Sergio Mattarella lancia l’ennesimo monito: “l’articolo 104 della Costituzione riconosce all’ordine giudiziario l’autonomia e l’indipendenza da ogni altro potere. Sono presidi indiscutibili attraverso i quali la giurisdizione può assicurare, senza condizionamenti, l’imparziale applicazione della legge”.

Giustizia, il monito di Mattarella al Governo

Una sottolineatura che a prima vista sembra scontata ma che oggi, da parte del presidente della Repubblica nonché del Consiglio superiore della magistratura, si trasforma in un confine invalicabile. Sì, perché il capo dello Stato ha parlato al Quirinale ai giovani magistrati a poche ore dalla presentazione al Consiglio dei ministri di una riforma della Giustizia epocale. Un testo lungamente pensato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio ed anche condiviso a più riprese con gli uffici del Quirinale che non hanno mancato di offrire critiche e suggerimenti in quella che si definisce la “moral suasion” del Quirinale.

Per queste ragioni è prevedibile che dalla Presidenza della Repubblica non ci saranno – a meno di sorprese dell’ultima ora nel testo che uscirà dal Cdm – dinieghi al cammino dell’iter del provvedimento che peraltro è sotto forma di un disegno di legge. E che comunque i tecnici del Colle si riservano di studiare con attenzione. Il presidente anticipa l’ufficializzazione del testo con un discorso in punta di diritto nel quale di fatto garantisce che l’autonomia e l‘indipendenza delle toghe non è in discussione. Insomma, un messaggio forte e chiaro all’indirizzo del governo in caso qualcuno intendesse “approfittare” della riforma.

I richiami alla Magistratura

Chiarito ciò Mattarella si concentra su una serie di richiami ai magistrati che hanno l’obiettivo di non far perdere credibilità alla categoria, condizione ancora più importante in tempi di riforme radicali. Il capo dello Stato chiede quindi, in rapida successione, che si mantenga “una costante e rigorosa attenzione ai comportamenti dei suoi singoli componenti”; di stare lontani da ogni “individualismo giudiziario” e da “tesi precostituite”; e soprattutto di mantenere una “assoluta sobrietà personale” al fine di evitare “il rischio di apparire condizionabili o di parte”. Il presidente conclude con un invito alla modestia e “all’ascolto”, aspetto indispensabile per “poter ponderare la decisione” perchè “le migliori decisioni maturano all’esito di un ampio confronto”.