Se hai vissuto il calcio degli anni ‘90 non puoi non aver sentito parlare della terribile matricola che divenne l’emblema della favola narrante: il piccolo grande Castel di Sangro con un posto nel paradiso della Serie B.

La città più piccola in serie B: la storia

La città più piccola in serie B: qual è? Riavvolgiamo il nastro: dopo la Seconda guerra mondiale, Don Adelchi (parroco della cittadina
di Castel di Sangro) ebbe d’idea di formare una squadra calcistica chiamata C.E.P. Castel di Sangro che nel 1953 si iscrisse al campionato di Terza Categoria. Per 7 anni il Castel di Sangro rimase in Terza Categoria ma poi ci fu la svolta: nel 1960 ci furono due promozioni consecutive e il Castel di Sangro arrivò in Prima Categoria. Nel 1980 un imprenditore pugliese, Don Pierino decise di
investire sulla realtà del calcio di Castel di Sangro e 6 anni più tardi arrivò la promozione in Interregionale: un vero e proprio miracolo per una “piccola” realtà del calcio abruzzese.
Ma la scalata alle categorie del calcio italiano non si è ancora conclusa. Un’altra annata memorabile “risale” alla stagione 1988/89 grazie al gol al 93’ minuto contro la Vastese che spalanca le porte
della Serie C2 al club giallorosso.
Dopo un ottimo primo campionato d’esordio e la salvezza sul filo del rasoio, nella stagione successiva (1991/92) ecco che divenne presidente del Castel di Sangro, Gabriele Gravina. Nel 1994/95 il Castel di Sangro si rese protagonista di un campionato di alto livello, conclusosi al terzo posto, che diede l’accesso ai play-off. A farne subito le spese fu il blasonato Livorno, prima, e il Fano, poi. L’approdo in C1 fu la via di passaggio in vista della grande impresa: dopo il secondo posto in campionato, i giallorossi sconfissero negli spareggi dapprima il Gualdo in semifinale e la corazzata Ascoli in finale.
Nel 1995/96, dopo un’annata da urlo, il Castel di Sangro chiude il suo primo campionato di Serie C1, in 2° posizione: davanti c’è solo il Lecce, il Castel di Sangro e quindi la squadra abruzzese dovette affrontare i play-off e la prima squadra da sfidare fu il Gualdo. All’andata gli umbri fanno valere il fattore campo in un match di “lotta” e dalle poche emozioni. Al ritorno accade l’imponderabile: manca soltanto un minuto dalla fine e senza alcuna logica (apparente) mister Jaconi opta per la sostituzione di Claudio Bonomi (faro della squadra) con un difensore, Salvatore D’Angelo. La follia, che i tifosi sugli spalti stanno osservando, di lì a qualche secondo si tramuterà
in gioia incontenibile: da un cross disperato proveniente dalla destra spunta tra le maglie bianche avversarie proprio D’Angelo che, pur essendo un destro naturale, di collo sinistro insacca alle spalle del portiere avversario.

la storia continua

È 1-0. Il destino volle che proprio l’1-0 fosse il risultato minimo sufficiente per accedere alla finale play-off, in virtù del miglior piazzamento in campionato. L’ultima porta prima del Paradiso si chiama Ascoli. Il 22 giugno 1996 va in scena al “Pino Zaccheria” di Foggia la finale per l’accesso alla Serie B tra i giallorossi e i bianconeri marchigiani. Questi ultimi erano i favoriti del match: allenati da Enrico Nicolini, avevano eliminato nel turno precedente la Nocerina e disponevano del bomber Walter Mirabelli, capocannoniere del campionato con ben 22 gol. Sul campo le squadre si studiano a vicenda e regna equilibrio tale da portare le squadre ai supplementari.
Dopo altri 30 minuti di puro agonismo, il punteggio è ancora inchiodato sullo 0-0 e in tutti i protagonisti di quel confronto si manifesta lo spettro dei calci di rigore. E ancora una volta, la follia di Osvaldo Jaconi si materializzerà. Pochi secondi prima che l’arbitro fischi la fine del secondo tempo supplementare, Jaconi decide di richiamare in panchina il portiere titolare De Iuliis per inserire al suo posto il dodicesimo Pietro Spinosa. L’estremo difensore non aveva messo piede in campo per l’intera stagione e in quel momento si trovò catapultato in campo nel momento più decisivo. A stento non riesce a credere a ciò che gli sta accadendo e nel frattempo il compagno De
Iuliis esce dal campo contrariato per la sostituzione inveendo contro il proprio mister per la decisione. L’errore di Bonomi mette quasi il sigillo sulla sconfitta giallorossa ma al terzo tentativo degli ascolani è proprio il temuto Mirabelli a fallire clamorosamente il penalty, spedendolo a lato sulla sinistra e riaprendo la partita. Da lì in avanti segnano tutti e si va ad oltranza. L’ex attaccante
Fusco, diventato pilastro difensivo, non sbaglia per i giallorossi e ora tutti gli occhi su Milana, che deve segnare per tenere in partita i bianconeri. Il centrocampista opta per un tiro centrale ma Spinosa è freddo ed intuisce la direzione del tiro, respingendolo. È apoteosi. Il Castel di Sangro vince 6-5 e diventa la squadra del comune più piccolo d’Italia ad essere promossa in Serie B.
Il nuovo torneo a cui si appresta a partecipare è di livello assoluto: c’è il Brescia di Edy Reja, il Chievo di Malesani, l’Empoli di Spalletti e i “cugini” del Pescara di Delio Rossi. Nonostante una stagione difficile, segnata anche dalla perdita dei giocatori Filippo Biondi e Danilo Di Vincenzo (morti a seguito di un incidente stradale), il club centra la salvezza vincendo il derby contro il Pescara alla penultima giornata.
Il 1997/98 vede il club perdere lo zoccolo duro che gli ha permesso di giungere fino alla seconda serie del calcio italiano e il grande artefice del miracolo (Jaconi) viene esonerato a 10 giornate dalla fine con la squadra ultima in classifica. Il subentro di Franco Selvaggi, capace di portare la squadra alla vittoria nel derby con il Pescara e contro il Torino, non bastano ad evitare la discesa in C1.

Anno 98/99

Nel 1998/99 la folla riabbraccia il Castello, regalando al club gli ottavi di finale contro l’Inter.
L’andata al Meazza vede i nerazzurri imporsi a fatica 1-0 con goal di Ventola, mentre al ritorno, in un Patini sold-out con 10mila spettatori sugli spalti si sfiora l’impresa. I giallorossi vanno in vantaggio con Bernardi e solo un rigore dubbio nel finale (concesso dall’arbitro Tombolini e trasformato da Djorkaeff) segna l’eliminazione dei giallorossi.
Dopo qualche discreta stagione tra C1 e C2, la squadra scompare dal panorama calcistico nel 2005, con la radiazione per problemi finanziari dopo la retrocessione in Serie D. Nello stesso anno viene fondata una nuova società col nome di Pro Castel di Sangro, ripartendo dalla Promozione e centrando subito l’approdo in Eccellenza.
Nel 2008/09 dopo uno strepitoso campionato di Eccellenza, si vide sfumare la promozione in Serie D dopo la sconfitta contro il San Nicola Sulmona in finale. Tre stagioni dopo, ancora per problemi finanziari il Castel di Sangro viene radiato dalla Federcalcio, mentre ad oggi l’eredità del calcio sangrino è nelle mani del Castel di Sangro Cep 1953 che milita nel campionato di Eccellenza Molisana.

Damiano Mazzoni