È morto, venendo stroncato da un malore dopo una partita di calcetto, Denny Pruscino, finito in carcere insieme alla compagna per aver ucciso il figlio neonato, Jason. I fatti risalgono al 2011. L’uomo, oggi 42enne, stava scontando una pena all’ergastolo: nella giornata di ieri, 19 giugno, si sarebbe accasciato a terra in mezzo ai compagni, venendo soccorso dagli infermieri del Suem 118. Nonostante i tentativi di rianimarlo, per lui non ci sarebbe stato nulla da fare.

È morto in carcere Denny Pruscino: fu condannato per l’omicidio del figlio Jason

Originario di Folignano, in provincia di Ascoli Piceno, Denny Pruscino era salito alla ribalta delle cronache per un caso che, nel 2011, sconvolse l’Italia: quello del piccolo Jason, il bimbo di appena 2 mesi ucciso nell’abitazione familiare e poi dato per scomparso. A far scattare l’allarme era stato il nonno paterno, che si era rivolto alle autorità denunciando la sparizione del piccolo e dicendo di temere il peggio.

Il bimbo era nato da una relazione avuta da Katia Reginella, allora compagna di Denny Pruscino, con un altro uomo: dopo la nascita, però, Pruscino aveva deciso di riconoscerlo come suo. Anche perché aveva scelto di sposare la donna. Due figli gli erano già stati tolti dai servizi sociali e affidati ad altre famiglie, dopo aver riportato gravi menomazioni a causa dei maltrattamenti subìti. Non era una novità, quindi, che la coppia vivesse in una situazione di estremo disagio psicologico e sociale, fatta di abusi e violenze, gli stessi che avrebbero portato alla morte del piccolo Jason.

Dopo la denuncia di scomparsa, i due avevano rilasciato agli inquirenti versioni molto contraddittorie su quanto accaduto al figlio, sostenendo di averlo consegnato a un’altra coppia nei boschi attorno a Folignano. Poi, dopo alcuni interrogatori, erano crollati e avevano preso ad accusarsi a vicenda, confessando che fosse morto. Secondo la versione di Katia, il marito avrebbe agito da solo, sbattendo con forza il corpicino di Jason contro un divano perché infastidito dal suo pianto insistente. Stando al racconto di Denny, la moglie avrebbe partecipato – pur non materialmente – al delitto, esprimendo il suo consenso.

Il corpicino – che i due avrebbero gettato in un cassonetto, quando forse il piccolo “era ancora vivo” -, non è mai stato trovato. Al termine delle indagini e del processo, Pruscino era stato condannato all’ergastolo, Reginella – affetta da un parziale vizio di mente – a 18 anni, per omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dalla crudeltà, soppressione e occultamento del cadavere. Al Due Palazzi di Padova, dove stava scontando la sua lunga pena, anche Pruscino alla fine ha trovato la morte, per colpa di un malore improvviso.

La condanna per violenza sessuale

Qualche anno fa, nel 2018, il 42enne era stato raggiunto in carcere da un’ulteriore condanna a sei anni e mezzo per aver abusato in gruppo – insieme al fratello Carlo – di Reginella, quando i due erano solo fidanzati. Una vicenda in cui si era ipotizzato che potesse coinvolto anche un terzo fratello, assolto dal Tribunale per i minori di Ancona perché minorenne all’epoca dei fatti.

A denunciarli era stata la vittima che, nel corso dell’altro procedimento a loro carico, aveva fatto sapere agli inquirenti di essere stata costretta ripetutamente ad avere rapporti sessuali (non consensuali) con lui e i fratelli, nel 2006. Più tardi avrebbe sposato Pruscino e avuto Jason, ucciso ingiustamente appena due mesi dopo la nascita.

La notizia della sua morte aveva lasciato sgomenta l’intera comunità, come di recente è accaduto anche per un altro tremendo caso di cronaca, quello dell’omicidio di Giulia Tramontano, la 29enne incinta al settimo mese morta per mano del compagno.