L‘Ospedale Cristo Re intende chiudere il reparto di ostetricia e di ginecologia, fiore all’occhiello della sanità nazionale. Sparisce uno dei migliori reparti di maternità in Italia, significa dare un calcio al futuro.

L’ospedale Cristo Re di Roma chiude i reparti di ostetricia e ginecologia, sui social una petizione di mamme indignate

La struttura sanitaria di Via delle Calansaziane a Roma è da sempre il punto di riferimento per le nascite nella città della capitale con 2mila parti all’anno. Sono tante le gestanti di Roma, del Lazio e di altre regioni che scelgono il nosocomio per dare alla luce il proprio bambino.

La struttura era proprietà della chiesa ma nel 2014 dopo una crisi finanziaria è passato a una società privata specializzata in servizi sanitari il Gruppo GIOMI Spa, che rappresenta – si legge sul sito – una delle Società leader della Sanità Privata Italiana. Il portale descrive così il Gruppo:

La Giomi S.p.A. viene costituita nel 1949 per volontà del Prof. Franco Faggiana, medico chirurgo siciliano docente presso l’Università “La Sapienza” di Roma, e di alcuni imprenditori con lo scopo di creare nell’Italia meridionale del secondo dopoguerra strutture ospedaliere all’avanguardia nel settore ortopedico.
Presente nel panorama nazionale con 9 Ospedali, 16 RSA/Case di Riposo, 8 Case di Cura/Ospedali/
RSA partecipati e 3 Centri Dialisi, il Gruppo Giomi, con oltre 3.500 dipendenti, rappresenta oggi una delle Società leader della Sanità Privata Italiana per numero di posti letto, di dipendenti e di fatturato.

Del Gruppo fanno parte diverse società, tra le quali:

  • il Fondo Asklepios, specializzato in immobili destinati all’attività sanitaria, di cui fa parte il Gruppo Giomi, quotista del fondo, e finanziato da Unicredit e MPS,
  • altre società del Gruppo Giomi che operano, ad esempio, nell’immobiliare,
  • la società Beijing Tong Ren Tang Giomi srl, una joint venture company, come riporta il sito, costituita nell’ottobre 2018 con il gruppo cinese TONG REN TANG chinese medicine 

Le voci di chiusura si rincorrono sui social e molte mamme hanno deciso di portare avanti una petizione su change.org per impedire la decisione del gruppo. Sono già quasi mille le firme raccolte. Saranno molte di più man mano che la notizia si spargerà. Sui social c’è già un tam tam di post e commenti.

Un passaggio della petizione recita così:

Vogliamo dare voce non solo a tutte le mamme che hanno partorito in questa struttura, e che si oppongono a questa chiusura insensata, ma a tutte quelle che avevano pianificato il loro parto da tempo e che a causa della chiusura non potranno usufruire degli ottimi servizi offerti dal reparto maternità!

Vogliamo inoltre dimostrare il nostro supporto e solidarietà alle oltre 65 figure professionali ( ginecologi, ostetriche, puericultrici e vigilatrici del nido) che verranno messe in cassa integrazione o sparpagliate in tutto il territorio.

Il reparto maternità del Cristo Re non è il solito bambinificio ma un posto dove le mamme vengono ascoltate, accudite e consigliate, ed insieme ai loro bambini non sono solo numeri /target da raggiungere!

La maternità chiude? Dall’ospedale arriva la conferma

Una fonte interna all’ospedale raggiunta da Tag24 parla di una volontà aziendale di chiusura per una mera opportunità commerciale.

“Dai social hanno capito bene. Qui si sta commettendo un omicidio nel vero senso della parola, hanno intenzione di fare una cosa del genere chiudere la maternità nonostante il Cristo Re sia nato proprio per questo motivo. Molte volte siamo stati l’ospedale delle prime nascite dell’anno”

La testimonianza poi punta il dito verso la nuova proprietà che ha preso l’ospedale solo per costruirsi un guadagno pulito. Per un ospedale che era considerato il secondo in Italia per nascite.

Le spese di maternità sono alte, – continua la fonte interna – uno non ci rientra sempre nei costi però con il resto dell’ospedale dovrebbero comunque coprire le spese che lo supportano. E allora vogliono provare a chiuderlo. Io credo che non ci riusciranno. Con l’aiuto dei media e delle mamme forse non ci riusciranno”

Chiudere la maternità in piena crisi demografica

La chiusura del reparto di maternità va in controtendenza rispetto a tutte le politiche pro natalità che il governo sta cercando di portare avanti.

Eliminare quello che è forse il punto di nascite più importante della capitale, eccellenza nazionale, significa eliminare l’ennesimo servizio che andava bene in funzione del profitto dei privati.

I romani ma soprattutto le molte donne incinte e le neo mamme sono imbestialite per la decisione. Molte di queste infatti, non riescono a capire come si possa chiudere il reparto di ostetricia, avanzato, moderno e attento alle mamme e ai neonati. Un aiuto fondamentale dal punto di vista sanitario e psicologico.

Bisognerebbe per una volta spuntare alcune priorità e considerare la sanità come un servizio pubblico dove il profitto non è il primo obiettivo.

Quello che resta però, dopo aver appreso questa notizia, è una sensazione di abbandono da parte delle istituzioni.

Così diventa importante reagire di fronte ad una decisione unilaterale di chiusura. Ancora una volta i cittadini si sono sentiti messi di fronte ad un fatto compiuto che toglie diritti e servizi pubblici in favore del profitto di pochi.

L’appello forte e chiaro è per la Regione Lazio affinché impedisca del reparto di Ostetricia dell’ospedale Cristo Re, con tutti i mezzi che ha a disposizione. Il presidente Francesco Rocca si interessi alla questione. Lo chiedono le mamme, lo chiedono i cittadini, lo chiede l’intera città di Roma.