Drammatico omicidio avvenuto nel carcere di Velletri, in provincia di Roma dove un detenuto con problemi psichiatrici ha ucciso l’uomo con cui condivideva la cella prima che i poliziotti riuscissero ad intervenire per fermarlo.

Tutto è accaduto durante la serata di ieri, Lunedì 19 Giugno, quando il 26enne italiano, Federico Brunetti, ha aggredito fino alla morte il detenuto 43enne di origine brasiliana Marcos Schinco. Nonostante l’immediato intervento delle guardie penitenziarie, non è stato possibile evitare il peggio, Brunetti è poi stato arrestato e messo in isolamento.

Le indagini sull’omicidio sono ora coordinate dalla locale procura e condotte dalla compagnia carabinieri di Velletri insieme alla polizia penitenziaria. Sul posto per i rilievi sono intervenuti anche i carabinieri del nucleo investigativo di Frascati.

Al momento non sono note le ragioni del folle gesto da parte del detenuto. La vicenda è però sintomo di una situazione “allarmante”, come denunciato da Maurizio Somma, segretario nazionale per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.

Velletri omicidio in carcere: “Il carcere non può custodire detenuti di questo tipo”

Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, è necessario rivedere completamente la questione penitenziaria e ha dichiarato:

“Quanto accaduto nel carcere di Velletri deve necessariamente far riflettere per individuare soluzioni a breve ed evitare che la Polizia penitenziaria sia continuo bersaglio di situazioni di grave stress e grande disagio durante l’espletamento del proprio servizio. Il disagio mentale, dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, è stato riversato nelle carceri, dove non ci sono persone preparate per gestire queste problematiche, mancano strutture adeguate e protocolli operativi. La polizia penitenziaria non ce la fa più a gestire questa situazione e nei prossimi giorni valuterà se indire lo stato di agitazione. L’effetto che produce la presenza di soggetti psichiatrici è causa di una serie di eventi critici che inficiano la sicurezza dell’istituto oltre all’incolumità del poliziotto penitenziario. Queste sono anche le conseguenze di una politica miope ed improvvisata, che ha chiuso gli ospedali psichiatrici giudiziari senza trovare una valida soluzione su dove mettere chi li affollava. Gli opg devono riaprire, meglio strutturati e meglio organizzati, ma devono di nuovo essere operativi per contenere questa fascia particolare di detenuti”.

Per Capece, infatti, non è corretto soltanto ammettere l’esistenza della questione dei detenuti con problemi psichiatrici e poi far finta di aver risolto un problema che invece sta esplodendo sempre di più nella sua drammaticità e quello di ieri ne è purtroppo un esempio.

Il Sappe evidenzia infine come questi detenuti sono responsabili di vero e proprio vandalismo. All’interno delle celle infatti vengono disintegrati arredi e sanitari, ponendo i detenuti nella condizione anche di armarsi con quanto gli capita e sfidare i poliziotti di vigilanza.

“Oramai questi detenuti sono diventati una vera e propria piaga in diversi penitenziari e per la loro gestione sarebbero necessari trattamenti specifici all’interno di comunità terapeutiche. Il carcere non può custodire detenuti di questo tipo, a meno che non vi sia un notevole incremento di organico della Polizia Penitenziaria e di specialisti di patologie psichiatriche”.

Le parole del segretario generale Aldo Di Giacomo

Sul caso è intervenuto anche Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria che ha dichiarato:

“L’omicidio nel carcere di Velletri del compagno di cella, ad opera di un detenuto con problemi psichiatrici, che certamente non doveva trovarsi in quella cella, segna il punto estremo dell’emergenza carcere che tocca vite umane. Nei giorni scorsi nell’sos che abbiamo lanciato a politici, magistrati, esponenti della cultura, dell’informazione, della società civile abbiamo messo tra le priorità la riapertura di strutture apposite ove poter adeguatamente trattare e contenere persone che hanno commesso gravi crimini e che presentano problemi di natura psichiatrica, persone queste oggi abbandonate all’interno delle normali carceri con seri danni per la loro stessa salute e per tutti coloro che sono costretti a subirne la convivenza spesso insostenibile sino, come è accaduto a Velletri, a commettere omicidio”.