Dal momento della scomparsa della piccola Kata l’associazione Penelope si è immediatamente posta a fianco di Kathrina e Miguel, i genitori della bimba svanita nel nulla da Firenze il 10 giugno scorso. E, come rassicura la vicepresidente nazionale Annalisa Loconsole, l’associazione continuerà a seguire il caso, nonostante l’avvocato di Penelope abbia ieri rinunciato ad assistere i familiari della piccola a causa di «reiterate influenze esterne» non ancora chiarite.
Nel frattempo la procura di Firenze prosegue le indagini vagliando tutte le piste. L’ipotesi che sembra più accreditata, tuttavia, è quella che vede l’origine della scomparsa in un regolamento di conti tra le diverse bande che gestiscono le occupazioni dell’ex Hotel Astor, dove la bimba viveva con la sua famiglia.
Loconsole (Associazione Penelope): “La piccola Kata è la figlia di tutti noi. Saremo presenti come sempre”
Come di fronte a tutti i casi di scomparsa, l’Associazione Penelope è scesa in campo per supportare la famiglia della piccola Kata, la bimba di cinque anni svanita nel nulla il 10 giugno dall’ex Hotel Astor di Firenze, oggi dismesso e occupato da diverse famiglie di origine peruviana e romena. Sin dalle prime ore della scomparsa, l’Associazione Penelope ha fornito ai familiari della bambina aiuto psicologico e, soprattutto, il supporto legale dell’avvocato Daica Rometta. La stessa, tuttavia, ha fatto sapere ieri di aver rinunciato all’incarico a causa di «reiterate influenze esterne» che avrebbero compromesso il pieno svolgimento del suo mandato.
Il caso della piccola Kata non è però purtroppo l’unico. Secondo il Viminale, in media, in Italia scompaiono circa 47 minorenni al giorno, in prevalenza nella fascia di età 15-17 anni. I numeri che riguardano i piccolissimi sono dunque più esigui, ma non per questo assenti.
La redazione di TAG24 ha parlato del fenomeno con Annalisa Loconsole, vicepresidente nazionale dell’Associazione Penelope che dal 2002 assiste le famiglie e gli amici delle persone scomparse.
Loconsole, ieri l’avvocato Rometta ha rimesso il suo incarico e non seguirà più i genitori della piccola Kata. L’Associazione Penelope continuerà comunque a seguire il caso?
“Noi seguiremo gli eventi, perché Kata è la figlia di tutti. Quando scompare un bambino – come nel caso delle piccole Denise Pipitone e Angela Celentano – tutta la società si mobilita e si interroga. I casi possono essere diversi: pensiamo a quel bimbo che in Toscana è sparito per tre notti. La famiglia viveva isolata e lui si era allontanato da solo in un bosco, dove è stato ritrovato. Allo stesso tempo però i bambini possono essere vittime di adulti deviati, e non solo dal punto di vista psichiatrico e sessuale.
Quindi continueremo a seguire il caso di Kata, ci mancherebbe altro. Questo al di là delle scelte che la famiglia ha ritenuto di fare, libere o non libere che siano state. Sono problemi in cui non vogliamo entrare: la priorità è la bambina”.
Dunque la revoca dell’incarico non è stata una scelta dell’avvocato Rometta, ma della famiglia di Kata?
“No, le cose non stanno proprio così. L’avvocato ha fornito le ragioni nel pieno rispetto deontologico, magari ritenendo fosse venute meno le condizioni”.
Può spiegarci il tipo di supporto che offre l’Associazione Penelope nei casi di scomparsa?
“Noi ci occupiamo di scomparse a 360°, sempre. Per questo affianchiamo le famiglie che desiderano il nostro supporto dai primissimi momenti in cui si verifica la scomparsa. Può accadere sia l’associazione a contattare la famiglia o viceversa. Il nostro supporto consiste nel mettere a disposizione non solo un aiuto psicologico, ma anche e soprattutto una rete legale che collabora con Penelope gratuitamente. La nostra associazione è fatta di tanti professionisti in grado di offrire aiuto anche quando si rendano necessari dei rilievi tecnici, soprattutto se si profila l’ipotesi che la scomparsa sa riconducibile a un reato”
Il caso della Kata ricorda all’opinione pubblica i casi di Denise Pipitone e Angela Celentano. Ma quanti bambini scompaiono in Italia?
“Possiamo tracciare il fenomeno delle scomparse, e in particolare dei minori, dal 1 gennaio 1981. In quell’anno, infatti, è nata la Banca dati per le persone di cui si sono perse le tracce. I casi precedenti a quella data, invece, sono emersi invece grazie al nostro lavoro insieme alle famiglie e a Chi l’ha visto. Ci sono diversi casi mai risolti in tante regioni di Italia. Per alcuni di questi neanche abbiamo trovato i fascicoli penali, ma fascicoli archiviati in cui magari i bambini scomparsi venivano inseriti come «di strada». I casi però purtroppo esistono”.
Non sempre la scomparsa di un minore arriva sui media?
“Esatto, o magari passano gli anni senza novità e dunque questi bambini vengono dimenticati. Pensi ci sono casi che vanno avanti dal dopoguerra. Da quegli anni è cambiata la mentalità: le famiglie, quando capitava una disgrazia, tendevano a vivere il dolore nelle quattro mura domestiche. Il fatto che ora esca la notizia è un fatto culturale nuovo.
Oggi i bambini sono sempre accompagnati, ma noi ricordiamo sempre alle famiglie di seguire i bambini. Anche perché oggi, tra media e social, ci sono purtroppo più stimoli per le persone che hanno devianze mentali e sessuali.
Queste cose accadono ovunque: pensiamo ai bambini che vengono presi sulla spiaggia, o che comunque rischiano di essere prelevati. O alle mamme che, nel secondo in cui scaricano le buste della spesa nella macchina, si vedono sottrarre il passeggino. Questi fatti accadono, anche se magari il pericolo viene scampato o in brevissimo si arriva a una soluzione”.