Un’inchiesta del New York Times punta il dito contro la Russia di Vladimir Putin per la distruzione della diga di Kakhovka dello scorso 6 giugno. Con la consulenza di vari esperti, il quotidiano statunitense spiega che a causarne la distruzione sarebbero stati esplosivi piazzati proprio dai russi.

Il New York Times ritiene la Russia responsabile della distruzione della diga di Kakhovka. “Un lavoro fatto dall’interno”

Il New York Times non ha dubbi: è stata la Russia di Vladimir Putin a distruggere la diga di Kakhovka lo scorso 6 giugno.

Secondo l’inchiesta del quotidiano statunitense, intitolata non a caso “An inside job” (letteralmente: “Un lavoro fatto dall’interno”), sarebbero stati proprio i russi, che controllano la zona, ad aver piazzato degli esplosivi in alcune parti dell’impianto, per provocarne la distruzione.

“Le prove suggeriscono chiaramente che la diga è stata paralizzata da un’esplosione provocata dalla parte che la controlla: La Russia”

La Russia, intanto, continua a negare il proprio coinvolgimento nella vicenda.

Gli esperti consultati dal quotidiano: “Era progettata per resistere a attacchi esterni”

Gli ingegneri interpellati dal New York Times si dicono sicuri di due cose fondamentali:

  1. il cedimento della diga è avvenuto a causa di un evento provocato e non per il logoramento di alcune sue parti. Gli esperti ritengono, infatti, che l’acqua avrebbe potuto portare a una simile circostanza solo se la diga avesse avuto dei difetti di progettazione, ma ritengono improbabile questa eventualità;
  2. la distruzione è stata probabilmente innescata da un evento avvenuto nelle sue fondamenta e, quindi, dall’interno. Sono convinti di questo per via delle origini dell’impianto, costruito in piena Guerra Fredda e, dunque, progettato per resistere ad attacchi esterni. Unico modo per distruggerlo, di conseguenza, è tramite un attacco alle sue strutture portanti.

A questo proposito, James Glanz, uno dei reporter responsabili dell’inchiesta, sottolinea su Twitter che le ricerche effettuate mostrano come la diga avesse un punto debole e che solo la Russia, responsabile della sua costruzione, potesse esserne a conoscenza.

“All’interno della diga c’era un tallone d’Achille. E poiché la diga è stata costruita in epoca sovietica, Mosca aveva ogni pagina dei disegni ingegneristici e sapeva dove si trovava”.

Gli ingegneri hanno, comunque, precisato che solo un’analisi sul posto potrebbe determinare con chiarezza le cause e la catena di eventi che ha portato alla distruzione della diga.

Quel che è certo, è che i danni causati dall’esplosione della diga hanno conseguenze drammatiche per la popolazione del territorio circostante, per la quale il presidente ucraino Volodymyr Zelenski ha già promesso di impegnarsi nello stanziamento di fondi per il supporto ai cittadini colpiti.

Inoltre, si deve considerare anche il pericolo rappresentato per la centrale nucleare di Zaporizhzhia. L’acqua della diga alimentava, infatti, il bacino di raffreddamento dell’uranio e, nonostante le rassicurazioni da parte russa, non è del tutto chiaro che la distruzione dell’impianto non abbia arrecato problemi alla centrale.