Hanno annunciato di voler interrompere “ogni attività” social con un breve video pubblicato sul loro canale, TheBorderline, con il titolo “14/06/2023”, facendo riferimento all’incidente che, nella stessa data, ha provocato la morte del piccolo Manuel. Eppure il profilo degli youtuber coinvolti nel tragico sinistro è tutt’altro che oscurato e, permettendo agli utenti di visionare i video usciti finora, continua anche a monetizzare. In tanti si chiedono se non sia stato, anche questo, un modo per ottenere views, come la challenge che, a bordo di un suv Lamborghini, li aveva lanciati ad alta velocità sulle strade della Capitale.
I The Borderline interrompono “ogni attività”, ma il canale resta aperto e li fa guadagnare
Un addio ufficiale, fatto di scuse e di (almeno apparenti) ammissioni di colpe, dopo che in tanti avevano rimarcato la loro noncuranza negli attimi immediatamente successivi all’incidente – quando, secondo alcuni testimoni, avrebbero continuato a filmare e ridere, come se niente fosse accaduto -. Sembrava essere questo il messaggio dietro le parole pubblicate ieri dagli youtuber della società TheBorderline sul loro canale.
Quanto accaduto ha lasciato tutti segnati con una profonda ferita, nulla potrà mai più essere come prima – vi si legge – […]. La tragedia accaduta è talmente profonda che rende per noi moralmente impossibile proseguire questo percorso. Pertanto, il gruppo TheBorderline interrompe ogni attività con quest’ultimo messaggio.
Il riferimento, non velato, è all‘incidente avvenuto il 14 giugno scorso tra via Archelao di Mileto e via di Macchia Saponara, a Casal Palocco, che ha strappato alla vita un bimbo di 5 anni, ferendo la mamma e la sorellina di 4 anni, poi dimesse dall’ospedale, e portando il capogruppo della crew social, Matteo Di Pietro, ad essere indagato per omicidio stradale e lesioni. Era lui a trovarsi alla guida del suv Lamborghini preso a noleggio per 2mila euro al giorno con l’intento di portare a termine una sfida: restare all’interno del mezzo per 50 ore di fila.
Una gara documentata tappa per tappa, da pubblicare su Youtube. L’ultima. Eppure, nonostante l’apparente chiusura dei battenti, il canale, che prometteva di “far sparire le sue tracce”, risulta tutt’altro che inattivo. Non essendo stato oscurato, permette agli utenti di continuare a visionare i video, monetizzando. In tanti si chiedono se allora, anche quest’ultimo messaggio – arrivato dopo giorni di silenzio – non sia una mossa di “marketing”, un modo per crescere, per ottenere follower, facendo leva sulla tragedia.
La ricostruzione dell’incidente di Casal Palocco
Gli inquirenti stanno intanto passando al setaccio i telefoni cellulari dei giovani coinvolti con l’obiettivo di scovare dei video che possano aver ripreso il momento dell’impatto o gli attimi precedenti. Un modo per chiarire la dinamica del sinistro, ma anche il ruolo di coloro che non si trovavano alla guida, ma erano a bordo del mezzo, che rischiano di essere indagati “in concorso”.
L’ipotesi è che possano aver incitato Di Pietro, distraendolo con telefonini e videocamere. Stando a quanto ricostruito finora, la Lamborghini su cui viaggiavano ad alta velocità (si parla di 110 km/h) avrebbe travolto la Smart, trascinandola per diverse centinaia di metri, mentre quest’ultima era impegnata in una svolta (a loro dire “azzardata”).
In quegli attimi, secondo alcuni testimoni, il suv avrebbe sorpassato una Mercedes nera (rimasta intatta) che si era a sua volta fermata per consentire alla Smart la manovra, prendendola in pieno. Si tratta di elementi ancora da accertare. Di Pietro, intanto, si sarebbe rifugiato nella sua casa di Viterbo. Vito Loiacono, che viaggiava sul sedile del passeggero, potrebbe essere addirittura all’estero (lo riporta Repubblica, citando delle voci).
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