Una riforma della Giustizia con tanti provvedimenti e diverse polemiche. La modifica presentata dal Guardasigilli Carlo Nordio, e approvata pochi giorni fa dal Consiglio dei Ministri, fa discutere; soprattutto per quanto riguarda alcuni temi come intercettazioni, abuso d’ufficio e traffico di influenze. Modifiche importanti, non le uniche, ma quelle che hanno canalizzato l’attenzione del dibattito pubblico e politico.
La riforma della giustizia Nordio contro la gogna mediatica
Partiamo dalle intercettazioni, che il ministro definisce “una barbarie“. Nel testo si vieta la pubblicazione delle intercettazioni e il loro rilascio. I giornalisti potranno pubblicare solo le intercettazioni il cui contenuto sia “riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento”. Inoltre il testo approvato in Consiglio dei ministri stringe il campo di lavoro degli inquirenti agli indagati e non agli altri soggetti citati nelle intercettazioni stesse. Il tutto per cercare di impedire la cosiddetta gogna mediatica attraverso il quale molti hanno visto la loro vita pubblica rovinata o distrutta anche se nemmeno indagati. A proposito, sull’informazione di garanzia la riforma prevede il divieto di pubblicazione fino al termine delle indagini preliminari, e nello stesso avviso mentre oggi è indicata solo la norma violata, sarà contenuta anche una descrizione sommaria del fatto.
Cancellato l’abuso d’ufficio
Sul tema dell’abuso d’ufficio invece nella riforma della giustizia Nordio arriva la cancellazione tout court del reato, molto spesso accusato di essere un vero e proprio freno sull’operato dei sindaci e degli amministratori locali, finiti in procedimenti giudiziari lunghi ed annosi conclusisi con l’assoluzione del primo cittadino. Nel 2022 dei 3.938 fascicoli aperti, 3.536 sono stati archiviati. L’anno precedente, solo 18 le condanne in primo grado. Capitolo traffico di influenze, la situazione qui varia e viene “limitato a condotte particolarmente gravi”, da cui vengono esclusi i cosiddetti casi di “millanteria”.
La politica si divide: Terzo Polo a favore
Una riforma che ottiene il benestare di tutta la maggioranza e da parte di Azione ed Italia Viva, convintamente a favore del provvedimento. Critiche invece le opposizioni (e non solo) ma, a sorpresa, reazioni positive arrivano anche da parte dei territori amministrati dal Partito Democratico: mentre il Nazareno si dice contrario alla riforma, Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, parla di una battaglia lunga 10 anni, mentre il collega di Bologna Matteo Lepore avrebbe invece preferito una riforma all’abolizione. Sulla stessa linea anche Riccardo Magi di +Europa, che però evidenzia come il tema della separazione delle carriere in magistratura sia ancora una volta lontana dal tavolo della discussione.