Wolfgang Rieke, il camionista tedesco di 62 anni che investì e comportò la morte dell’ex campione del ciclismo Davide Rebellin, è stato arrestato su mandato di arresto europeo richiesto dal gip di Vicenza. La notizia arriva dalla Procura della Repubblica di Vicenza. Il camionista si trova ora in stato di fermo nel carcere Münster, in Germania. L’autorità tedesca ha 60 giorni per decidere se consegnare o meno il camionista alla giustizia italiana. Secondo l’ordinanza, si legge nella nota della Procura, il decesso di Rebellin “è da imputare esclusivamente a una pluralità di norme comportamentali da parte di Rieke”.
Arrestato il camionista tedesco che ha causato la morte di Rebellin lo scorso novembre
Il ciclista alle sue spalle aveva una ricca carriera, con numerose vittorie: una Amstel Gold Race, tre edizioni della Freccia Vallone, e una tappa del Giro d’Italia. Inoltre, aveva vinto una medaglia d’argento ai Giochi di Pechino, la quale tuttavia gli fu poi revocata per una positività al doping. Aveva concluso la propria carriera nella propria regione di provenienza, con la partecipazione alla Veneto Classic.
La tragedia risale allo scorso 30 novembre, quando il 51enne Rebellin, in sella alla sua bicicletta, fu urtato e travolto da un camion, vicino allo svincolo autostradale di Montebello Vicentino. Il camion avrebbe agganciato il ciclista all’uscita della rotatoria, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti. La bici era stata ritrovata a 30 metri di distanza. Dopo ben sei mesi, giovedì scorso la polizia tedesca ha dato esecuzione al mandato di arresto europeo firmato dal giudice per le indagini preliminari di Vicenza, per il reato di omicidio stradale e omissione di soccorso. Rieke ha già dei precedenti. Infatti, nel 2001 aveva patteggiato al tribunale di Foggia per violazione dell’obbligo di fermata in caso di incidente con persone coinvolte e nel 2014 gli era stata ritirata la patente per guida in stato di ebrezza.
Le indagini che hanno portato all’arresto
Per la Procura di Vicenza, il camionista dopo aver investito Rebellin sarebbe sceso dalla cabina avvicinandosi al corpo della vittima. Immediatamente è risalito sul mezzo e si è allontanato. Tuttavia, è stato facilmente identificato grazie alle fotografie di alcuni testimoni. Secondo le indagini condotte dei carabinieri, la motrice non risultava più collegata al rimorchio. Il 20 gennaio gli investigatori hanno eseguito un sopralluogo nella Duveneck, l’azienda tedesca del camionista, dove il tir era custodito. Durante l’analisi del veicolo, sono state rilevate delle deformazioni nelle plastiche in corrispondenza dell’urto con la bici e il corpo del ciclista. Per tentare di coprire le prove, inoltre, il camion era stato lavato con un detergente acido nelle parti interessate.
Il procuratore Lino Giorgio Bruno rende noto che tramite una consulenza tecnica è stato possibile accertare che “il conducente aveva a disposizione una visibilità diretta e indiretta che consentiva di percepire in maniera adeguata la presenza del ciclista sulla carreggiata“. È dunque possibile identificare un comportamento colposo di Rebellin nell’immettersi nella rotatoria. Tuttavia ciò non ricopre alcuna rilevanza rispetto alla causa dell’incidente. Infatti, il ciclista è sempre stato davanti al tir a una distanza sufficiente a poterlo vedere.
Il comandante Provinciale dei carabinieri di Vicenza, Giuseppe Moscati, ha sottolineato che “è stata pienamente riconosciuta la validità dell’attività investigativa svolta dai Carabinieri di Vicenza“, i quali, dal giorno dell’incidente, hanno lavorato senza sosta per riuscire ad arrestare il colpevole. Moscati ha inoltre ringraziato la comunità vicentina, che “ci ha chiesto di fare piena luce su questa tragica scomparsa. Lo dedichiamo anche a loro“.