Fabio Scozzoli, capitano della nazionale italiana di nuoto, nonchè campione italiano ed europeo, ha annunciato con un lungo messaggio il suo ritiro
Fabio Scozzoli: il 24 giungo al Settecolli l’ultimo impegno
Fabio Scozzoli, capitano della nazionale italiana di nuoto, nonchè campione italiano ed europeo, gareggerà per l’ultima volta al Sette Colli previsto per il 24 giugno. Quei fatidici cinqua rana saranno l’ultimo show di una carriera di successi purtroppo costellata di brutti infortuni che ne hanno minato il cammino. L’atleta di Lugo, classe 1988, è però troppo giovane per dire addio definitivamente a questo mondo e si prepara già come allenatore e preparatore atletico. Uno dei nostri migliori nuotatori di sempre, con un palmares invidiabile, che in un lunga dichiarazione ha annunciato la sofferta decisione. Questi gli stralci salienti:
“Ho riflettuto tanto perché so che mi mancherà la vita da atleta ma l’ultima operazione è stata grossa e il ginocchio mi sta creando ancora molte difficoltà. I progressi sono talmente lenti che servirebbero ancora almeno sei mesi per tornare al meglio dal punto di vista fisico e a quel punto preparare una stagione intensa come la prossima non avrebbe senso”.
Bisogna essere sinceri con se stessi: il corpo non risponde più
Meglio fermarsi, anche se non pensavo che sarebbe arrivato così in fretta questo momento. Bisogna essere sinceri con se stessi: il corpo non risponde più a certe sollecitazioni e dunque meglio dedicarsi ad altro e cercare di fare il massimo nel nuovo ruolo di preparatore atletico e allenatore. L’anno scorso ho disputato una buona stagione, arrivando a sfiorare la medaglia europea, perché se fossi riuscito a fare tre centesimi in meno nei 50 la medaglia che meritatamente ha conquistato il mio compagno di squadra Simone Cerasuolo nei 50, sarebbe potuta essere mia e avrei chiuso lì la mia carriera. Ci ho riprovato, quando sono andato sotto i ferri sapevo dei rischi che correvo e sapevo che quell’intervento avrebbe potuto porre fine alla mia carriera. E’ stato così e non ho rimpianti”.
Il ricordo più brutto e il momento più bello
“Ai Giochi di Londra è legato il ricordo più brutto e credo di avere capito, a distanza di tanti anni, quale fu il problema. Il momento più bello? L’Europeo di Budapest. Avevo lavorato per salire sul podio nei 100, ma mai avrei pensato di vincere i 50: il tocco sulla piastra, il podio, l’inno, l’emozione, ricordo tutto di quel giorno, è stato il massimo e spero di rivivere ancora emozioni simili da allenatore”.
Una generazione di italiani vincenti
“Posso dire di aver visto nascere e crescere una generazione di italiani vincenti a cui ho cercato soprattutto di dare il buon esempio, di trasmettere la professionalità che ho sempre avuto in vasca e l’amore per il mio lavoro, da cui è partito tutto per il sottoscritto. Spero di averlo fatto con chi si è allenato con me e con chi mi vedeva da fuori: di questo vado fiero. La rana è cambiata tanto da quando ho iniziato. Si è passato da un ideale di efficienza natatoria legato al giapponese Kitajima, un autentico mito per me, fino ad arrivare alla potenza prima di Van der Burgh e poi di Adam Peaty, un marziano per esplosività in acqua. Io ho cercato di cambiare la mia nuotata in funzione dell’efficienza e della necessità del momento, cercando sempre di prestare grande attenzione ai particolari. Il nuoto va avanti, la preparazione cambia tanto e gli atleti ora sono portati al limite, a tal punto che si vedono tanti infortuni, specialmente nella nostra specialità. Ecco nel futuro da preparatore atletico riuscire a studiare una soluzione a questo problema sarebbe molto importante”.