Giovani, innovazione e tecnologia. Birra Peroni trova la sua ricetta per combattere la crisi climatica senza però rinunciare alla sua tradizione e al Made in Italy. Il tempo cambia e la sfida ormai è quella di adattarsi ai periodi di siccità e alle grandi piogge. Ma da parte sua la storica birra italiana fa la sua parte e punta direttamente al carbon free entro il 2030.
Campus Peroni, il centro nato dalla collaborazione fra Peroni e il Crea, ha riunito tutti i suoi partner coinvolti nel processo di produzione per fare il punto della situazione sull’attuale scenario e per affrontare i cambiamenti climatici e cercare di diventare un’azienda con emissioni zero, che punta alla sostenibilità e riduce l’impatto ambientale. La cornice dell’incontro è stata l’Azienda Agricola Aldobrandini, a due passi da Ostia Antica, dove erano presenti università, start-up innovative, produttori dei macchinari e istituzioni per l’appuntamento su “Innovazione, tecnologia e ricerca per un’agricoltura più resiliente e sostenibile“.
Nel verde della campagna romana, sono stati presentati, in concomitanza con l’avvio della raccolta dell’orzo, i risultati ottenuti grazie all’adozione dei sistemi tecnologici DSS (Decision Support System) a tutte le realtà coinvolte nel progetto:
Proprio quest’anno l’agricoltura ha sofferto il maltempo, dalla siccità alle alluvioni che hanno disastrato l’Emilia-Romagna. Anche il Lazio è stato bersagli di bombe d’acqua che hanno posticipato di diversi giorni la raccolta dell’orzo.
Birra Peroni, obiettivo carbon free
“Mai come quest’anno abbiamo davanti una situazione che dimostra in maniera evidente la portata delle sfide che la filiera brassicola deve affrontare e davanti a fenomeni estremi sempre più frequenti non si può non ragionare su azioni che possano rendere tutta l’agricoltura più resiliente, oltre che più sostenibile”, ha detto infatti Federico Sannella, Coordinatore di Campus Peroni.
I sistemi DSS – Decision Support System – sono letteralmente dei sistemi di supporto alle decisioni agronomiche che raccolgono e organizzano una serie di dati da numerose fonti, tra cui anche sensori disposti direttamente sui campi. L’elaborazione di questi dati fornisce un supporto importante agli agricoltori attraverso informazioni chiave utili sia a monitorare eventuali avversità e affrontarle sia a prendere una serie di decisioni quotidiane come l’utilizzo di acqua o l’impiego di fertilizzanti.
Il viaggio del malto, dal campo alla bottiglia, diventa così high-tech. Inizia con i macchinari 4.0 che raccolgono i dati del terreno, quanti chilometri compie la macchina e quindi quanto diesel consuma e così via. Sono tutte informazioni utili per capire il livello di inquinamento che un’azienda agricola produce. Turro questo grazie ai DSS, vale a dire sistemi di supporto che raccolgono e organizzano i dati raccolti dati da numerose fonti. In questo modo, si possono minimizzare le risorse impiegate e ottimizzare i costi degli agricoltori.
Grazie a questo sistema, in 7 sette anni (dal 2015 al 2022) tutti gli agricoltori che hanno aderito al programma hanno fatto risparmiare circa 6mila tonnellate di Co2. Queste sono tecnologie sperimentali, quindi, sono utilizzate da Birra Peroni per collegare digitalmente i macchinari, le piattaforme digitali utilizzate dagli agricoltori (come la piattaforma Fmis). Tutto questo per rendere il settore brassicolo più sostenibile e con un impatto ambientale minimo, se non nulla.
Tra i partecipanti Vittorio Sambucci, VicePresidente della Commissione Agricoltura e Ambiente della Regione Lazio; Giuseppe Piacentino,
Responsabile marketing commerciale di Hort@; Giacomo Luddeni, B2B Execution Manager di xFarm Technologies e Virgilio Maretto, CEO di pOsti, insieme allo staff di Birra Peroni.