Le social challenge stanno diventando sempre più diffuse tra gli studenti in Italia, in particolare nella generazione Z: secondo i dati forniti da uno studio condotto dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), circa il 6,1% degli studenti italiani tra gli 11 e i 17 anni, corrispondente a circa 243.000 ragazzi, ha partecipato almeno una volta nella vita a una di queste sfide pericolose sui social media. Purtroppo, recentemente si è verificato un tragico incidente a Roma, dove un bambino è morto a causa di una sfida online.

Social challenge in Italia: i dati dell’Iss

Lo studio condotto dall’Iss fa parte di un progetto sulle dipendenze comportamentali nella generazione Z, realizzato in collaborazione con il Dipartimento delle Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Per ottenere i dati, sono stati intervistati più di 8.700 studenti provenienti da scuole di primo e secondo grado su tutto il territorio nazionale.

I risultati dello studio confermano quanto già evidenziato in precedenti ricerche scientifiche: le social challenge coinvolgono principalmente i maschi e le fasce d’età più giovani. Nello specifico, il fenomeno risulta più diffuso tra gli studenti di età compresa tra gli 11 e i 13 anni, con una prevalenza del 7,6% (corrispondente a 129.310 giovani), seguiti dagli studenti di età compresa tra i 14 e i 17 anni, con una prevalenza del 5% (equivalente a 113.849 ragazzi).

In termini di genere, i maschi risultano essere più coinvolti rispetto alle femmine. Tra gli studenti maschi di età compresa tra gli 11 e i 13 anni, la prevalenza raggiunge il 10% (corrispondente a 87.802 studenti), mentre tra gli studenti maschi di età compresa tra i 14 e i 17 anni è del 6,1% (equivalente a 71.544 ragazzi). Le femmine, invece, presentano una prevalenza inferiore, con il 5,3% (pari a 43.923 studentesse) tra gli 11 e i 13 anni e il 3,3% (equivalente a 37.049 studentesse) tra i 14 e i 17 anni.

Analizzando ulteriormente i dati, si osserva che la prevalenza delle social challenge diminuisce all’aumentare dell’età degli studenti. Infatti, mentre gli studenti di 11 anni presentano una prevalenza dell’8%, questa scende al 4,3% tra gli studenti di 17 anni.

Lo studio ha anche indagato sulle caratteristiche dei ragazzi a rischio, analizzando tratti di personalità, relazioni familiari, contesto scolastico e sociale, qualità del sonno, nonché comportamenti legati all’uso di internet, come le social challenge, il doxing (diffusione di informazioni personali online con intento malevolo), il sexting (invio di contenuti sessuali tramite dispositivi digitali) e il morphing (deformazione di immagini).