Chi c’è nel sottomarino scomparso nell’Oceano Atlantico e a che prezzo ha deciso di immergersi a oltre 3.000 metri di profondità per vedere da vicino il relitto del Titanic e realizzare un sogno? Oltre al pilota e a un esperto della spedizione, sono tre le persone a bordo del Titan attualmente disperse. Si tratta di un imprenditore britannico, un esploratore francese e il fondatore e amministratore delegato della compagnia che gestisce l’esplorazione, la OceanGate Expeditions. Prima di intraprendere il viaggio avrebbero sborsato 250mila dollari ciascuno e firmato una liberatoria che li metteva al corrente dei rischi a cui andavano incontro.

Chi c’è nel sottomarino scomparso nell’Atlantico e quanto ha pagato per visitare il relitto del Titanic

Del piccolo sommergibile da turismo si sono perse le tracce domenica scorsa: i radar lo avrebbero rintracciato per l’ultima volta proprio sul relitto del Titanic, la storica nave da crociera naufragata nel 1912 a causa di un iceberg, rinvenuto nel 1985 a 3.800 metri di profondità nell’Oceano Atlantico, a oltre 600 chilometri dall’isola canadese di Terranova.

A bordo ci sono cinque persone. Oltre al pilota e ad un suo assistente, sarebbe stata confermata la presenza dell’imprenditore britannico Hamish Harding, noto per aver preso parte anche alla spedizione spaziale organizzata dalla società di Jeff Bezos, la Blue Origin, e a quella d’esplorazione della Fossa delle Marianne, il punto più profondo della superficie terrestre, nel Pacifico.

Si tratta del fondatore di Action Group, presidente della Action Aviation, una società di brockeraggio aereo con sede negli Emirati Arabi Uniti. Era stato lui, sui social, a far sapere che avrebbe preso parte alla missione, la prima e unica dell’anno, viste le cattive condizioni metereologiche.

Con lui ci sarebbero Paul-Henry Nargeolet e Stockton Rush. Il primo è un esploratore francese esperto di sottomarini che per anni si sarebbe dedicato allo studio del famoso relitto. Il secondo sarebbe invece fondatore e amministratore delegato della compagnia organizzatrice dell’esplorazione, la privata OceanGate Expeditions. L’Adnkronos cita anche l’uomo d’affari pakistano Shahzada Dawood, che amministra il Seti Institute, e suo figlio Suleman.

Ciascuno di loro, prima di salire sul Titan, avrebbe speso 250mila dollari. Tentare di metterli in salvo è una corsa contro il tempo: a bordo del sottomarino l’ossigeno disponibile basterebbe a coprire solo 96 ore. Significa che, più passa il tempo, più le speranze di trovarli vivi diminuiscono.

Cosa ne sappiamo della scomparsa del sommergibile

La spedizione sarebbe partita all’alba di domenica mattina. Attorno alle 8, il sommergibile avrebbe lasciato la nave su cui era stato trasportato per l’immersione. Nel giro di due ore si sarebbero perse le sue tracce. La Guardia Costiera sarebbe stata allertata intorno alle 17.45. Da allora i soccorritori lavorano senza sosta per cercare di rintracciare il sottomarino.

Si tratta di ricerche rese particolarmente difficoltose dalla profondità a cui si trova il relitto – e quindi, ipoteticamente, anche il sommergibile, che potrebbe essere rimasto incagliato -, ma anche dalla presenza di numerosi detriti, che rendono impossibile l’uso del sonar, il dispositivo in grado di inviare impulsi di onde sonore generalmente usato per guidare i sommergibili e per la ricerca sott’acqua.

Nell’ipotesi che il mezzo sia già emerso, anche se è poco probabile, si starebbe perlustrando anche la superficie dell’acqua. La tensione è alle stelle. In un post pubblicato sui social il figliastro di Harding, Brian Szasz, ha scritto:

I nostri pensieri e le nostre preghiere vanno al mio patrigno, poiché il sottomarino su cui si trovava è scomparso nel corso di un’esplorazione del Titanic. La missione di ricerca e salvataggio è in corso.