Il ministro della Giustizia “ancora una volta, mostra di avere una conoscenza approssimativa e incompleta (e quindi sbagliata) di istituti stranieri e di volerli introdurre nell’ordinamento italiano”: a parlare così è stato oggi, venerdì 16 giugno 2023, Piercamillo Davigo, commentando la riforma Nordio. È al giornale Il Fatto Quotidiano che l’ex magistrato e saggista italiano ha affidato la sua riflessione. Una riflessione in cui ha criticato fortemente le ultime notizie riguardo alla riforma della giustizia.

Piercamillo Davigo: “Riforma Nordio? In Usa sistema simile ma…”

L’ex Presidente della II Sezione Penale presso la Corte suprema di cassazione ed ex membro togato del Consiglio superiore della magistratura ha espresso il suo parere oggi, venerdì 16 giugno 2023. Ha ricordato che all’interno ddl sulla riforma della Giustizia arrivato a Palazzo Chigi è contenuta, tra le altre cose, anche l’idea di invitare un soggetto sotto indagini per interrogarlo e scegliere se procedere con una misura o meno.

Sulle pagine del quotidiano si legge:

Nel disegno di legge che il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare c’è la trovata di convocare la persona sottoposta a indagini per interrogarla ai fini di decidere sull’emissione di una misura cautelare di custodia in carcere o agli arresti domiciliari, prima di emettere tale misura.

L’ex magistrato ha precisato che un sistema simile è già presente da un’altra parte del mondo: negli Usa. Ha scritto:

Effettivamente un simile istituto è presente negli ordinamenti processuali degli Stati Uniti d’America (dovendo peraltro sempre tenere presente che lì operano 52 ordinamenti processuali: uno per ogni Stato che compone l’Unione, uno federale ordinario e uno federale militare).

Si prosegue poi con il viaggio di un magistrato italiano degli States. Magistrato che osservò tale procedura e rimase stupito:

Egli assistette e quando gli dissero che un imputato sarebbe stato convocato per decidere se arrestarlo mi raccontò di aver espresso il suo stupore chiedendo al giudice americano: “Ma quello viene?”. La risposta del giudice fu: “Ci mancherebbe che non si presentasse!”

Il commento di Davigo sulla Riforma Nordio

L’ex magistrato italiano ha continuato poi la sua riflessione su Il Fatto Quotidiano specificando che tra il nostro Paese e gli Usa ci sono delle differenze nette. Differenze che non bisogna assolutamente sottovalutare, cosa che sembra essere stata fatta invece, seconda Davigo, da Nordio.

Nella domanda e nella risposta ci sono le differenze fra le due realtà, italiana e americana. Anzitutto negli Stati Uniti esiste il reato di oltraggio alla Corte, che è integrato anche dal fatto di non presentarsi innanzi al giudice se convocati. In secondo luogo, negli Usa, i latitanti sono merce rara.

E qual è il motivo? In America, come ha ben spiegato Davigo, per le felony (che equivalgono, in Italia, ai delitti), il processo ha inizio sempre con l’arresto del soggetto imputato. Se poi la Polizia ritiene che sussista il reato (con indizi fondati), procede con l’arresto. In seguito il pubblico ministero lo presenta davanti al giudice per la convalida dell’arresto.

Piercamillo Davigo ha continuato poi con una precisazione, ovvero che gli agenti non arrestano le persone solo in fragranza di reato o quando sussiste il pericolo di fuga (cosa che invece avviene nel nostro Paese). La Polizia procede con la misura

ogni volta che ritiene esistano fondati indizi, a prescindere da qualsiasi esigenza cautelare. Il giudice, quando convalida l’arresto, scarcera su cauzione gran parte degli arrestati. Può capitare, in rari casi, che la Polizia non abbia rilevato i fondati indizi o non abbia trovato l’imputato.

Poi si legge ancora:

In tali casi il pubblico ministero cita l’imputato dinanzi al giudice per decidere il suo arresto. Si tratta quindi di ipotesi residuali e rare. Ma perché i latitanti sono merce rara? Quando uno viene arrestato è difficile che abbia con sé denaro per pagare la cauzione. Esistono società specializzate che anticipano il denaro facendo sottoscrivere un contratto con il quale l’imputato si impegna a pagare gli interessi e a presentarsi al processo.

Proprio con questo contratto però, ha precisato Davigo, secondo una giurisprudenza che risale alla prima metà dell’Ottocento l’imputato, di fatto, cede i propri diritti costituzionali a quella società. Dunque se egli non si presenta al processo, diventando così latitante, può essere cercato dai membri della società. Davigo ha, a questo punto, raccolto un altro dato interessante.

I dipendenti di società private che effettuano questi arresti trovano oltre il 70% dei latitanti, sicché le forze di polizia si concentrano sul residuo 30%, trovandone gran parte.

Davigo: “In Italia le latitanze durano decenni”

Piercamillo Davigo ha proseguito poi con un ricordo personale, che però ben si collega alla riforma della Giustizia voluta dal ministro di via Arenula. Ha raccontato di aver visto con i suoi occhi un particolare avvenimento.

Io stesso ebbi modo di constatare personalmente come ciò avveniva quando all’aeroporto di San Francisco vidi un privato che si accingeva a salire su un aereo conducendo una persona ammanettata ed esibendo copia del contratto per giustificare il trasporto di una persona ammanettata.

Sempre sulle pagine de Il fatto Quotidiano di oggi, venerdì 16 giugno 2023, si leggono altre considerazioni sulla realtà italiana.

Qui i latitanti sono numerosi e talvolta vi sono latitanze che durano decenni. Ora, nel progetto del ministro Nordio, quella che negli Usa è una procedura eccezionale e residuale diventa ordinaria, per i reati “salvo che sussista taluna delle esigenze cautelari di cui all’articolo 274, comma 1, lettere a) e b), oppure l’esigenza cautelare di cui all’articolo 274, comma 1, lettera c), in relazione a uno dei delitti indicati nell’articolo 407, comma 2, lettera a), o nell’articolo 362, comma 1-ter, ovvero a gravi delitti commessi con uso di armi o con altri mezzi di violenza personale.

Va da sé che, con l’eccezione del pericolo di inquinamento delle prove e di pericolo di fuga (ma questo consente il fermo da parte della polizia giudiziaria), la procedura che si vorrebbe introdurre opererà verso tutti i soggetti che svolgono abitualmente attività illecite (come borseggiatori, scippatori, spacciatori di sostanze stupefacenti ecc.), tranne le ipotesi più gravi, per lo più di criminalità organizzata e terrorismo.

Infine Davigo ha concluso la sua critica facendo emergere quello che era il suo pensiero sin dall’inizio, ovvero che il sistema utilizzato negli Usa, secondo lui, non va bene anche per il nostro Paese.

E pensare che ovunque (e apparentemente anche in Italia) la destra chiede e promette legge e ordine!