La Procura di Genova ha individuato due soggetti che pubblicavano alcuni post e video antisemiti sui social network.

Nello specifico, i responsabili sono accusati di incitazione alla discriminazione e alla violenza razziale.

La vasta operazione condotta dagli investigatori della Digos, sotto il coordinamento del sostituto procuratore della Dda e antiterrorismo Federico Manotti, ha portato ad eseguire accertamenti nei confronti dei due indagati.

Le persone presunte responsabili di aver diffuso online immagini, video e messaggi di apologia nazista, incitazione alla discriminazione raziale nonché negazionisti della Shoah, sono due italiani. Si tratta di Pusceddu genovese, 26enne residente a Genova ed impiegato come corriere per una ditta di spedizioni, e di Carlo Gariglio, 59enne piccolo artigiano originario di Torino ma residente ad Asti.

La Procura di Genova ha ordinato la perquisizione nelle loro abitazioni per acquisire maggiori elementi sul caso e prove tangibili della loro responsabilità. Non è escluso che le indagini si allarghino e vengano coinvolte altre persone legate ai due soggetti già individuati.

Genova pubblicavano post antisemiti: diffondevano materiale anche sui social russi

Gli inquirenti infatti avrebbero ricostruito le loro ultime azione, rintracciando il materiale postato su diversi portali online. Nello specifico i due soggetti indagati avrebbero diffuso su Facebook messaggi e documentazione propagandistica e legata al negazionismo della Shoah.

I due avrebbero pubblicato materiale simile anche su blog personali e sul social russo Vkontakte. In quest’ultimo caso i due utenti si erano registrati utilizzando nickname antisemiti.

Nella tarda mattinata di ieri, Martedì 20 Giugno 2023, le forze dell’ordine hanno messo in pratica l’ordinanza di perquisizione. Hanno provveduto al sequestro di computer e telefoni cellulari in modo da confermare il loro diretto coinvolgimento nella vicenda. Si cercherà dunque di trovare maggiori informazioni all’interno dei dispositivi e prove che abbiano postato in prima persona la documentazione contro gli ebrei.

Le autorità avevano avviato le indagini grazie alla costante attività di monitoraggio dei profili web di estrema destra attivi sui social. Dai primi elementi acquisiti era emerso che un gruppo di soggetti erano ininterrottamente impegnati in azioni di propaganda antisemita.

Tali utenti erano fervidi sostenitori dell’idea negazionista secondo cui l’olocausto sarebbe stata un’invenzione creata dagli stessi ebrei.

Costanti riferimenti a documenti negazionisti della Shoah

Gli inquirenti hanno perciò posto sotto la lente di ingrandimento quanto pubblicato dai due soggetti indagati. Hanno rinvenuto materiale pseudoscientifico fondato sulle teorie di noti negazionisti europei, come Robert Faurisson. L’ex accademico, morto nel 2018, era famoso per i suoi discorsi contro l’eccidio degli ebrei e ha sempre contestato l’esistenza delle camere a gas. Per tale motivo era stato più volte condannato.

La documentazione diffusa sui social faceva riferimenti anche ai “Protocolli dei savi di Sion”, un documento a favore dell’ideologia antisemita molto conosciuto tra i sostenitori di tutto il mondo. È ormai risaputo che il documento in questione fosse frutto di falsificazione da parte della polizia segreta zarista e che fosse stato opportunamente diffuso già all’indomani della Prima Guerra Mondiale per accrescere il consenso alla propaganda antisemita.

Una delle due persone fermate aveva condiviso sulla sua bacheca anche filmato intitolato “L’Ultimo Avatar”. Si tratta di un documentario che descrive teorie revisioniste dell’olocausto.

Il 59enne piemontese aveva addirittura partecipato ad una nota trasmissione radiofonica. Ai conduttori non aveva fatto mistero di sostenere i capisaldi dell’ideologia nazista e aveva anche lodato le azioni di Adolf Hitler. L’uomo aveva diffuso le stesse convinzioni nel suo blog, in cui evidenzia come l’olocausto sia un’invenzione ebraica.

A favore della tesi, il soggetto indagato aveva anche condiviso fonti dove si sostiene che la Shoah non sarebbe mai avvenuta. Nello stesso blog il 59enne si riferisce al popolo ebraico con termini spregevoli che non danno alcun dubbio sul suo intento di istigazione all’odio raziale.