Il dibattito sul Mes entra definitivamente nel vivo. La proposta di ratifica del Meccanismo Europeo di Stabilità è pronta e aspetta solo di essere valutata da Montecitorio. Anche la data è già fissata: entro il 30 giugno le commissioni competenti in materia devono analizzare il testo della proposta.

Insomma, sembra tutto pronto per la definitiva revisione del Mes, spettro che ha già assillato ben tre governi. E l’Esecutivo Meloni è forse quello tra i tre (Conte, Draghi e ora, appunto, il governo a guida Fratelli d’Italia) in maggiore difficoltà davanti a una possibile ratifica del meccanismo europeo, vista tutta l’enfasi posta da Fratelli d’Italia e Lega nel rifiuto di una sua modifica durante la campagna elettorale.

Per cercare di schermare il Governo dalla probabile pioggia di polemiche, il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha passato la patata bollente al Parlamento, chiamato ad esprimere un giudizio proprio sulla scottante questione del Mes. Il primo appuntamento dell’iter parlamentare è avvenuto già nella giornata di oggi, quando la commissione Esteri della Camera si è riunita di prima mattina per esaminare il testo della ratifica.

Il disegno di legge, la cui discussione calendarizzata per il 30 giungo è stata fortemente voluta dalle opposizioni, dovrà poi passare per le mani della Commissione del Bilancio e delle altre commissioni competenti, per poi – finalmente – approdare in Aula.

Mes, il Parlamento discuterà la ratifica il 30 giungo

La data segnata in rosso sul calendario del Governo Meloni è dunque sempre più vicina. Alla fine di questo mese l’Esecutivo dovrà esprimersi con chiarezza sulla ratifica al Mes, scegliendo tra due alternative difficili. Da una parte il rischio è quello di tradire una certa incoerenza rispetto alle posizioni adottate in campagna elettorale, dall’altra c’è l’evidenza che una bocciatura della ratifica possa deteriorare i rapporti con Bruxelles.

Ma la salute della relazione con l’Ue ora come ora è fondamentale, viste le trattative ancora in atto per il Patto di Stabilità, che potrebbe ancora pericolosamente virare su binari svantaggiosi per l’Italia.

Ingarbugliato nel cercare di capire come uscire da questo stallo, il Governo prende tempo. I commissari di centrodestra hanno prima chiesto di sospendere l’esame della norma e poi, davanti alle proteste delle opposizioni, hanno ottenuto un rinvio di 36 ore dei lavori della commissione.

A nulla è servito il tentativo del leghista Paolo Formentini, che, secondo quanto riportato da Repubblica, avrebbe proposto di votare il testo base della ratifica. Testo che, in quella forma, sarebbe stato verosimilmente bocciato.

Giorgetti: “Nella ratifica del Mes non ci sono criticità”

Domani dunque dovrebbe essere pronta un’opinione definitiva del Governo sulla ratifica al Mes. Già oggi però il Ministro Giorgetti pare aprire alla possibilità della riforma del testo. Secondo il Ministro infatti dalla modifica del Meccanismo Europeo «non discenderebbero nuovi o maggiori oneri rispetto a quelli autorizzati in occasione della ratifica del Trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità del 2012».

Non si rinvengono nell’accordo modifiche tali da far presumere un peggioramento del rischio legato a suddetta istituzione.

Si legge nel report firmato da Giorgetti.

Le opposizioni vogliono la ratifica, De Luca (PD): “Non ci sono più scuse”

Che la ratifica del Mes non fosse problematica per la tenuta dell’economia italiana risultava chiaro, già da qualche tempo, anche alle opposizioni. Il capogruppo del Pd per la commissione Politiche Ue alla Camera, Piero De Luca, aveva già ammonito il Governo affermando che «non ci sono più improbabili scuse» per giustificare il suo tergiversare sulla ratifica.

Anche il Ministero dell’Economia e Finanze conferma quello che noi diciamo da mesi. Ratificare la riforma del Mes non presenta alcun rischio, ma anzi produce effetti positivi.

Commenta De Luca alla luce dell’apertura di Giorgetti, poi spiega:

Da un lato, rafforza la coesione europea, dall’altro, migliora addirittura la valutazione del merito di credito degli Stati aderenti. Insomma la ratifica dell’accordo di riforma conviene all’Italia. Si arrivi presto in Aula, come abbiamo chiesto, per votare laproposta di legge a nostra prima firma, e si chiuda questo balletto indecente che rischia di indebolire l’eurozona e mina gravemente la credibilità del nostro Paese in Europa.