Arriva la nuova ricostruzione di carriera dei docenti di scuola e del personale amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata) dal decreto legge 69 del 2023, il provvedimento adottato dal governo guidato da Giorgia Meloni per ovviare alle procedure di infrazione della Commissione europea. Da un’attenta lettura del testo del decreto, insegnanti e personale Ata potrebbero dover rinunciare ad alcuni vantaggi della vecchia disciplina della ricostruzione di carriera, anche se l’eliminazione del taglio del 30 per cento applicato al periodo successivo ai primi quattro anni di pre-ruolo, sembrerebbe dare una decisa sterzata verso i soli vantaggi della nuova disciplina. Non è così, perché il vantaggio dell’eliminazione della penalizzazione per i nuovi docenti, deve essere valutato integralmente rispetto alla disciplina applicata agli insegnanti che sono entrati di ruolo negli anni scorsi.
Ricostruzione carriera docenti e Ata, cosa cambia dall’anno scolastico 2023-2024?
Vantaggi e svantaggi nella nuova ricostruzione di carriera dei docenti e del personale Ata, così come delineata dal decreto legge 69 del 2023, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale di qualche giorno fa. Le nuove regole applicate al personale della scuola consentono di adottare il meccanismo per il quale gli insegnanti immessi in ruolo dall’anno scolastico 2023-2024 beneficino della ricostruzione di carriera effettiva, ovvero sul reale servizio prestato nella scuola. A tal proposito, nella nuova disciplina non si fa riferimento alla penalizzazione del 30 per cento applicata al superamento dei quattro anni di servizio nella scuola, prima di diventare di ruolo.
L’attuale disciplina, quindi, prevede che ai docenti già di ruolo sia applicabile la ricostruzione di carriera per intero solo per i primi quattro anni di servizio della scuola, valutando al 70 per cento (penalizzazione del 30%) il servizio restante, successivo ai primi quattro anni. Se da una prima lettura del nuovo meccanismo inserito nel decreto legge 69 del 2023, sembrerebbe che agli insegnanti e al personale della scuola, la nuova disciplina possa portare dei vantaggi, da un’analisi più attenta si evidenziano i limiti del periodo da considerare come anno scolastico ai fini della ricostruzione di carriera.
Ricostruzione carriera docenti Ata, ecco chi ci guadagna e chi ci perde dal nuovo decreto per il servizio pre-ruolo svolto a scuola
Infatti, ai docenti neoassunti in ruolo, la vecchia disciplina della ricostruzione di carriera individuava, ai fini del riconoscimento dell’intero anno scolastico, due criteri non inclusi nella nuova normativa, ovvero l’aver prestato servizio per 180 giorni nell’anno scolastico, oppure ininterrottamente dal 1° febbraio fino alla conclusione dell’anno scolastico, intesa come conclusione delle operazioni di scrutinio finale. L’opzione di favore valida per i docenti già assunti di ruolo non varrà, quindi, per i nuovi docenti che entreranno di ruolo a partire dall’anno scolastico 2023-2024.
Pertanto, ai fini del riconoscimento sia giuridico che economico dell’insegnamento prestato prima del tempo indeterminato, il docente o l’impiegato Ata non potrà fare affidamento sull’anno scolastico pieno di 180 giorni o del periodo da febbraio fino agli scrutini di fine anno.
Vantaggi per i dipendenti Ata della scuola assunti dal 2023-2024
Di conseguenza, con la valutazione del solo servizio effettivo, gli insegnanti che richiederanno la ricostruzione di carriera con il nuovo meccanismo delineato dal decreto legge 69 del 2023 avranno una valutazione meno favorevole del periodo pre-ruolo, rispetto ai docenti entrati in ruolo negli anni passati, a parità di servizio prestato nella scuola prima della stabilizzazione. L’inquadramento dei nuovi docenti immessi in ruolo dal 2023-2024 sarà meno favorevole perché calcolato sul solo servizio effettivo, a differenza dell’inquadramento degli insegnanti degli anni scorsi che potevano fare affidamento su di un metodo di calcolo più favorevole con doppia opzione ai fini del riconoscimento dell’anno scolastico per intero.
Andrà meglio al personale Ata per il quale il cambio produce degli aspetti favorevoli. Attualmente, per il servizio non di ruolo, ai dipendenti scolatici vengono riconosciuti i primi 3 anni per intero ai fini economici e giuridici, mentre la penalizzazione del 30 per cento si applica al servizio svolto in eccedenza rispetto ai tre anni. Il decreto legge 69 del 2023 modifica questo criterio riconoscendo ai dipendenti Ata assunti dall’anno scolastico 2023-2024 tutto il servizi pre-ruolo svolto ai fini economici e giuridici, e non con limite dei primi tre anni.