Dopo la morte di Silvio Berlusconi, Forza Italia deve fare i conti con la sua eredità e su chi sarà chiamato a farsene carico, con il capogruppo alla Camera Paolo Barelli che non ha dubbi e vede in Antonio Tajani il nome perfetto per traghettare il partito fino al congresso nazionale.

Barelli vede Tajani come presidente reggente fino al congresso: “Ma deciderà il consiglio nazionale”

La morte di Silvio Berlusconi rappresenta uno spartiacque per Forza Italia, impegnata nella non facile ricerca di un possibile erede.

Nonostante le difficoltà e il lutto, non è un clima disperato quello che caratterizza la conferenza organizzata nella sede di Roma del partito, per segnare le tappe del prossimo futuro. Un clima, dunque, che esclude le voci di possibili diaspore o contrapposizioni tra gli azzurri.

Di questo clima si fa interprete Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera, che sottolinea come la strada da seguire sia sempre quella tracciata da Berlusconi, andando avanti “nel solco dell’indirizzo che Silvio Berlusconi ha dato non soltanto a Forza Italia ma anche alla politica del paese”.

Resta, però, da sciogliere il nodo del nuovo presidente, chiamato a traghettare il partito fino al congresso nazionale. Nomina che spetta al consiglio nazionale, ma sulla quale Barelli ha pochi dubbi. “Personalmente – spiega – ritengo che la persona più autorevole, più vicina a Berlusconi e fondatore di Forza Italia sia Antonio Tajani. Ma deciderà il consiglio”.

Barelli apre all’ingresso di nuovi membri nel partito: “Porte sempre aperte”

Il capogruppo alla Camera dei Deputati specifica che l’iter che porterà al congresso sarà seguito scrupolosamente, come ribadito dallo stesso Tajani in conferenza.

Per quanto riguarda la possibilità che volti nuovi facciano il loro ingresso in Forza Italia, Barelli ricorda come l’insegnamento dello stesso Berlusconi sia sempre stato all’insegna delle “porte lasciate sempre aperte” per la crescita del partito e del paese, a patto che i nuovi arrivati condividano i valori fondanti dello schieramento, e cioè “moderatismo, l’europeismo, l’atlantismo e il liberismo”.

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