Una delle domande più comuni che i lavoratori si pongono riguarda la discrepanza tra il loro stipendio lordo e il netto. Il netto è infatti inferiore al lordo, e la differenza aumenta con l’aumento della retribuzione. Questo potrebbe portare a pensare che le tasse siano l’unico fattore che riduce l’importo finale che viene percepito. Tuttavia, la realtà è leggermente più complessa. Andiamo a vedere quali sono le tasse in busta paga da pagare.
Tasse in busta paga: cosa bisogna sapere
Contrariamente a quanto molti pensano, l’unica imposta effettivamente presente sulla busta paga è l’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (Irpef) e le sue addizionali. Queste sono trattenute direttamente dal datore di lavoro ogni mese. Le addizionali dell’Irpef includono l’addizionale comunale e quella regionale, le cui percentuali variano a seconda della regione e del comune di residenza del lavoratore.
L’Irpef è un’imposta progressiva: più alto è il reddito, maggiore sarà l’aliquota applicata. Pertanto, non tutti i lavoratori pagano la stessa aliquota Irpef.
Come si calcola l’Irpef sulla busta paga?
Il calcolo dell’Irpef richiede alcuni passaggi precisi. In primo luogo, è necessario conoscere la retribuzione lorda del lavoratore, che comprende vari elementi come il minimo tabellare, contingenza, elemento distintivo della retribuzione, scatti di anzianità e altri. Questo importo viene stabilito dai contratti collettivi di lavoro, in base al livello e alle mansioni del lavoratore.
A partire da questo importo, si calcola l’imponibile previdenziale per l’applicazione dell’aliquota Inps, quindi si deducono le spese contributive Inps e gli oneri deducibili per ottenere l’imponibile fiscale. Si applicano le aliquote Irpef all’imponibile fiscale e si deducono le detrazioni fiscali per ottenere l’importo netto della busta paga.
Calcolo Irpef in busta paga: gli elementi da considerare
Il calcolo dell’Irpef dipende quindi da vari fattori indicati sulla busta paga:
- Retribuzione lorda, che include tutti gli elementi stabiliti dal contratto collettivo di lavoro.
- Imponibile previdenziale, utilizzato per il calcolo della quota Inps, destinata a finanziare il sistema pensionistico.
- Imponibile fiscale, l’importo su cui si deve calcolare l’Irpef.
- Le aliquote Irpef.
- Le detrazioni fiscali per lavoro dipendente.
Utilizzando questi parametri, è possibile simulare il netto sulla busta paga di un lavoratore dipendente.
Aliquote Irpef e scaglioni reddito: la tabella 2023
Le aliquote Irpef sono state ridotte da 5 a 4 a partire dal 2022 e questo è valido anche per l’anno fiscale 2023. Nella tabella seguente andremo a vedere quali aliquote si applicano in base agli scaglioni di reddito.
SCAGLIONI REDDITO | ALIQUOTE IRPEF | IMPOSTA DOVUTA SCAGLIONI INTERMEDI |
Fino a 15 mila euro | 23% | 23% |
Da 15.001 a 28 mila euro | 25% | 3.450 + 25% della parte che eccede i 15.000 euro |
Da 28.001 a 50 mila euro | 35% | 6.700 + 35% della parte che eccede i 28 mila euro |
Oltre 50 mila euro | 43% | 14.400 + 43% della parte che eccede i 50 mila euro |
Il peso delle trattenute sulla busta paga
Secondo l’articolo 49 del TUIR, i redditi da lavoro dipendente sono quelli derivanti da qualsiasi tipo di rapporto di lavoro subordinato, incluse le pensioni e le somme equiparate. Questi redditi costituiscono la base per il calcolo delle trattenute e delle imposte sulla busta paga.
Infatti, sebbene l’Irpef sia l’unica imposta applicata alla busta paga, ci sono altre trattenute obbligatorie che contribuiscono alla differenza tra lo stipendio lordo e netto. Tra queste figurano i contributi Inps, che variano a seconda del tipo di contratto di lavoro, e i contributi ad enti bilaterali del settore nel caso di lavoratori del settore terziario.
Modelli di busta paga in Italia
In Italia, esistono vari modelli di busta paga, ma tutti contengono le stesse informazioni fondamentali. Ogni busta paga mostra il salario lordo, le detrazioni, le tasse e i contributi previdenziali che sono stati detratti, e infine il salario netto che il dipendente riceverà effettivamente. La busta paga deve essere fornita mensilmente dal datore di lavoro al dipendente, anche in caso di malattia o ferie.
Detrazioni e deduzioni fiscali sulla busta paga
Le detrazioni fiscali sono importi che vengono sottratti dal reddito imponibile al fine di ridurre l’importo dell’imposta sul reddito. In Italia, esistono molte detrazioni fiscali, molte delle quali sono legate a specifiche spese o situazioni personali, come la presenza di figli, la condizione di invalidità, le spese mediche e così via.
Inoltre, le imposte sui redditi da lavoro dipendente sono pagate in due fasi: mensilmente attraverso la busta paga, e con la dichiarazione dei redditi, nel caso in cui si abbiano altri redditi. Dalla busta paga lorda vengono dedotti diversi importi come i contributi Inps e l’Irpef netta.
Nuovi limiti per detrazioni su redditi da lavoro dipendente e pensione
Per i redditi da lavoro dipendente, il limite entro il quale si può beneficiare della detrazione massima è stato innalzato a 15.000 euro. Analogamente, per i redditi di pensione, il limite è stato portato a 8.500 euro. In entrambi i casi, la detrazione aumenta di un importo specifico se il reddito complessivo rientra in un determinato intervallo.
Detrazioni per redditi assimilati e altri redditi
Per i redditi assimilati a quelli da lavoro dipendente, come le collaborazioni occasionali e contratti di co.co.co, e per altri tipi di redditi, il limite è stato innalzato a 5.500 euro per beneficiare della detrazione massima. Come nelle categorie precedenti, la detrazione aumenta di un importo specifico se il reddito complessivo rientra in un determinato intervallo.
Trattamento integrativo Irpef e riduzione del cuneo contributivo
Per il 2023, il trattamento integrativo Irpef, che ha sostituito il Bonus Renzi, è confermato in busta paga per determinate categorie di reddito. Tuttavia, l’ammontare del trattamento integrativo può variare in base alle detrazioni fiscali applicate e può essere totalmente escluso per i redditi superiori a 28mila euro.
Infine, le buste paga del 2023 vedranno l’applicazione di uno sconto contributivo esteso dalla Legge di Bilancio 2023 e dal Decreto Lavoro del 1° maggio 2023, per il quale si prevede un ulteriore taglio di 4 punti percentuali (oltre a quello del 2% per il primo semestre) per i periodi di paga dal 1° luglio al 31 dicembre 2023. Questa riduzione influenzerà i lavoratori con diversi livelli di reddito e si tradurrà in una percentuale di sconto sui contributi a carico dei lavoratori.