Uno dei nove uomini fermati come sospetti scafisti ha fatto una confessione e ha ammesso di aver ricevuto dei soldi per lavorare a bordo della nave affondata al largo di Pylos (Grecia), in un naufragio di migranti tra i più gravi nella storia recente del Mediterraneo. Gli altri otto uomini, invece, continuano a respingere le accuse. A tre giorni dal naufragio, le dinamiche dell’accaduto rimarono ancora poco chiare. Le testimonianze dei sopravvissuti però stanno facendo emergere un ruolo della Guardia costiera greca. A bordo dell’ex peschereccio c’erano tra le 400 e le 750 e al momento il bilancio di 78 morti comprende solo i corpi recuperati. Il totale, dunque, è con ogni probabilità molto più drammatico.
Grecia, naufragio migranti, uno scafista confessa di aver ricevuto dei soldi per lavorare sulla nave
Nel mentre, dunque, da una parte si continuano a cercare altri superstiti al naufragio ed eventuali dispersi, dall’altra sono in corso gli interrogatori agli uomini fermati come sospetti scafisti, tutti tra i 20 e i 40 anni. Se uno di loro ha confessato di essere coinvolto, gli altri otto continuano a respingere le accuse di aver costituito un’organizzazione criminale, aver comportato il naufragio e aver messo in pericolo la vita delle persone che si trovavano a bordo, il cui numero risulta ancora indefinito.
L’unico uomo che ha confessato ha dichiarato di aver ricevuto dei soldi per lavorare a bordo della nave. Tuttavia, nega di essere un “membro chiave” del traffico di migranti. I nove uomini fermati avrebbero costituito l’equipaggio dell’imbarcazione, ognuno con un ruolo distinto. Secondo quanto sostenuto da un funzionario della Guardia Costiera, “si è trattato di un traffico organizzato che era in preparazione da 40, forse 50 giorni“. La Guardia Costiera sta collaborando sia alle indagini sia alle ricerche in acque internazionali per individuare eventuali dispersi, con la collaborazione e il sostegno di una fregata della Marina e tre navi costiere.
A ormai tre giorni dal naufragio il numero dei sopravvissuti rimane fermo a 104 e quello dei corpi recuperati a 78. Secondo diversi testimoni l’ex peschereccio trasportava circa 750 persone. Le imbarcazioni come l’ex peschereccio, affollate sia sul ponte che nella stiva, viaggiano in uno stato di perenne precarietà. Guardando al numero di superstiti, alcuni dei quali al momento sono stati trasferiti nella struttura di accoglienza di Malakasa, il numero di vittime potrebbe arrivare circa 600, fra cui un centinaio di bambini. Nonostante molti numeri siano ancora indefiniti, una cosa appare certa: si tratta di uno dei naufragi più gravi e drammatici nella storia recente del Mediterraneo.