Durante la giornata di ieri, la delegazione di leader africani, guidata dal presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, ha incontrato a Kiev il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, mentre oggi si recherà a San Pietroburgo per discutere di possibili negoziati con il presidente Vladimir Putin. Durante l’incontro di ieri, Zelensky ha espresso il proprio netto rifiuto sulla possibilità di avviare negoziati con la Russia, affermando che “consentire qualsiasi negoziato con la Russia ora che l’occupante è sulla nostra terra significa congelare la guerra, congelare dolore e sofferenza“. Il presidente ucraino, dunque, si è dimostrato disponibile ad aprire tavoli di pace solo quando saranno ritirate completamente le truppe dei russi. Ramaphosa, da parte sua, ha sottolineato che “dovrebbe esserci la pace attraverso i negoziati“.
Ucraina, Zelensky: “No a negoziati prima del ritiro delle truppe russe”
Il team diplomatico di leader africani, giunto in Ucraina e oggi diretto in Russia, sta tentando di portare le due parti in guerra a ridurre la tensione, tuttavia Zelensky per il momento ha escluso la possibilità di colloqui con Mosca. La delegazione africana ha espresso anche le proprie preoccupazioni in relazione ai danni che hanno colpito il continente africano, in seguito all’invasione russa. Il maggiore motivo di crisi è indubbiamente stato l’aumento del prezzo del grano.
Da vari Paesi giungono proposte di iniziative di pace volte alla soluzione del conflitto. La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova a tal proposito ha affermato che alcune delle idee proposte, come quella cinese, sono interessanti e convergono con gli approcci russi. Zakharova ha poi espresso parole di ringraziamento rivolte a tutti coloro che si stanno impegnando in questo senso:
Ribadisco che siamo grati a ogni Paese, a ogni Stato, a ogni personaggio pubblico, visto che molte proposte sono state avanzate personalmente da personaggi pubblici internazionali. Siamo grati a tutti coloro che parlano di pace, che fanno proposte in tal senso e vogliono rendersi utili. Ci sono idee interessanti, che possono funzionare.
La Russia, nel frattempo, continua a essere indebolita da pesanti perdite. Secondo la nuova procedura delineata dal comando di invasione per quanto concerne il trattamento dei soldati russi feriti, solo gli ufficiali sono soggetti all’evacuazione nella Federazione Russa. Il messaggio dello stato maggiore delle forze armate ucraine chiarisce che:
Sergenti e soldati ordinari, indipendentemente dalla gravità e complessità della ferita, sono soggetti a cure nei territori temporaneamente occupati dell’Ucraina. Per garantire l’attuazione di questa decisione, gli invasori stanno aumentando il numero di posti letto nei luoghi adibiti a militari ospedali.
Nel mentre, nel sud dell’Ucraina le forze armate ucraine sono avanzate gradualmente, registrando “un successo tattico”, secondo quanto riporta la viceministra della Difesa ucraina Hanna Malyar. Aggiunge, inoltre, che le “forze di difesa dell’Ucraina continuano a condurre azioni sia offensive che difensive e hanno un successo parziale. Le nostre truppe operano in condizioni di superiorità aerea e di artiglieria del nemico“. La Russia, tuttavia, sulle linee di Berdyansk e Mariupol sta “portando truppe da altre direzioni e aumentando la potenza di fuoco“. Nell’est del Paese, invece, le forze di difesa ucraina “stanno conducendo operazioni sia difensive che controffensive“. A Bakhmut si combatte ancora, ma l’intensità delle ostilità “è leggermente diminuita“.
Ieri il primo lotto di armi nucleari tattiche sarebbe giunto in Bielorussia, afferma Putin; altre armi dovrebbero arrivare prima della fine dell’estate. L’Ucraina è attrezzata, grazie alla proliferazione di missili aerei e al costante sostegno internazionale, ed è in grado di resistere a questa pressione, che si presenta come un “ricatto“. Tuttavia, secondo l’ambasciatore ucraino nel Regno Unito Vadym Prystaiko, si tratta di qualcosa che dovrebbe essere preso “molto, molto sul serio dall’Occidente“. La Casa Bianca, per il momento, non vede però alcun motivo per modificare la propria preparazione nucleare in risposta.