Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è incappato nuovamente in uno dei suoi lapsus, concludendo un discorso con il tradizionale motto dell’inno britannico, “Dio salvi la regina”. Biden stava tenendo un discorso in Connecticut, quando ha scelto di chiudere il proprio intervento con il motto inglese, peraltro non aggiornata all’ascesa al trono di Carlo III, che ha cambiato l’inno “Dio salvi il re”. Gli ascoltatori sono rimasti perplessi da queste parole, non capendo cosa intendesse e a quale regina si riferisse. Il Presidente, secondo quanto riportato dalla Casa Bianca come giustificazione a questa gaffe ed ennesimo scivolone, avrebbe “fatto un commento con qualcuno tra la folla“.
“Dio salvi la regina”: il lapsus di Biden lascia perplessi gli ascoltatori
Non è la prima volta che Biden commette uno scivolone del genere. Anzi, lapsus ed errori di questo tipo si susseguono da anni, fin da quando ha iniziato la propria campagna elettorale. Il più recente risale al 26 maggio quando, durante l’accoglienza alla Casa Bianca della squadra femminile di basket della Louisiana State University, vincitrice del campionato dei college statunitensi, ha sbagliato il numero delle proprie nipoti, dichiarando che “le vere atlete sono tutte donne” nella sua famiglia. Ad aprile, invece, durante una visita in Irlanda ha confuso gli All Blacks, leggendaria squadra di rugby della Nuova Zelanda, con i Black and Tans, reparto militare britannico che ha avuto un ruolo controverso durante la guerra civile dei Troubles.
E ancora, un anno fa, poco dopo l’inizio della guerra in Ucraina, il Presidente ha confuso il popolo ucraino con quello iraniano: “Putin può circondare Kiev con i carriarmati ma non conquisterà mai i cuori e le anime del popolo iraniano“. Da tempo questi episodi suscitano domande circa le capacità comunicative e cognitive del presidente Biden, tuttavia bisogna ricordare che Biden è balbuziente e talvolta questo lo porta a inciampare sulle parole e a compiere piccoli errori di pronuncia, influendo sulla resa complessiva dei discorsi.