Elly Schlein ha il non invidiabile compito di essere la segretaria di un Partito Democratico che fa delle tensioni e delle divisioni il suo pane quotidiano. E la direzione di ieri, che doveva – o meglio poteva – rappresentare una nuova possibilità per imboccare una linea univoca è diventata invece un’ulteriore momento di frizione fra le varie anime che convivono nella chimera racchiusa fra le mura del Nazareno.
La linea Schlein all’insegna della compattezza
Dal podio della sala stampa intitolata a David Sassoli sul tetto della sede del partito, lei sbotta, chiede unità, di non logorare la segreteria, chiedendo una “orchestra capace di suonare lo stesso spartito”. Anche dopo che molti non hanno ancora digerito la presenza della stessa Schlein alla manifestazione del Movimento 5 Stelle nel weekend. E su cui tanti si concentrano nel muovere le critiche all’operato della leader maxima, da quasi 100 giorni al timone di un PD dove parole come divisioni e scissione, più come leveraggio che come realtà, tornano drammaticamente di moda. Insieme a un altro spettro, quello dell’ex segretario Matteo Renzi, il cui ricordo viene spesso agitato quasi a voler indicare il male peggiore.
Il PD fra divisioni e… separazioni
Eppure, dividersi, non sembra più una possibilità remota, fra chi ripete il mantra dello stronger together – insieme più forti – e chi tutto sommato starebbe bene anche da solo. Per la serie, “Meglio soli che male accompagnati”, meglio in pochi e più compatti che tanti e divisi. In tema di divisioni, Stefano Bonaccini suggerisce di discutere “di più e meglio”, chiedendo che il partito “sia il perno dell’alternativa senza andare a rimorchio”. Di Giuseppe Conte ovviamente che, nonostante i tentativi della segretaria Dem, resiste alle tentazioni di cedere al corteggiamento e tira dritto per la sua linea. Nella speranza che la stessa Schlein non perda l’interesse verso l’ex avvocato del popolo e verso una causa che rischia di essere l’ennesimo punto di rottura. Il tutto all’alba di quella che dallo scranno democratico si preannuncia come “una estate militante”, ma che sarà probabilmente l’inizio della stagione degli addii di un Partito Democratico che sembra davvero aver imboccato la svolta a sinistra.