Se il carcere deve essere rieducativo, lo Stato italiano non è educato con i suoi detenuti. Troppi prigionieri, pochi posti. Una lunga striscia di sangue macchia le case circondariali italiane, proveniente dai carcerati che si sono tolti la vita tra le sbarre. Il quadro che dipinge il Garante delle carcere è preoccupante e impietoso.

Carceri, i numeri del garante Marco Palma

In sette anni i detenuti sono aumentati quasi di 2.500 unità a fronte di 1000 posti aggiuntivi creati nelle carceri. Cioè siamo passati dai 54.653 del 31 dicembre 2016, quando iniziò il ‘regno’ del garante Mauro Palma, ai 57.230 del 1° giugno scorso. Anche le donne sono aumentato, passando dai 2.258 di sette anni fa alle 2.504 di oggi. Il tutto per circa 51mila posti. Ma l’allarme non è dato solo dall’aumento dei carcerati, quanto anche – e forse soprattutto – dal crescente numero di persone che in carcere si tolgono la vita. Sono 30 i suicidi accertati sino a oggi, senza contare le 12 morti ancora da accertare.

Questi i numeri contenuti nella relazione annuale al Parlamento del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà, Mauro Palma, che aggiunge:

“La capienza, già allora carente, è aumentata nell’arco dei sette anni soltanto di mille posti regolamentari. Due dati indicano mutamenti: la percentuale delle persone straniere in carcere è diminuita dal 34 al 31,2%; particolarmente diminuita, e questo è un dato positivo, è la percentuale di coloro che sono in carcere senza alcuna condanna definitiva, passando dal 35,2 al 26,1% nel corso di questi anni”.

Su un altro numero bisognerebbe anche interrogarsi per capire se la strada intrapresa sia quella giusta. Secondo le valutazioni del Garante, resta alto il numero delle persone che devono scontare in carcere pene dall’1 ai 2 anni per reati minori. Sono oltre 4mila e le carceri non hanno neppure il tempo di avviare un progetto rieducativo, che già riescono. Per poi rientrare dopo qualche mese o anno. Questo perché sono spesso persone marginate e fragili, che dovrebbero stare in “strutture diverse” legate al territorio.

“Resta alto, ed è andato aumentando, il numero di persone ristrette in carcere per scontare condanne molto brevi: 1551 persone sono oggi in carcere per scontare una pena, non un residuo di pena, inferiore a un anno, altre 2785 una pena tra uno e due anni. È evidente che una struttura complessa quale è quella carceraria non è in grado di predisporre per loro alcun progetto di rieducazione perché il tempo stesso di conoscenza e valutazione iniziale supera a volte la durata della detenzione prevista”.

“Non solo, ma questi brevi segmenti di tempo recluso sono destinati a ripetersi in una sorta di serialità che vede alternarsi periodi di libertà e periodi di detenzione con un complessivo inasprimento della propria marginalità. La loro presenza in carcere, quindi, interroga il nostro tessuto sociale: sono vite connotate da una marginalità che avrebbe dovuto trovare altre risposte, così da diminuire l’esposizione al rischio di commettere reati”.


Per il Garante, dunque, è arrivato il tempo di

“agire per togliere al carcere ciò che non è possibile che rientri nella sua capacità di azione. Per tali fragilità e conseguenti reati di minore rilevanza che determinano pene molto basse, occorre prevedere strutture diverse con un legame molto più denso con il territorio“. 

“Allarme suicidi, 30 casi da inizio anno”

L’alto numero dei suicidi mostra un quadro di fragilità individuale che pesa sulla società e sullo Stato. Il carcere dovrebbe essere un posto rieducativo per consentire a chi ha sbagliato di potersi reinserire nella società. Mentre spesso, troppo, la società non la rivede più, perché il detenuto si toglie la vita. E questo può essere visto come un fallimento di una società democratica.

“A nessuno può sfuggire la rilevanza che nell’ultimo anno e in quello attuale ha assunto il numero di suicidi delle persone ristrette. Oggi, il numero di persone detenute che hanno scelto di togliersi la vita è già salito a 30 con in più altri 12 decessi per cause da accertare, alcuni dei quali attendibilmente classificabili in futuro come suicidi, mentre scorre la ventitreesima settimana dell’anno”.

Rileva il Garante nazionale Palma, sottolineando come emerga

“un quadro di fragilità individuali che interroga noi, la società esterna, anche più che l’Amministrazione penitenziaria. Perché spesso sembra essere la funzione simbolica dell’essere approdati in quel luogo, il carcere, a costituire un fattore determinante per tali decisioni estreme: è quella sensazione di essere precipitato in un ‘altrove’ esistenziale, in un mondo separato, totalmente ininfluente o duramente stigmatizzato anche nel linguaggio dei media e talvolta anche delle istituzioni, che caratterizza il luogo dove si è giunti, a essere determinante”. 

Marotta (Avs): “Quadro estremamente preoccupante”

Dall’opposizione arrivano grada di preoccupazioni per la situazione fotografata dal garante Palma. Claudio Marotta, capogruppo Avs in Regione Lazio, parla di un “quadro estremamente preoccupante”.

“La relazione puntuale del Garante mette in evidenza alcuni aspetti inquietanti come l’alto numero dei suicidi all’interno delle carceri italiane e il bassissimo livello di istruzione e in molti casi addirittura di analfabetismo. Nelle strutture mancano inoltre progetti rieducativi per chi deve scontare la propria pena per un periodo breve, contravvenendo a quanto imposto dalla nostra Costituzione che sottolinea come questa condizione sia fondamentale per il reinserimento nella società del detenuto“.

Come se non bastasse, a tutto ciò si aggiunge anche il problemi già “ampiamente denunciati” come :

“il sovraffollamento all’interno degli istituti penitenziari, le scarse condizioni igieniche, la carenza di servizi sanitari e di personale oltre alle situazioni di degrado, violenza e addirittura tortura di cui spesso purtroppo ci raccontano le cronache. Ancora una volta quindi lanciamo un appello al Governo affinché la relazione del Garante non resti inascoltata e si conferisca al tema l’attenzione che merita”.

Gli fa eco la senatrice Ilaria Cucchi, Avs, che parla di parla di una situazione “drammatica” e di

“85 suicidi nello scorso anno, 5mila persone con obbligo scolastico non completato, 632 persone internate nelle attuali 31 Rems e 675 persone in lista d’attesa (di queste, 42 illegalmente recluse in carcere, senza titolo detentivo). Le carceri sono dei luoghi terribili, anzi parlerei di ‘non luoghi’”.

La senatrice lancia poi un affondo all’esecutivo della Meloni e parla di un “tema carceri” ancora scomodo:

“Il tema delle carceri continua ad essere scomodo e per questo non viene mai messo tra le priorità del nostro Paese, ma non può più essere rinviato. Esprimo enorme preoccupazione per quello che succederà da oggi in poi e mi auguro che il nuovo garante abbia la stessa determinazione che ha avuto Mauro Palma, ma sono estremamente preoccupata per quello che ci aspetterà in futuro, in termini di rispetto della dignità della persona”.

Intanto, il Pd ha invece annunciato che domani, 16 giugno, una sua delegazione composta da Debora Serracchiani, Sandro Ruotolo e Marco Sarracino, visiterà il carcere minorile di Nisida a Napoli.