni Truini