Il Consiglio dei Ministri, il 15 giugno 2023, ha approvato il disegno di legge sulla riforma della giustizia che reca modifiche significative al Codice penale, al Codice di procedura penale e all’Ordinamento giudiziario e, tra le novità più rilevanti della riforma, ci sono l’abolizione del reato di abuso d’ufficio (articolo 323 del Codice penale) e le modifiche al reato di traffico d’influenze illecite (articolo 346-bis).

Molti sono i favorevoli all’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, ma altrettanti sono i contrari. Spieghiamo, innanzitutto, di cosa si tratta e cosa cambia, nella fattispecie, con la riforma della giustizia.

Riforma della giustizia, abolizione del reato di abuso d’ufficio

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge sulla riforma della giustizia che, tra le numerose modifiche apportate, cancella il reato di abuso d’ufficio.

Previsto a partire dal 1930, è un reato regolato dall’articolo 323 del Codice penale che punisce i pubblici ufficiali che si procurano un vantaggio, approfittando del proprio ruolo. L’articolo 323 stabilisce quanto segue:

“Salvo che il fatto non costituisca un più grave reato, il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali non residuino margini di discrezionalità, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto, è punito con la reclusione da uno a quattro anni”.

Secondo la legge, una condotta simile ad opera di un pubblico ufficiale come, per esempio, un sindaco, è penalmente rilevante quando:

  • Viola la legge;
  • C’è una volontà pienamente consapevole di adottare una condotta per trarne un beneficio personale;
  • Viene acquistato un beneficio economicamente valutabile, arrecando un danno ingiusto.

Qual è la situazione parlamentare sul disegno di legge? Questa particolare riforma ha acceso gli animi, sia nella maggioranza di Governo, che comunque risulta più compatta, sia nelle opposizioni. Forza Italia appoggia appieno la riforma della giustizia, mentre parti di Fratelli d’Italia e della Lega avrebbero preferito un appoggio più morbido.

La cancellazione del reato di abuso d’ufficio fa discutere anche le fila del Partito Democratico. Se la segretaria del PD, Elly Schlein, è contraria all’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, parere discordante si delinea tra i sindaci del suo partito, favorevoli, invece, alla cancellazione.

Cosa si intende con abuso d’ufficio

Per capire bene, il perché della volontà dell’abrogazione della norma e i pareri, favorevoli e contrari, spieghiamo cos’è l’abuso d’ufficio.
Come abbiamo già anticipato, si tratta di un reato che punisce i pubblici ufficiali, come i sindaci, gli amministratori ecc, che si procurano un vantaggio personale sfruttando il ruolo che ricoprono, ovvero la propria posizione.

Per essere considerato un reato, è sufficiente che il soggetto eserciti una funzione pubblica. In base a quanto prevede l’articolo 323 del codice penale, il reato è punibile con la reclusione da 1 a 4 anni. La stessa può essere aumentata per danni o vantaggi molto rilevanti.

Il ridimensionamento del reato o la sua abrogazione è stato dibattuto molto a lungo, soprattutto nel centrodestra. Il reato, in modo particolare, è stato spesso accusato di aver rallentato l’apparato burocratico, spesso e volentieri, per la reticenza dei sindaci o degli amministratori pubblici di assumersi molte responsabilità, per il semplice timore di avere ripercussioni sul proprio ruolo.

Con l’abrogazione voluta dal Ministro Nordio, il reato non viene ridimensionato, bensì cancellato totalmente e, pertanto, molte delle condotte sanzionabili, non saranno d’ora in avanti più punibili. Proprio questo è il motivo che ha acceso molte critiche. Ricordiamo, comunque, che si tratta ancora di un disegno di legge.

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