Nelle ultime settimane, l’esercito ucraino ha lanciato una imponente serie di attacchi nella regione di Zaporizhia, nell’ambito della attesissima controffensiva con cui Kiev spera di riconquistare la maggior parte dell’Ucraina. Per mettere a punto questa operazione militare, l’esercito ucraino ha ottenuto parecchi mezzi (centinaia di carri armati occidentali, veicoli di trasporto di fanteria, munizioni di artiglieria e così via).
Tuttavia, i guadagni territoriali sono stati poco significativi, a fronte di perdite consistenti. Come spiegare la tenacia della resistenza russa, soprattutto in confronto con le performance imbarazzati di settembre scorso, nell’ambito della controffensiva di Kharkiv? Analizziamo le ragioni.
La controffensiva ucraina fatica a ingranare: le ragioni
1) Mine e fortificazioni. Dopo le ritirate di Kharkiv e Kherson, i russi hanno compreso che fare avanzate significative in territorio ucraino sarebbe stato difficile (Bakhmut è stata l’ultima conquista significativa). Dunque i russi hanno deciso di dare via a una imponente serie di fortificazioni su più strati, con l’aggiunta di sconfinate distese di mine. Un sistema difensivo così complesso impone a qualsiasi attaccante di rallentare, se non altro per sminare il terreno favorendo così l’arrivo di nuove truppe. Tuttavia, i mezzi da sminamento sono pochi a facili da colpire mentre lavorano, e l’esercito russi dispone di lanciamine in grado di creare campi minati dietro all’esercito ucraino man mano che avanza.
2) Droni, lanciarazzi, elicotteri. Una combinazione particolarmente letale per gli attaccanti ucraini è quella dei droni Orlan, i lanciarazzi Lancet e gli elicotteri d’assalto. I droni vengono impiegati soprattutto per la ricognizione: indicano bersagli all’artiglieria con precisione. Dal momento che vengono prodotti in serie a un prezzo abbastanza moderato, gli ucraini non riescono ad abbatterli tutti. Di conseguenza, ogni attacco viene registrato in modo preciso, e le forze ucraine vengono subito bombardate. Anche gli elicotteri hanno un ruolo importante: bersagliano i mezzi corazzati ucraini con i missili, diminuendo l’efficacia della controffensiva.
3) Una difesa flessibile. Rispetto ai fallimenti di Kharkiv, l’esercito russo è evidentemente maturato: non più blocchi statici su tutta la linea, ma “nidi” collegati che collaborano tra di loro. Molti i cecchini, e anchei reparti schierati in riserva che intervengono appena viene dato l’allarme. L’esercito russo spesso lancia contrattacchi di fanteria prima ancora che le forze ucraine abbiano superato i campi minati: contrattacchi molto costosi in termini di vite umane, ma che riescono a fare rallentare a sufficienza le forze ucraine prima che portino a termine sfondamenti significativi.
4) Mancanza di addestramento NATO. Le truppe ucraine sono state addestrate dai paesi NATO, ma l’esercito ucraino resta in massima parte un esercito di leva laddove i paesi NATO hanno esercito esclusivamente professionali. Dunque, Kiev fatica ancora a eseguire le complesse manovre combinate che sono alla base della dottrina offensiva NATO: l’esercito ucraino dovrebbe integrare le sofisticate strategie offensive occidentali con altre più semplici.
Perché potrebbe ancora avere successo
Tuttavia, potrebbe non essere detta l’ultima parola: ci sono altri argomenti di cui tenere conto.
1) La “vera” controffensiva potrebbe non essere partita. In passato, nel corso della guerra, è accaduto che gli ucraini praticassero una diversione, lasciando intendere che avrebbero attaccato in un punto per poi concentrare la pressione da tutt’altra parte. Potrebbe essere un caso simile: concentrare le forze nemiche a Zaporizhia, per poi sferrare il vero colpo altrove. Senz’altro è certo il fatto che le forze ucraine hanno ancora molte riserve fresche da impiegare (almeno metà dei battaglioni non ha sparato un colpo), e che quelle che abbiamo visto in queste settimane siano operazioni per “saggiare” il nemico.
2) Le controffensive richiedono tempo. La riconquista di Kherson, a novembre 2022, fu risultato di una paziente operazione durata mesi, nel corso del quale gli ucraini danneggiarono progressivamente la logistica nemica con gli HIMARS e lanciarono una serie di contrattacchi fino a costringerlo alla ritarata. Non fu una campagna frutto di un unico attacco spettacolare – bensì di accurata pianificazione. Si potrebbe trattare di un caso simile.
3) Le truppe ucraine manovrano meglio di quelle russe. La maggioranza degli esperti concorda sul fatto che la fanteria ucraina abbia combattuto meglio di quella russa, subendo meno perdite e respingendo facilmente i contrattacchi di fanteria nemici. I mezzi occidentali, nonostante le perdite, hanno in genere dimostrato di proteggere bene gli equipaggi. Dunque, la superiore qualità delle forze ucraine potrebbe, nel caso si aprisse un varco, garantire la vittoria a Kiev.
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