Ci sono novità sul caso della bambina scomparsa a Firenze: stando alle ultime notizie, i genitori sarebbero stati trasferiti in una “località segreta” e le loro dichiarazioni secretate. Nelle scorse ore sono stati ascoltati a lungo dai pm. Al termine dell’interrogatorio, avvenuto negli uffici della Procura, il legale che li assisteva, l’avvocata Daica Rometta, avrebbe rinunciato all’incarico. Si potrebbe finalmente essere vicini ad una svolta.
Bambina scomparsa a Firenze, le ultime notizie: l’interrogatorio dei genitori, poi trasferiti
Gli inquirenti che lavorano al caso della piccola Kata, la bimba di 5 anni di cui si sono perse le tracce nel pomeriggio del 10 giugno scorso, avevano chiesto di poter sentire i suoi genitori, in Procura, per mettere fine al giro di testimonianze raccolte negli scorsi giorni. Un incontro dal quale potrebbero essere emersi nuovi dettagli, per esempio sull’uomo con il giubbotto senza maniche ritenuto un possibile sospetto dal padre.
A farlo pensare è il fatto che, una volta terminato l’interrogatorio, i due – che negli scorsi giorni hanno entrambi tentato il suicidio – siano stati trasferiti dall’ex hotel Astor in una “località segreta“, con il sostegno dei servizi sociali, insieme alla famiglia dello zio di Kata. Il legale che li assisteva per conto dell’Associazione Penelope, l’avvocata Daica Rometta, che da anni si batte per i diritti delle persone scomparse, avrebbe intanto rinunciato all’incarico.
Potrebbe trattarsi di un segno che le indagini potrebbero essere vicine ad una svolta. Anche perché gli inquirenti avrebbero prelevato il Dna della bambina da uno spazzolino da denti trovato nel bagno della stanza in cui alloggiava, nel quartiere Novoli. L’ipotesi – non confermata – è che possa servire per un confronto.
Sempre più papabile la pista del rapimento
L’allontanamento dei genitori della bimba dallo stabile occupato abusivamente sembrerebbe confermare la pista di un rapimento per ritorsione nell’ambito di un regolamento di conti tra bande rivali. Sembra infatti che, all’interno dell’edificio, il clima fosse tutt’altro che sereno, per via di alcuni affari legati agli affitti delle stanze.
Affari che, nelle settimane immediatamente precedenti alla sparizione della bambina, sarebbero più svolte sfociati in discussioni e aggressioni. Restando lì, come aveva ipotizzato l’avvocata Rometta, i genitori di Kata avrebbero potuto interferire con le indagini. È solo una supposizione. Il loro trasferimento potrebbe infatti essere legato anche ad altro.
Le ipotesi sulle modalità del sequestro
Su come la bambina possa essere fatta uscire dallo stabile, dal momento che nessuna delle telecamere di sorveglianza installate nei pressi dell’edificio l’ha ripresa, ci sono diverse ipotesi. Secondo La Stampa, quella più accreditata è che possa essere stata nascosta in un trolley o una borsa e caricata nel bagagliaio di un’auto.
Almeno una volta alla settimana qui davanti all’occupazione arriva un furgone che carica valigie e altro da portare oltreconfine – aveva raccontato un residente al Messaggero -. A farlo sono soprattutto gli occupanti romeni e albanesi.
Ci sarebbe, poi, la pista di alcuni locali che confinano con un altro stabile, dove i cani molecolari avevano fiutato delle tracce della ragazzina. I presunti rapinatori avrebbero potuto farla uscire da lì, sull’esterno del cortile dove era stata vista giocare per l’ultima volta attorno alle 15 del pomeriggio. Era stata la mamma, dopo essere rincasata dal lavoro, a lanciare l’allarme.
La denuncia di sparizione, però, era stata presentata solo verso le 20 di sera. Per giorni gli inquirenti hanno perlustrato – senza sosta – i locali dell’ex hotel, senza risultati. È improbabile, quindi, che si trovi ancora lì. Sono tanti gli interrogativi senza risposta, a cui si cerca di rispondere. La sensazione, però, è che con il passare dei giorni (oggi è il settimo dalla scomparsa), ci si stia man a mano avvicinando alla verità.
L’avvocato Daica Rometta, che rappresentava la mamma della piccola Kataleya, ha rinunciato all’incarico per “continue interferenze esterne”. Per sapere il perché abbiamo intervistato Annalisa Loconsole, presidente dell’associazione Penelepe, di cui iegale fa parte.