Dai laboratori di ricerca di ENI, la multinazionale italiana attiva nel settore dell’energia, arriva il primo bio-diesel per la mobilità green; ottenuto dal programma Sustainable Mobility.
Il bio-carburante, indicato con l’acronimo HVO (Hydrotreated Vegetable Oil – Olio Vegetale Idrogenato), è prodotto da materie prime completamente rinnovabili e derivate da prodotti vegetali di scarto, da residui vegetali e da oli prodotti dalla coltivazione di culture non destinate all’alimentazione.
Con il nuovo bio-diesel, già commercializzato in alcuni punti vendita della rete di distribuzione ENI, la multinazionale intende fornire una valida alternativa all’utilizzo dei combustibili di natura fossile; riducendo sensibilmente le emissioni inquinanti di CO2.
Mobilità green a sostegno della neutralità climatica:
La neutralità climatica è un obiettivo condiviso sia dalla comunità europea, che attraverso l’approvazione del Green New Deal ambisce alla neutralità climatica entro il 2035, sia da ENI sia, attraverso l’utilizzo di combustibili alternativi a quelli di natura fossile, ambisce a un nuovo modello di mobilità.
Per Eni contribuire alla riduzione immediata delle emissioni inquinanti, prodotte dai motori temici degli autoveicoli, significa investire nello sviluppo di nuove forme di combustibili; prodotti con materie prime rinnovabili, in grado di essere facilmente integrati e di rispondere efficacemente, alle esigenze sia del trasporto pesante, sia del trasporto leggero.
Dai risultati ottenuti nei test, preliminari alla commercializzazione del bio-diesel HVO, durante i quali sono state valutate le prestazioni che il bio-diesel è in grado di fornire quando è utilizzato sia su mezzi pesanti, come Tir in lunghe tratte autostradali, oppure in mezzi leggeri, come possono essere le automobili per l’utilizzo cittadino o extra-urbano; mostrano come l’utilizzo del bio-carburante ha permesso di ottenere, a parità di condizioni di esercizio dei mezzi, una notevole riduzione della CO2 prodotta dalla combustione.
Tecnologia Ecofining:
Il vero punto di forza, che rende il bio-diesel HVO di ENI una vera e propria rivoluzione nel campo dei bio-carburanti, è la tecnologia Ecofining; che permette, attraverso l’utilizzo di prodotti vegetali completamente riciclabili, la produzione del bio-diesel; non utilizzando il normale ciclo di produzione dei comuni bio-carburanti.
Nella produzione dei bio-carburanti tradizionali (FAME – Fatty Acid Methyl Esters) è utilizzato il processo della trans-esterificazione; attraverso il quale i trigliceridi, delle sostanze vegetali utilizzate, sono fatti reagire con Metanolo. Ottenendo un prodotto di reazione con caratteristiche chimiche che dipendono dalle materie prime utilizzate.
Il processo della trans-esterificazione è tecnologicamente poco integrabile nei comuni impianti di raffinazione; inoltre la glicerina grezza, che si ottiene durante il processo, richiede una purificazione molto costosa.
Con la tecnologia Ecofining, brevettata da ENI, possono essere superati i limiti d’integrazione negli impianti di raffinazione e del trattamento della glicerina grezza, che caratterizzano la trans-esterificazione. Attraverso la tecnologia Ecofining, le materie prime vegetali sono inizialmente fatte reagire con l’Idrogeno; per eliminare l’ossigeno e saturare i doppi legami chimici. In seguito le paraffine, ottenute come prodotti di reazione, sono riordinate per migliorarne le proprietà a freddo.
Con la tecnologia Ecofining, la multinazionale italiana ENI vanta il primato di secondo produttore, a livello europeo, di bio-carburanti. Inoltre, a fronte degli incoraggianti risultati ottenuti durante la fase di sperimentazione, ENI nel 2014 ha stanziato ingenti investimenti per la trasformazione delle raffinerie di Venezia e Gela in due bio-raffinerie.
Residui vegetali, una ricchezza per la mobilità green:
Trasformare i residui vegetali in energia utile alla mobilità green; è un progetto che necessita una pianificazione capillare dell’intero ciclo produttivo.
Anche la filiera di approvvigionamento, delle materie prime vegetali da riciclare, deve essere organizzata con l’obiettivo di fornire alle bio-raffinerie la quantità sufficiente di materia prima vegetale per la produzione del bio-diesel necessario a soddisfare la richiesta di mercato.
Per questo ENI ha stretto accordi commerciali e partnership con importanti realtà, attive nel settore della raccolta dei prodotti vegetali di scarto, per acquisire quantitativi necessari di feedstock necessario per la produzione di bio-carburante.
Attraverso collaborazioni internazionali con il Congo, Kenya e il Mozambico, la multinazionale italiana ha attivato una rete agri-hub per la coltivazione, di terre non destinate alle coltivazioni alimentari, di specie vegetali per uso industriale.
Gianni Truini