Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha espresso il suo punto di vista sulla riforma della Giustizia voluta dal governo Meloni, evidenziando alcune criticità riguardanti il reato di abuso d’ufficio e le intercettazioni.
Nordio: “L’auso d’ufficio è un reato che complica le cose e basta, le intercettazioni costano tantissimo e non servono a niente”
Durante un discorso a Taormina, Nordio ha definito l’abuso d’ufficio un reato “evanescente” che complica le cose senza portare benefici concreti. Secondo il ministro, questo reato “ostruisce le indagini” e disperde le energie delle Procure della Repubblica, che dovrebbero concentrarsi su reati di maggiore importanza. Nordio ha sottolineato che l’interlocutore istituzionale del governo e della politica non è il sindacato dei magistrati, ma il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM).
Nordio ha anche affrontato la questione delle intercettazioni, definendole “una barbarie” che comporta costi elevati senza risultati significativi. Il ministro ha criticato la diffusione non autorizzata degli atti giudiziari, sottolineando che la legge già vieta tale pratica. Ha evidenziato il problema dei “brogliacci” della Polizia, che spesso vengono pubblicati sui giornali senza essere trascritti correttamente. Nordio ha sostenuto che occorre spostare le risorse impiegate per le intercettazioni sui cittadini comuni verso le indagini sulla grande criminalità organizzata. Tuttavia, ha sottolineato la necessità di investire in strumenti tecnologici adeguati per intercettare le organizzazioni criminali, che attualmente dispongono di tecnologie avanzate non facilmente raggiungibili.
Il ministro ha anche aperto al dialogo con l’Europa riguardo alla rimodulazione dell’abuso d’ufficio, affermando che sarebbe disposto ad accogliere eventuali richieste di modifica. Tuttavia, ha sottolineato che l’abuso d’ufficio attuale è così atipico ed evanescente da non avere uguali in nessun altro ordinamento europeo.
Nordio e la polemica contro i magistrati
Nordio ha inoltre espresso preoccupazione riguardo alla partecipazione dei magistrati alla politica. Ha citato i casi di Cafiero De Raho e Pietro Grasso, che sono entrati in politica immediatamente dopo aver lasciato la carica di pm, senza un adeguato periodo di decantazione. Secondo il ministro, ciò influisce sulla loro visione del mondo. Tuttavia, ha sottolineato che esistono anche avvocati, accademici e sindaci che hanno opinioni diverse su questa questione.
Infine, Nordio ha ribadito che l’interlocutore istituzionale del governo e della politica è il CSM, non il sindacato dei magistrati. Ha definito le critiche pronunciate dal presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), Giuseppe Santalucia, prima ancora che il testo del disegno di legge fosse noto ufficialmente, come “interferenze“.