È attesa per oggi la sentenza della corte d’assise d’appello di Torino sul processo ai danni di Alfredo Cospito. Il leader anarchico, in collegamento video con il tribunale dalla sua cella, è accusato di strage politica per l’attentato alla scuola allievi carabinieri di Fossano. Imputata anche la sua ex compagna Anna Beniamino, anch’ella reclusa in carcere.
Il processo era stato momentaneamente sospeso lo scorso dicembre. I giudici torinesi avevano chiesto che la Corte Costituzionale si esprimesse sull’eccezione di legittimità riguardo la “lieve entità“. Se riconosciuta, tale attenuante avrebbe alleviato la pena a Cospito: dall’ergastolo si sarebbe potuti passare ad una ventina d’anni.
Oggi la sentenza del processo Cospito, il verdetto della Consulta
La Consulta ha dunque aperto all’attenuante della lieve entità, ritenendo illegittimo il divieto al giudice “di considerare eventuali circostanze attenuanti”. In soldoni, la pena non dev’essere necessariamente l’ergastolo. Dal canto suo, la difesa continua a ribadire che gli ordigni piazzati nel 2006 non uccisero nessuno. Ma l’accusa sottolinea che la strage non si sia perpetrata per una pura casualità. Nel frattempo, in mattinata è arrivata richiesta da parte della Procura Generale che ha ufficialmente chiesto l’ergastolo. Per voce del pg Saluzzo:
Cospito non merita sconti. Se l’attentato a Fossano non ebbe l’effetto voluto, che era colpire un numero indeterminato di carabinieri, fu solo per un caso. La Corte costituzionale ha aperto la strada alla possibilità di bilanciare attenuanti e aggravanti anche per il reato di strage politica. Ma nessuno di noi è obbligato a praticare sconti che non siano dovuti. E Cospito non merita nulla.
Si attende ora la decisione finale su Cospito, prevista per oggi, lunedì 19 giugno. Presenti in aula anche alcuni esponenti anarchici, mentre all’esterno le forze dell’ordine monitorano eventuali disordini. Per la Beniamino, la procura ha chiesto 27 anni di carcere.
La corte d’assise d’appello, presieduta dalla giudice Alessandra Bassi, e una nuova giuria popolare, si esprimeranno sul caso. Si ricomincia, dunque, dopo che il processo era rimasto fermo per sei mesi. La speranza dell’imputato è quella di evitare il carcere a vita. Si parla in ogni caso di pene importanti, che vanno da un minimo vent’anni di carcere in su.
Per quasi sei mesi, l’anarchico aveva sostenuto un rigido sciopero della fame, durato 182 giorni e interrotto lo scorso 19 aprile. Un provvedimento drastico, volto a protestare contro il 41bis e l’ergastolo ostativo. Lo sciopero è venuto meno proprio dopo il verdetto della Corte Costituzionale.