Archiviata l’inchiesta per il crollo del seracco sulla Marmolada avvenuto il 3 Luglio dello scorso anno. Per la Procura di Trento si è trattato di un evento imprevedibile.
Per questo motivo, a quasi un anno dalla tragedia in cui persero la vita 11 alpinisti, si è deciso di archiviare l’inchiesta per disastro colposo, avviata per individuare eventuali responsabilità.
Tutto era accaduto poco dopo le 13.45 del 3 Luglio del 2022, con il crollo di un seracco dal ghiacciaio della Regina delle Dolomiti causato, a quanto riportato dai consulenti della Procura, dalle “temperature elevate registrate da metà Giugno”.
Il gip del Tribunale di Trento, Enrico Borrelli, ha condiviso le motivazioni della Procura e dei periti tecnici, secondo cui l’evento non era in alcun modo prevedibile.
Marmolada inchiesta archiviata: “Nessuna responsabilità umana”
Nella richiesta di archiviazione sottoscritta dal procuratore di Trento Sandro Raimondi e dal pm Antonella Nazzaro si evidenzia l’imprevedibilità dell’evento, come sostenuto anche dalla perizia ordinata dalla procura a un pool di esperti.
Il distacco, ad avviso dei consulenti, si sarebbe infatti verificato per l’azione concomitante delle elevate temperature e delle caratteristiche strutturali e meccaniche del ghiacciaio stesso. Tutto questo, ha impedito ed impedisce tuttora la prevedibilità dell’evento ovvero della mobilizzazione inaspettata di una porzione di ghiaccio.
I periti Carlo Baroni dell’Università di Siena e Alberto Bellin dell’Università di Trento e altri tre docenti universitari insieme ad un ricercatore del Cnr hanno spiegato:
“La sola temperatura non avrebbe causato il crollo e neppure avrebbe di per sé dovuto allarmare, attesa l’assenza di segnali premonitori osservabili ‘macroscopicamente’: il peggioramento delle condizioni del ghiaccio è un fattore rilevabile a posteriori e ciò contribuisce a confermare l’ipotesi di una imprevedibilità dell’evento”.
Le conclusioni a cui giungono i consulenti, secondo la procura vanno quindi pienamente condivise e perciò nessuna responsabilità umana in questo caso può essere riconosciuta.
Nelle osservazioni finali della richiesta di archiviazione si legge poi che:
“Per evitare casi simili in futuro sarà da monitorare, da parte di tutti, anche il rischio costituito da movimenti improvvisi di masse di ghiaccio quali fenomeni, comunque, al pari di altri “naturali” legati alla continua trasformazione/evoluzione della massa terrestre e che, purtroppo, stanno diventando sempre più frequenti ovunque ed anche alle nostre latitudini”.
Cosa è successo quel 3 Luglio 2022
Il 3 Luglio 2022, poco dopo l’ora di pranzo dal ghiacciaio della Marmolada improvvisamente si staccano circa 64.000 tonnellate di acqua, ghiaccio e detriti rocciosi. Tutto questo da origine ad una valanga che ha travolto e ucciso 11 alpinisti, mentre altri 7 sono rimasti feriti.
La valanga di ghiaccio e detriti si era arrestata poi in un canalone dopo aver percorso circa 2,3 km lungo il pendio.
Il crollo era avvenuto nella parte alta del versante settentrionale della Marmolada alla quota di 3213 metri e aveva interessato un lembo sommitale del ghiacciaio, nei pressi di Punta Rocca. Questo piccolo ghiacciaio residuale era parte integrante dell’ampia fronte glaciale fino a circa un decennio fa, e oggi, a causa della frammentazione causata dall’arretramento, è rimasto isolato e racchiuso entro una nicchia sul versante esposto a settentrione appena al di sotto della cresta.
L’evento è stato documentato da diversi video registrati da escursionisti che si trovavano sul posto, che hanno aiutato nell’analisi delle cause del collasso.
Aldino Bondesan docente dell’Università di Padova spiega che:
“L’energia sismica rilasciata dall’evento è stata paragonata ad un terremoto di magnitudo pari a 0,6. Un’analisi dettagliata delle immagini satellitari e aeree stereoscopiche, scattate prima e dopo l’evento hanno consentito di analizzare le modalità di collasso. Il distacco è stato in gran parte causato da un cedimento lungo un crepaccio mediano, in parte occupato da un enorme volume di acqua di disgelo generato dalle temperature altamente anomale della tarda primavera e dell’inizio dell’estate. Al momento dell’evento erano stati raggiunti in quota i 10.7 C. La fitta rete di crepacci insieme alla morfologia e alle proprietà della superficie rocciosa basale hanno predisposto questo settore glaciale al collasso, la cui causa scatenante è da individuarsi nella pressione sovrastante causata dall’eccesso di acqua di fusione”.