Design italiano del Novecento. A Stato dell’Arte la storia di oggetti e mobili divenuti simbolo del design. L’architetto e professore del Politecnico di Milano e dell’Università di Genova, nonché Capo Dipartimento di Arti Decorative del Novecento e del Design della Casa d’Aste Il Ponte, Stefano Andrea Poli, è intervenuto a Stato dell’Arte, in onda su Cusano Italia Tv. Con Cesare Biasini Selvaggi ha parlato di alcuni oggetti e mobili che hanno fatto la storia del design italiano, utili a capirne l’evoluzione.

Design italiano del Novecento, da Gaetano Pesce il Buffet della serie “Nobody’s Perfect”

“Si tratta di un mobile della serie ‘Nobody’s Perfect’, una serie di mobili o oggetti che Gaetano Pesce realizza in numero limitato e la cui produzione è cessata, quindi non si possono più reperire sul mercato, ma che erano nati come oggetti numerati e firmati uno ad uno dall’artista. Siamo in un territorio di confine tra arte e design, che peraltro viene praticato da Gaetano Pesce con molto ironia e fantasia. Si tratta di design storico, anche se l’epoca di produzione è abbastanza recente (2005). Pesce usa delle resine che studia ed elabora per motivi legati alla plasticità, alla malleabilità e alla possibilità di ottenere forme libere, senza la necessità di sottostare alle questioni tecniche legate al materiale. Pesce poi valorizza questo materiale attraverso l’uso di colori eccezionali e sgargianti e attraverso la trasparenza. Un oggetto di questo tipo può valere fra i 5 e i 25 mila euro, a seconda del momento storico”.

Angelo Lelli “Lampada a sospensione”

E’ un oggetto celeberrimo nell’ambito del design della luce, perché è ispirato alle sculture di Calder. Angelo Lelli come molti dei produttori di oggetti luminosi milanesi tra gli anni Quaranta e Settanta, era una persona che incarnava una cultura artistica diffusa, che a Milano era trasversale. Spesso gli imprenditori che producono questi oggetti si avvalgono di architetti noti o essi stessi si ispirano alle forme dell’arte contemporanea dell’arte nazionale e internazionale per produrre questi oggetti”.

Franco Albini “Chaise Longue a dondolo”

“È una delle prime versioni del così detto ‘dondolo’, così veniva chiamato, che verrà poi realizzato in serie. Questa versione risale alla fine degli anni Quaranta, Albini si associa con altri architetti milanesi per promuovere la produzione di arredi moderni subito dopo la Seconda Guerra Mondiale. Non è un prototipo, ma di un esemplare che venne realizzato in una piccolissima serie. È una forma nota, è stato riedito da una delle principali case di arredi italiane, che ne ha ripreso la linea”.  

Afra e Tobia Scarpa, le Sedie Africa della serie Artona

“Sono un esempio di un altro possibile motivo per cui gli oggetti di design storico diventano interessanti per il collezionismo. Sono state realizzate in legno con una tecnica particolare di costruzione a legno multistrato. Recentemente sono diventate molto ambite dai collezionisti e dai grandi mercanti internazionali che gestiscono le principali gallerie che gestiscono il design a livello internazionale in Germania, Olanda, Inghilterra, Francia e Stati Uniti. C’è una corsa all’acquisto in questo momento, con valori che stanno salendo vorticosamente”.

Galileo Chini, “Multos Annos”

“Si tratta di un vaso da parata, termine che nella prima metà del Novecento si usa per definire oggetti che nascono con una funzione ma poi la perdono. In questo caso si tratta di un oggetto di oltre 60 cm di altezza, è importante perché viene realizzato molto probabilmente come esemplare speciale per un’esposizione importante, probabilmente per l’Esposizione di Parigi del 1900 oppure per l’Esposizione di Torino del 1902, nota per aver sancito lo stile Liberty”.