Stagione lunga e complicata per la squadra arbitrale della Serie A. Gianluca Rocchi ha dovuto affrontare casi spinosi come quello successo in Juventus-Salernitana e gestire il rapporto con la Roma di un Josè Mourinho decisamente irrequieto in panchina insieme a tutto il suo staff. Il designatore è intervenuto a di Radio Anch’io Sport su Rai Radio 1 per analizzare il campionato precedente e guardare la stagione prossima che rivedrà in Serie A Rudi Garcia, il tecnico francese che mimò il suono di un violino proprio a Gianluca Rocchi durante un polemico Juventus-Roma di qualche anno fa.

Roma vs Rocchi

E’ stata la situazione di maggiore sensibilità per Gianluca Rocchi, la gestione di Josè Mourinho e della sua panchina è stato un leit motiv ininterrotto. L’allenatore della Roma si è lamentato spesso degli arbitraggi negativi verso la sua squadra sottolineando una certa esagerazione dei direttori di gare quando bisognava intervenire nei confronti del proprio staff tecnico. Tra l’altro il prossimo 22 giugno il Tribunale federale nazionale deciderà sul deferimento per le accuse all’arbitro Chiffi successive alla partita con il Monza che hanno dato seguito al procedimento post Cremonese-Roma con l’arbitro Serra.

Gianluca Rocchi ha tentato più volte durante la stagione di abbassare i toni della polemica ma il suo sforzo è risultato inutile. Alla luce però della scorsa stagione, il designatore ha voluto rimarcare che non ci sono antipatie della classe arbitrale verso qualcuno invitando tutti a fare uno sforzo per evitare nervosismi nelle panchine.

Non esiste alcun problema Mourinho, né personale né di gruppo. Noi rispettiamo tutti alla stessa maniera. Non mi riferisco a lui, ma a tutti gli allenatori. Quello che certamente chiederemo in futuro sono comportamenti sempre più corretti da parte della panchina e già quest’anno abbiamo avuto un miglioramento rispetto alla mia prima stagione, che sotto questo punto di vista fu un dramma. Comportamenti non corretti della panchina provocano comportamenti non corretti in campo. Il nervosismo sale e chi dal campo vede le panchine agitarsi cambia atteggiamento. Quindi dobbiamo combattere questo malcostume, peraltro non solo italiano e, insieme a chi decide le sanzioni, essere molto severi e decisi

Juventus-Roma del 2014 terminò 3-2 per i bianconeri fra mille polemiche ed episodi controversi che portarono Rudi Garcia, allenatore dei giallorossi, a fare il gesto del violino nei confronti proprio di Gianluca Rocchi, arbitro del match. Ora l’allenatore francese è tornato in Italia e guiderà la panchina del Napoli.

Ricordo bene quella partita, mi creò parecchi problemi. Con una battuta, posso dire che con la tecnologia probabilmente in quella partita non ci sarebbe stato il violino di Garcia, avrei avuto molta più facilità nella risoluzione di alcuni problemi. Quel Juve-Roma è una di quelle partite in cui rimpiango di non aver avuto la tecnologia, forse oggi discuteremmo di un’altra storia. Mi fa piacere ritrovare Garcia è un grande allenatore

Bilanci e futuro

Il percorso da designatore di Rocchi è stato positivo ma ancora servono degli interventi. L’aver riunito la Serie A e la Serie B ha permesso di avere un bacino di arbitri a disposizione cospicuo che ha fatto esordire diversi giovani. Al tempo stesso il numero è cresciuto eccessivamente con il designatore che dovrà ridurlo.

C’è stata una linea di arbitraggio più europea, con un miglioramento nella fluidità nel gioco. Non è stato un percorso semplice, ma i risultati sono molto positivi. Ma non dobbiamo dimenticare che il campionato italiano non è la Champions League: dobbiamo adattarci al nostro campionato, cercando di prendere spunto dalle competizioni europee che sono riferimento per tutti. Sono contento di come hanno lavorato tutti gli arbitri, soprattutto nelle condizioni in cui hanno lavorato, abbiamo avuto anche problemi interni non indifferenti, sono riusciti ad estraniarsi da tutto.

Si può migliorare nella continuità di rendimento, ogni tanto abbiamo avuto anche noi qualche scivolone, soprattutto i più giovani devono meritarsi la grande fiducia nostra e dei club. L’organico è da ridurre in maniera drastica, dobbiamo tornare a 40-42 arbitri, ora ne abbiamo dieci oltre il numero massimo. Quest’anno scenderemo di tre: è un lavoro faticoso, per me il più difficile, è da non dormirci la notte, non è facile togliere il sogno della Serie A.

Due mesi esatti e si tornerà in campo. Il futuro dell’AIA potrebbe portare ad una maggiore apertura fra le interviste post gara e la possibilità di far ascoltare gli audio fra arbitri e var. Rocchi non vede invece possibile l’approdo del tempo effettivo come soluzione sui tempi di gioco.

Quanto alle conferenze stampa nel post-partita l’obiettivo è farne con più frequenza. Il presidente Aia Pacifici è d’accordo con me: quando abbiamo modo di spiegare un episodio, abbiamo sicuramente risolto tutti i problemi. Sulle interviste post-partita non trovo corretto farlo fare agli arbitri, non perché non ne siano in grado, ma l’adrenalina è ancora alta, non c’è neanche grande voglia di ascoltare il motivo per cui un arbitro ha commesso o meno un errore.

L’unica risposta che si vorrebbe sentire è ‘sì, ho sbagliato’. Ma avremo risolto poco, a noi non interessa se ha sbagliato o meno, quello ci si arriva subito, ma perché. La soluzione può essere quella di avere uno spazio nostro ogni 15 giorni o una volta al mese per spiegare gli episodi. Gli assistenti devono invece tornare ad essere due arbitri aggiunti. La tecnologia ha invaso la loro area di competenza. Se vogliono avere un futuro vero, devono ritornare ad avere un ruolo tecnico

Sulla diffusione dei dialoghi arbitri-Var non abbiamo alcun segreto, diffonderemo qualsiasi caso. Vogliamo avere comunicazioni pulite e ascoltabili. Purtroppo, delle volte la comunicazione tra Var e arbitro ha fregato i ragazzi in campo. Ma ci abbiamo lavorato

Sul tema del tempo effettivo non lo dettiamo noi arbitri, ma i calciatori. Faccio un esempio: l’arbitro Massa ha arbitrato Spezia-Fiorentina con 45 minuti di tempo effettivo, cioè praticamente niente, e Juve-Lazio con 61 minuti. Il tempo effettivo lo hanno dettato le squadre coinvolte. Siamo partiti da 51 minuti, ora siamo a 54. Ho cercato di lavorare sulle perdite di tempo, limare gli on field review. Non si può aspettare due minuti per battere un calcio di punizione. Su questo possiamo fare fino a un certo punto, ma poi la fluidità del gioco dipende dai giocatori.

Sul fuorigioco semi-automatico ci sta quel suffisso semi che fa capire come serva sempre la parte umana. Stiamo lavorando sulla velocità, ma la priorità è l’accuratezza della decisione, sul tempo ci abitueremo ad essere più veloci.