La decisione della Procura di Padova di impugnare gli atti di nascita di 33 bambini nati da coppie omogenitoriali riaccende lo scontro politico. Nel capoluogo di provincia veneto, infatti, le trascrizioni dei bambini nati da famiglie arcobaleno avveniva regolarmente da anni per decisione del sindaco Sergio Giordani. Da ieri, tuttavia, qualcosa è cambiato: la Procura di Padova ritiene infatti che le trascrizioni siano illegittime. I bambini nati da coppie omogenitoriali perderanno, pertanto, il doppio cognome già acquisito e, con esso, il riconoscimento legale di una delle due mamme.

La Procura di Padova impugna gli atti di nascita dei figli delle coppie omogenitoriali. Magi (+Europa): “Decisione profondamente sbagliata”

La decisione della Procura di Padova di impugnare gli atti di nascita di 33 bambini nati da coppie omogenitoriali ha scatenato l’ennesima frattura nel dibattito sui diritti civili, il campo forse più minato di questa legislatura. Dal suo insediamento, infatti, il Governo ha deciso di dichiarare guerra alla pratica dell’utero in affitto, invitando prima i sindaci di tutta Italia a interrompere le trascrizioni degli atti di nascita dei bambini figli di coppie omogenitoriali e presentando poi un disegno di legge – arrivato oggi in Parlamento – che mira a rendere la maternità surrogata reato universale.

La richiesta di cancellazione degli atti avanzata dalla Procura di Padova comporterà, per i minori interessati, la perdita del riconoscimento legale da parte del genitore non biologico. A fare le spese del vuoto legislativo in materia – nella decisione la Procura fa riferimento a una sentenza della Cassazione – saranno dunque più i bambini che i genitori.

Tra le voci che con più forza si sono alzate, in questi mesi, contro le decisioni del governo in tema di genitorialità LGBTQ+ c’è sicuramente quella di Riccardo Magi, segretario di +Europa. La redazione di TAG24 lo ha dunque raggiunto per commentare insieme quanto accaduto.

Onorevole Magi, come ha accolto la notizia dell’impugnazione, da parte della Procura di Padova, degli atti di nascita dii 33 bambini nati da coppie omogenitoriali?

“A noi sembra ci sia un accanimento persecutorio nei confronti di queste famiglie. Viene davvero da chiedersi se questa Procura non avesse di meglio da fare che andare a recuperare e modificare atti di nascita di bambini nati nel 2017. Il Governo continua a dire che non ha nessuna intenzione di discriminare questi bambini. Nei fatti, però, ci sarà un serio impatto sulla vita di questi minori. Per non parlare dello stigma che c’è oggi sulla Gestazione per altri. Basti pensare alla legge che viene portata avanti in queste ore e che mira a rendere la pratica reato universale”.

Lei dunque se la prende più con la Procura che con il contesto politico che determina, in materia, un vuoto legislativo?

“Onestamente penso che le due cose siano collegate. C’è una sequenza di fatti che parte dalla circolare del ministro Piantedosi e arriva nelle decisioni delle procure e dei prefetti. Sullo sfondo c’è poi la giurisprudenza, che è stata ondivaga in questi anni. E, soprattutto, c’è il fatto che il Parlamento non interviene sulla materia nonostante la richiesta della Corte costituzionale.

Noi crediamo che la decisione di modificare oggi questi atti di nascita sia profondamente sbagliata. Anche perché il Regolamento anagrafico nazionale del 2000 dice chiaramente che gli atti di nascita dei bambini nati all’estero non dovrebbero essere modificati dalle anagrafi italiane, le quali dovrebbero limitarsi a prenderne atto e a procedere con la trascrizione. L’intervento del legislatore però non solo non arriva, ma anzi va in direzione opposta”.

Nelle decisioni del Governo lei intravede un’intolleranza – che lei ha chiamato omofobia di Stato – o crede che i diritti civili siano usati come arma ideologica per polarizzare il dibattito?

“Credo entrambe le cose. Da una parte vedo un accanimento nei confronti delle famiglie omogenitoriali. Io ho parlato, insieme alle associazioni LGBTQ+ di tentativo di sterilizzazione di queste famiglie. Nel nostro Paese le persone omosessuali non possono né adottare né, a questo punto, ricorrere alla Gpa. In pratica dunque il Governo dice a queste persone che non potranno essere mai genitori. Ai bambini, invece, si dice che sono frutto di un reato universale. Ma come si fa a pensare che una cosa del genere non abbia nessun impatto sulla vita dei minori?

Dall’altro lato è vero che c’è un uso strumentale della questione. Il tema della Gestazione per altri è discusso, in Italia, con tanta ignoranza. Nelle televisioni si porta avanti il racconto unico di donne sfruttate costrette, per motivi economici, ad accettare queste gravidanze. Ma si tratta di una falsità: nelle democrazie più avanzate, come Usa e Canada, la Gpa è solidale. Le donne che scelgono di aderirvi vivono infatti in ottime condizioni economiche e hanno già avuto dei figli. Dunque compiono una scelta consapevole. Da noi invece si ha il coraggio di dire che si tratta di un reato persino peggiore degli abusi sui minori.

Portando avanti la legge sul reato universale, infine, il Governo ci dice che la legge italiana può andare sopra al diritto europeo e a quello internazionale. Quindi sì, credo che questa proposta sia usata come grimaldello dalla maggioranza, che se ne frega del fatto che nessuno può essere condannato per un’azione che non è reato nel Paese in cui viene commessa”.

Lei crede che, se la legge sarà approvata, questa costituirà davvero un deterrente per le famiglie che vogliono accedere alla Gpa? Oppure si continuerà ad assistere un braccio di ferro tra procure e sindaci ribelli?

“Io credo si stia facendo del terrorismo. È ovvio che chi in questo momento pensava di avviare – o aveva già avviato – un percorso di Gpa in un Paese dove la pratica è legale si senta spaventato. Già il presentare la legge ha un impatto intimidatorio indubbio.

Poi c’è l‘effetto pratico: cosa accadrà se questa legge scellerata sarà approvata? I giudici, ad esempio, si troverebbero in una situazione paradossale, dovendo disapplicare una norma che va in contrasto con le leggi sovraordinate del diritto europeo e internazionale. Ecco perché si tratta di una legge semplicemente inapplicabile: non esistono norme internazionali che individuano la Gpa come reato, anzi.

Aggiungo, infine, come difficilmente la magistratura italiana potrebbe trovare una cooperazione giudiziaria con i Paesi in cui la Gestazione per altri è legale. Nessuno collaborerebbe con la nostra magistratura, anche perché intervengono le questioni di privacy legate ai trattamenti medico-sanitari”.

Non a caso +Europa e l’associazione Luca Coscioni, oltre a presentare una proposta di legge per la Gpa altruistica e solidale, hanno annunciato di aver affrontato il tema anche in varie ambasciate estere.

“Noi abbiamo messo in guardia rispetto a questi profili di incompatibilità con i rapporti internazionali. Il Codice penale prevede che, quando l’Italia abbia una pretesa punitiva per un’azione commessa all’estero, la richiesta sia avanzata dal ministro della Giustizia. Questo perché c’è ovviamente una forma di rispetto verso la sovranità del Paese a cui si rivolge questo tipo di richiesta. Il Governo ignora ora questi punti, ma prima o poi dovrà farci i conti”.

+ Europa è l’unico partito che sostiene la Gpa. Lei ha spesso detto che la società italiana è più avanti del nostro Parlamento. Le chiedo dunque se, al di là delle chiusure dei partiti, ha mai registrato in qualche collega delle aperture personali sul tema?

“Nelle ultime rilevazioni abbiamo visto come la maggioranza degli italiani sia favorevole ai matrimoni egualitari e alle adozioni da parte dei single e delle coppie omosessuali. La verità però è che non sono mai stati fatti concretamente dei passi in avanti su questi temi. Neanche quando c’erano maggioranze che si definivano progressiste.

Sicuramente nei partiti liberali o progressisti esistono delle spaccature importanti che portano a trascurare queste questioni. Noi invece pensiamo che questi temi siano priorità strettamente legate alla qualità della democrazia. I Paesi che hanno avuto delle involuzioni verso forme autocratiche hanno sempre iniziato a esercitare delle pressioni sulla comunità LGBTQ+. Noi crediamo quindi che questo sia un fronte importante da coltivare, soprattutto perché abbiamo un’idea precisa dello Stato liberale che vogliamo. Non sono i cittadini che devono servire lo Stato, è lo Stato che deve tutelare la libertà di scelta del cittadino”.