Il Trattamento di Fine Rapporto, meglio noto come TFR, è uno degli elementi che incide maggiormente sul benessere finanziario dei lavoratori alla fine di un rapporto lavorativo. Nonostante ciò, la complessità di questo argomento può creare dubbi e incertezze, soprattutto per ciò che concerne le tempistiche di liquidazione, ma soprattutto l’intervento e l’interruzione della prescrizione del TFR. Andiamo a capire cosa dice la legge a riguardo e quali sono i tempi e le modalità di prescrizione di questo trattamento.
Prescrizione TFR: cos’è il TFR secondo il Codice Civile
Prima di addentrarci nel meccanismo di pagamento del TFR, è necessario comprenderne la natura. Secondo l’articolo 2120 del Codice Civile, il TFR è un diritto del lavoratore a una somma di denaro accumulata durante il suo rapporto di lavoro. Questa somma è calcolata aggiungendo, per ogni anno di servizio, una quota non superiore all’importo della retribuzione dovuta per l’anno stesso divisa per 13,5. Di conseguenza, il TFR rappresenta una sorta di stipendio differito, pagabile al momento della cessazione del rapporto di lavoro.
Come e quando richiedere il TFR
Quando si tratta di richiedere il TFR, le regole variano a seconda della natura del rapporto lavorativo. Per i dipendenti pubblici, i termini per la richiesta del TFR sono più ampi, potendo raggiungere fino a 24 mesi. Questi termini sono stabiliti dall’articolo 3 del decreto legge n. 79 del 28 marzo 1997.
D’altra parte, per i dipendenti privati, la situazione è differente. In teoria, il TFR diventa esigibile appena termina il rapporto di lavoro. Tuttavia, la legge non stabilisce un termine preciso per il pagamento del TFR. In queste circostanze, il riferimento principale è il contratto collettivo nazionale (CCNL), che solitamente stabilisce i tempi entro i quali il datore di lavoro deve effettuare il pagamento.
Il ruolo del CCNL nel pagamento del TFR
Il CCNL gioca un ruolo fondamentale nel determinare la tempistica del pagamento del TFR. Ad esempio, i contratti collettivi per Studi Professionali e Commercio e Artigianato stabiliscono che il datore di lavoro deve pagare il TFR entro 45 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro. Allo stesso modo, i CCNL del Terziario, dei Metalmeccanici e delle Telecomunicazioni prevedono un termine massimo di 30 giorni per il pagamento del TFR.
Prescrizione TFR: quando interviene e come evitarla
Un punto cruciale riguarda la prescrizione del TFR. Secondo l’articolo 2948 del Codice Civile, il diritto al TFR si prescrive dopo 5 anni dalla fine del rapporto di lavoro. Tuttavia, ci sono diversi modi per interrompere la prescrizione, tra cui la richiesta stragiudiziale del pagamento del TFR e l’azione giudiziale.
La richiesta stragiudiziale del TFR
La richiesta stragiudiziale del pagamento del TFR è un atto formale attraverso il quale il lavoratore comunica al datore di lavoro la sua intenzione di richiedere il pagamento del TFR. Questa richiesta interrompe il decorso della prescrizione e può essere presentata in qualsiasi momento entro i 5 anni dalla fine del rapporto di lavoro. È importante ricordare che la richiesta deve essere inviata tramite raccomandata A/R o consegnata a mano, affinché sia possibile dimostrare l’invio e la ricezione.
L’azione giudiziale per il TFR
Un’altra opzione per interrompere la prescrizione è l’azione giudiziale. Questa consiste nel proporre un ricorso al giudice del lavoro per ottenere il pagamento del TFR. Una volta avviata l’azione giudiziale, il decorso della prescrizione si interrompe fino alla decisione finale del giudice. Se il datore di lavoro continua a non pagare, allora bisognerà rivolgersi a un avvocato per avere assistenza legale e avviare un’azione giudiziale finalizzata la recupero dei soldi. Con un decreto ingiuntivo, il Giudice Lavoro provvederà a emettere un ordine di pagamento esecutivo, per cui il lavoratore non solo otterrà quanto gli spetta di TFR, ma anche il rimborso delle spese legali.