Emergono nuovi dettagli sul caso del clochard ucciso di botte a Pomigliano d’Arco, in provincia di Napoli, nella notte tra domenica e lunedì. Stando a quanto riferito dai carabinieri, in uno dei video delle telecamere di sorveglianza installate nei pressi del luogo del pestaggio si vedrebbe nel dettaglio il momento dell’aggressione. Si tratta di un elemento importante per riuscire ad identificare i responsabili. I residenti della zona parlano, intanto, di una morte “annunciata”: secondo le loro testimonianze, più volte l’uomo sarebbe stato vittima di violenze.
Clochard ucciso a Pomigliano d’Arco: spunta un video dell’aggressione
In uno dei video catturati dalle telecamere di sorveglianza installate nei pressi del supermercato dove due giovani hanno ucciso di botte Frederick Akwasi Adofo, il clochard di 43 anni di San Pomigliano d’Arco, in provincia di Napoli, ci sarebbero dei frame importanti. In uno, in particolare, secondo quanto riferito dai carabinieri, si vedrebbero i responsabili del brutale pestaggio – non ancora identificati – avvicinarsi alla vittima, prima di prenderla a calci e pugni, nel luogo in cui sarebbe stata ritrovata in fin di vita, qualche ora dopo.
I fatti risalgono alla notte tra domenica e lunedì scorsi. Lasciato agonizzante, Frederick era stato soccorso solo la mattina successiva e ricoverato all’ospedale di Nola, dove alla fine non ce l’ha fatta. Originario del Ghana, era arrivato in Italia a bordo di un barcone, attraversando il Mediterraneo, dieci anni fa. Nel 2012 era stato ospitato – in attesa di ricevere l’asilo politico – in un albergo della cittadina napoletana, insieme a un’altra cinquantina di migranti. Da un po’ viveva per strada, in via Gramsci, dove, all’uscita di un supermercato, era solito chiedere l’elemosina ai passanti.
Nonostante i suoi problemi con l’alcol, era benvoluto da tutti. Alla notizia della sua morte, i residenti di Pomigliano si sono infatti subito mobilitati per organizzare una fiaccolata in suo onore. Si è tenuta ieri, 20 giugno, per le vie della cittadina. Per oggi, 21 giugno, è in programma una seconda manifestazione, organizzata da don Pasquale Giannino, parroco della chiesa di San Francesco. Partirà alle 20.30.
Le testimonianze dei residenti: “Era già successo in passato”
È successo già altre volte e nessuno di noi ha mai fatto qualcosa perché non arrivasse il peggio. Purtroppo il peggio è arrivato. Perdonaci, se puoi,
si legge in una delle lettere lasciate sulla panchina dove l’uomo era solito sostare. In effetti, stando a quanto emerso nel corso delle indagini, non era la prima volta che il clochard veniva preso di mira. Già in passato sarebbe stato oggetto di derisioni, minacce e violenze da parte di un gruppetto di ragazzini che vive nel complesso popolare della 219 di Pomigliano.
Un tizio gli diede un colpo di mazza in testa fino a farlo sanguinare,
ha riferito un residente al Messaggero.
Gli lanciavano le pietre mentre dormiva. A volte lo facevamo entrare nei nostri appartamenti per proteggerlo, per pulirlo. Gli portavamo da mangiare,
ha raccontato un altro. Scampato per un miracolo ai lager libici, Frederick era arrivato nel nostro Paese con la speranza di costruirsi un futuro migliore dopo aver rischiato la vita nel Sahara e sul Mediterraneo, a bordo di un barchino stracolmo. Alla fine, per uno scherzo del destino, è stato ucciso nella cittadina che da anni aveva deciso di accoglierlo e in cui, nonostante l’apparenza, forse non era mai riuscito ad integrarsi del tutto. Resta ora, da parte di chi lo conosceva, il rammarico di non essere riusciti a salvarlo, nonostante i campanelli d’allarme.
Ha donato a tutti amore, sempre col sorriso e senza mai chiedere,
ricorda ora don Pasquale. In cambio, purtroppo, ha trovato la morte.