Il maggiordomo non lo aveva, ma la tata sì. Ed è stata lei a uccidere il pensionato che doveva accudire. La svolta è arrivata a poco più di un anno e due mesi dal delitto, quando la donna, insieme al compagno, avevano fatto fuori Luigi Panzieri, un 86enne di Guidonia Montecelio, per derubarlo di tutti i suoi averi.
Il cadavere dell’uomo era stato rinvenuto nella prima mattinata del 6 aprile del 2022, all’interno di casa sua a Colleverde, una frazione di Guidonia Montecelio. Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dalla Squadra mobile della Polizia, la donna sarebbe stata spinta dal compagno a uccidere l’86enne.
Guidonia, tata killer uccide un pensionato di Guidonia: la vicenda
La colf, infatti, dopo che la coppia aveva accoltellato Panzieri, sarebbe tornata sul luogo del delitto per costruirsi un alibi per l’omicidio, suonando al citofono dell’anziano e fingendosi poi sorpresa dalla mancata risposta. La donna ha poi avvertito il portiere della palazzina che a sua volta ha chiamato la figlia della vittima. Proprio lei, una volta in casa del padre, ha scoperto il corpo di Panzieri.
Ma non finisce qui. Perché nel delitto poteva consumarsi anche un altro delitto, di stampo egoistico e cautelare. Il compagno della colf aveva studiato anche un piano per eliminare l’unica persona che poteva incastrarlo. L’uomo, infatti, avrebbe accompagnato la donna in un negozio di casalinghi, con l’obiettivo di farle acquistare un flacone di acido muriatico. L’idea era quella di far ingerire l’acido alla donna e simulare così un suicidio. Ma non è andato secondo i piani e la donna non ha ingerito il liquido.
L’uomo aveva architettato tutto per “garantirsi il silenzio dell’unica persona che l’avrebbe potuto collocare sulla scena del crimine con il giusto ruolo”.
Alla coppia, alla fine, è stato contestato il delitto di rapina pluriaggravata e quello del reato di indebito utilizzo di carte di credito, per essersi impossessati di una catenina e di 4 anelli in oro, oltre ad una carta libretto smart e una postepay. L’uomo, di 51 anni, e la donna, di 47, aveva poi utilizzato le carte – dopo l’omicidio – per effettuare alcuni prelievi da 700 euro.