Nick Kyrgios, il tennista australiano di origini greche e malesi, nell’ultimo episodio della serie Netflix ‘Break Point’ ha confessato di aver pensato al suicidio dopo il torneo inglese
Kyrgios: “Dopo Wimbledon 2019 ho pensato al suicidio”
“Break Point” è una serie disponibile su Netflix. I protagonisti sono”i migliori giocatori del circuito tennistico durante un intero anno di sfide intorno al mondo per i quattro tornei del Grande Slam, inclusi l’ATP e il WTA”, intenti “a seguire un gruppo eterogeneo di tennisti dentro e fuori dal campo mentre si sfidano in estenuanti slam nella speranza di vincere la finale e realizzare il sogno di conquistare il primo posto nelle classifiche mondiali”.
La prima parte della docu serie è composta di cinque episodi, tra cui spicca anche il nostro Matteo Berrettini: “The Maverick”, “Take the Crown” , “California Dreaming”, “Great Expectations”, “King of Clay”. Il primo episodio, “The Maverick”, l’outsider, vede come protagonista proprio il bad boy Nick Kyrgios. Genio e sregolatezza, come nelle più celebri e amate narrazioni sportive. Uno sportivo che può vantarsi – unico insieme a Lleyton Hewitt – di aver battuto la Santissima Trinità del tennis Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djoković e di trionfi – insieme al Thanasi Kokkinakis – quali gli Australian Open 2022.
Gli episodi di “Break Point” iniziano con le inquadrature sugli spalti, i dettagli sui giocatori, le loro parole, istanti rubati ai momenti più intensi delle loro sfide. Confessioni e riflessioni, sentimenti, ansie e paure. Lacrime e urla di gioia. La prima puntata incentra è su Nick Kyrgios, definito nella stessa da Berrettini come uno dei più grandi dell’ultima generazione. Un parere condiviso da un certo John McEnroe. La camera ci porta inizialmente al Wimbledon Park, in concomitanza degli Australian Open. Poi a ritroso parte la sua storia. Ad un certo punto la narrazione si focalizza sui punti oscuri della sua carriera, la pressione, gli sfoghi di rabbia del greco fino al soprannome di “cattivo ragazzo”. Il tutto deflagrato dopo la sconfitta contro Nadal al secondo turno.
“Dopo Wimbledon 2019 ho pensato al suicidio. Ho bevuto alcolici, mi sono drogato, ho preso le distanze dalla mia famiglia e dai miei cari. Ho perso a Wimbledon e quando mi sono svegliato mio padre stava piangendo, seduto sul mio letto. Quello è stato il clic, mi sono detto ‘Ok, non posso continuare così’. Sono finito in un reparto psichiatrico a Londra per risolvere i miei problemi. Avevo pensieri suicidi, non volevo più alzarmi e ritrovarmi a giocare da solo davanti a milioni di persone. Ora però mi sono ripreso completamente nella giusta direzione”.
Kyrgios: “Questa vita è bella”
Eppure chi segue il tennista sa che qualche tempo fa, sul proprio profilo Instagram, Kyrgios aveva pubblicato un post incentrato sulla sua condizione ai tempi:
“Questa ero io tre anni fa agli Australian Open. La maggior parte darebbe per scontato che stavo bene mentalmente o che mi stavo godendo la vita… è stato uno dei miei periodi più bui. Se guardi da vicino, sul mio braccio destro puoi vedere il mio autolesionismo. Avevo pensieri suicidi e stavo letteralmente lottando per alzarmi dal letto, figuriamoci per giocare davanti a milioni di persone. Ero solo, depresso, negativo, abusavo di alcol, droghe, allontanavo la famiglia e gli amici. Mi sentivo come se non potessi parlare o fidarmi di nessuno.”
Poi sempre nel medesimo scatto, continua rivolgendosi a chi ha bisogno di aiuto:
“Per favore, non sentirti solo, se ti sembra di non poter parlare con nessuno, io sono qui, contattami. Sono orgoglioso di dire che mi sono completamente trasformato e ho una visione completamente diversa di tutto, non do un momento per scontato. Voglio che tu sia in grado di raggiungere il tuo pieno potenziale e sorridere. Questa vita è bella.”