Gli interrogativi su cosa sarebbe potuto accadere ad una Forza Italia privata della guida di Silvio Berlusconi sono sempre esistiti. Certo questi ragionamenti – vuoi per scaramanzia, vuoi per l’impressione che il Cavaliere fosse di acciaio – sono sempre stati rimandati. Da lunedì, tuttavia, la questione non è più posticipabile. La morte di Silvio Berlusconi cambia, infatti, l’intero scenario politico non solo per il suo partito, ma per tutto il centrodestra italiano.
Francesco Giro: “Dopo Silvio Berlusconi Forza Italia può avere ancora un ruolo nel centrodestra”
Con la morte di Silvio Berlusconi Forza Italia perde il suo unico ed eterno leader, colui che ha permesso l’avvio di un’avventura politica destinata a giocare un ruolo di primo piano nel Paese per oltre trenta anni. Superato il momento del lutto – solo ieri i funerali di Berlusconi in piazza Duomo – il partito forzista dovrà decidere ora quale futuro percorrere per non disperdere l’eredità politica del suo fondatore.
E così, mentre il partito di Berlusconi riflette e cerca la sua strada, il Paese continua a discutere sulla figura di Silvio Berlusconi, tentando di fare i conti con il lascito di una personalità che, al di là di ogni giudizio, ha influito come pochi sullo sviluppo del sistema politico e culturale italiano.
Per conoscere ancora meglio Berlusconi e, soprattutto, per capire quale futuro si prospetta per Forza Italia, la redazione di TAG24 ha raggiunto Francesco Maria Giro, la cui lunghissima carriera politica in FI – senatore, sottosegretario, segretario, consigliere regionale e molto altro – è stata segnata dalla strettissima vicinanza al Cavaliere.
Francesco Giro, cosa ha rappresentato Silvio Berlusconi per lei?
“Berlusconi era come lo descrivono in molti. Era infatti una persona molto generosa ed empatica che curava molto i rapporti con i suoi collaboratori. Io l’ho conosciuto casualmente nel 1995, dopo il ribaltone che portò alla caduta del suo Governo. Una persona che lo conosceva gli fece infatti il mio nome segnalandogli le mie capacità di scrittura. Lui mi mise subito alla prova e dopo una settimana fui assunto. In pochissimo cambiai vita e lo seguii a palazzo Grazioli, dove mi diede un ufficio. Da lì iniziò la mia carriera politica. In molti in queste ore hanno testimoniato come Berlusconi cambiò la vita a tanti. Era in grado di trascinare le persone e di trasformarle, coinvolgendole in nuove avventure”.
Che persona era Silvio Berlusconi?
“Berlusconi era un carismatico naturale. Una volta mi disse: «io sono un costruttore». E io, che lo chiamavo Dottore, gli dissi che era davvero così, d’altronde aveva costruito televisioni. Sa cosa mi rispose? «Ma quali televisioni! Io ho costruito città!». Berlusconi curava nei dettagli tutto ciò che realizzava. Era un carismatico naturale, e come tutti i carismatici naturali aveva la capacità di cambiare le situazioni e di trasformare le cose e le vite delle persone. Quelli come lui non lasciano eredi. Per caso De Gaulle, Churchill e Napoleone hanno avuto eredi? No. Parliamo di personalità uniche che trapassano gli eventi, le persone e le moltitudini.
Berlusconi era un personaggio fatto così, molte delle cose che raccontava erano incredibili nel vero senso della parola. Poi però si scopriva che erano vere, perché era davvero capace di tutto. Le sue erano vere e proprie caratteristiche genetiche. Io l’ho conosciuto e posso dire che era un lavoratore instancabile che studiava tutto a tavolino. Non lasciava nulla all’improvvisazione.
La sua intelligenza era formidabile. Non a caso si era circondato delle migliori intelligenze di quegli anni: Ferrara, Pera, Urbani, Baget Bozzo, Colletti, Vertone”.
Ci racconta un aneddoto?
“Berlusconi riceveva a palazzo Grazioli, continuamente, tantissimi regali. Naturalmente c’era un team di persone che curava i ringraziamenti. Ricordo la stanza adibita alla custodia dei regali: era colma di cose che arrivavano fino al soffitto. Noi scrivevamo i bigliettini, ma lui poi li stravolgeva con la sua inventiva, arricchendoli con la sua creatività”.
Anche il presidente Berlusconi era solito fare dei pensieri alle persone, non è vero?
“Sì, lui faceva dei regali a tutti i suoi collaboratori a ogni festa “comandata”. Alle signore faceva dei gioielli, per gli uomini era classico l’orologio o la cravatta Marinella. Berlusconi era fatto così. Ogni regalo veniva poi catalogato e inserito in un database, così da evitare ripetizioni nei doni degli anni successivi”.
Lei ha già detto che una personalità come Berlusconi non lascia eredi. Cosa lascia però il Cavaliere al centrodestra?
“Il lascito principale di Berlusconi è l’aver creato il bipolarismo in Italia. È un riconoscimento che arriva anche dagli avversari. Attenzione, non il bipartitismo, che forse era il traguardo a cui lui ambiva, con un partito conservatore e uno progressista come nel modello statunitense. Però dopo quasi cinquanta anni di Prima Repubblica dominata dal partitismo – e dunque dal trasformismo – Berlusconi diede una scossa. In pochi mesi creò il partito che fu per anni alla guida del centro e del centrodestra.
Oggi viviamo una fase storica in cui emerge indubbiamente la personalità di Giorgia Meloni. Possiamo dire che lei abbia beneficiato della rivoluzione compiuta da Berlusconi nel 1994. Ora lei può raccogliere il testimone di questa eredità, come deciso dagli elettori che hanno scelto FdI. Forza Italia però può avere ancora la responsabilità di rappresentare la gamba centrista del centrodestra.
A guardare bene Meloni ha già portato il suo partito nei conservatori europei, in una costellazione che è composta da tanti partiti di centro. Potrebbe ora fare la stessa cosa in Italia, portando il suo partito verso posizioni più moderate. Al momento non intravedo la possibilità che Fratelli d’Italia annetta Forza Italia. Ma sicuramente FI si dovrà confrontare fortemente con il partito di Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio, forse, potrà poi avere la forza di far evolvere il suo partito verso un orizzonte già indicato dall’esperienza berlusconiana”.
Lei è dunque fiducioso sul futuro di Forza Italia, anche senza Silvio Berlusconi?
“Forza Italia deve conservare la sua identità di partito cattolico, liberale ed europeista. Diciamo che l’obiettivo può essere duplice e non contraddittorio.
Nel primo obiettivo si rafforza il partito per portare Forza Italia a crescere di nuovo, superando le difficoltà degli ultimi anni e puntando su una classe dirigente giovane che già c’è. Nel secondo obiettivo invece ci si prepara a un dialogo molto stretto con Meloni e si avvia un progetto di partito unico. D’altronde queste erano le intenzioni di Berlusconi quando fondò il Popolo della Libertà. Il fatto che quel progetto sia tramontato non significa infatti non possa oggi rinascere.
Meloni è una donna che ha mostrato coraggio, lungimiranza e forza intuitiva. Magari potrebbe essere la nuova Thatcher o la nuova Merkel. O magari un misto fra le due”.
Cosa dovrebbe preservare la Meloni dell’eredità di Berlusconi?
“Il bipolarismo è ciò che deve essere preservato. Guardiamo ai tentativi del Terzo polo, falliti miseramente. O all’onda grillina che si è esaurita dopo dieci anni. Questi tentativi dimostrano che il bipolarismo è la direzione su cui continuare a lavorare. Tutto il resto è sempre evaporato”.
Occhetto ha detto che Berlusconi è il padre del populismo, non del bipolarismo. Che ne pensa?
“Penso che questo lo dica Occhetto. Che poi lui non era quello che aveva inventato la «gioiosa macchina da guerra»? Anche lui mi pare abbia usato argomenti suggestivi. Come hanno fatto tutti d’altronde.
Quello che conta è governare, e Berlusconi ha governato a lungo cambiando tanto il centrodestra quanto il centrosinistra. Anche la sinistra è infatti cambiata molto in questi anni, perché inseguendo Berlusconi ha nei fatti dovuto modificarsi, evolvendo e involvendo. La presenza di Berlusconi li ha costretti a cambiare pelle. Per questo è stato un leader che, pur non avendo eredi, lascia oggi un progetto politico importante: chi avrà le forze di raccogliere questo testimone andrà avanti, gli altri si fermeranno. E poi, alla fine, decide sempre il popolo”.
Ha trovato significativo che l’ultimo video girato da Berlusconi fosse un appello agli elettori?
“Sì. Nel video prima delle amministrative invitava i cittadini a partecipare, a decidere, a essere protagonisti. Berlusconi è stato un grande motivatore, tanto di squadre di calcio quanto di popolo”.