Prosegue la corsa contro il tempo per rintracciare il sottomarino disperso nell’Oceano Atlantico con a bordo cinque turisti in visita al relitto del Titanic. Per i soccorritori c’è tempo fino a giovedì: la discesa è iniziata la scorsa domenica e, stando a quanto emerso finora, il sommergibile avrebbe ossigeno solo per 96 ore.

È un’area remota ed è una sfida condurre una ricerca in quella zona, ma stiamo dispiegando tutte le risorse disponibili per assicurarci di poter localizzare l’imbarcazione e salvare le persone a bordo,

ha fatto sapere il contrammiraglio John Mauger della Guardia costiera statunitense.

Sottomarino disperso nell’Oceano Atlantico: cosa è successo

Sul web in molti affermano che la scomparsa del piccolo sottomarino da turismo nei pressi del relitto del Titanic sia da rimandare a una sorta di “maledizione”. Tutti, però, almeno una volta nella vita, hanno sognato di poter vedere da vicino ciò che resta della famosa nave da crociera naufragata nel corso del suo viaggio inaugurale, nel 1912, a causa della collisione con un iceberg.

In pochi possono permetterselo. Le spedizioni che dal Canada partono alla volta del relitto, scoperto nel 1985 a 3.800 metri di profondità nell’Oceano Atlantico, a 640 chilometri di distanza dall’isola di Terranova, costano sui 250mila dollari a persona. A gestirle, tra gli altri operatori, è la compagnia privata OceanGate Expeditions, proprietaria del Titan, il sommergibile da cinque posti usato per accompagnare i turisti sul luogo del naufragio, scomparso domenica sera da tutti i radar.

Oltre al pilota e a un “esperto” di spedizioni di questo tipo, a bordo ci sono l’imprenditore britannico Hamish Harding, fondatore di Action Group e presidente di Action Aviation, con sede a Dubai, l’esploratore francese Paul-Henry Nargeolet e il fondatore e amministratore delegato della compagnia del viaggio, Stocton Rush. Per i soccorritori che sono sulle loro tracce trovarli è una corsa contro il tempo: l’autonomia di ossigeno disponibile è di 96 ore.

Proseguono senza sosta le operazioni di ricerca

Le operazioni di ricerca sono tutt’altro che semplici, sia per la profondità a cui è situato il relitto (visto che i mezzi per raggiungerlo sono, di fatto, pochissimi), sia perché si tratta di un’area remota e particolarmente piena di detriti (cosa che rende difficile l’utilizzo del sonar). L’ipotesi è che, essendo stato rintracciato dai radar per l’ultima volta proprio sopra il Titanic, il Titan possa essersi in qualche modo incagliato nel relitto stesso.

Non è possibile escludere, però, che sia già emerso: si tratta di un’ipotesi meno probabile ma, per sicurezza, le perlustrazioni sono in corso anche in superficie. Vi partecipano varie agenzie governative degli Stati Uniti e del Canada e alcune società commerciali che possiedono navi adatte ad esplorazioni di questo tipo. Si attende, per le prossime ore, anche l’arrivo di un mezzo telecomandato in grado di raggiungere i 6.000 metri di profondità.

La tensione è alle stelle. Le persone a bordo del sommergibile, infatti, sono bloccate all’interno: uscire, per loro, è impossibile, anche perché, vista la profondità a cui si trovano, resterebbero schiacciati. Il Corriere della Sera, approfondendo i dettagli di spedizioni come quella – tutt’altro che abbordabile – del Titan, spiega che quando i turisti scelgono di mettersi in viaggio, firmano una liberatoria che li mette al corrente dei rischi a cui vanno incontro.

Questo natante non è stato approvato o certificato da nessun organismo di regolamentazione e potrebbe provocare lesioni fisiche, traumi emotivi o la morte,

ci sarebbe scritto, secondo quanto riportato da un giornalista della Cbs News, David Pogue. Un pericolo che chi può permettersi decide di correre, pur di realizzare il proprio sogno.

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