Si legge BKFC ed è la lega americana di boxe a mani nude con sede a Filadelfia nata nel 2018. E poco alla volta il suo eco sta diventando sempre più grande

Le regole della Bare Knuckle Fighting Championship

Nella sua biografia su Instagram troviamo la lampante didascalia: The worlds fastest growing combat sport. E al momento sembra difficile smentirli. Sempre più campioni ne fanno parte, i suoi numeri, tra eventi e social sono in costante aumento e la sua fama sta prendendo sempre più piede. Parliamo della Bare Knuckle Fighting, ovvero della boxe senza i guantoni, a mani nude, praticata in America. 

Bisogna così aggiornare la storia di questo nobile e antichissimo sport. Se le presenze dei primi combattimenti, sia con le mani fasciate sia con le nocche scoperte, ci riportano a secoli avanti Cristo e attraversano tutte le epoche fino ai giorni nostri è ora di scrivere un nuovo capitolo. David Feldman, presidente della Bare Knuckle Fighting Championship, è riuscito in un’impresa non da poco quando nel 2018 il Wyoming ha legalizzato il tutto. Per chi non lo sapesse, negli Stati Uniti è vietato combattere a mani nude dal 1889. Quello fu l’anno in cui si assistette all’ultima sfida per il titolo senza guantoni. Sul ring c’erano Jake Kilrain e John Lawrence Sullivan. Ed erano davvero altri tempi… considerando che la vera e propria battaglia durò settantacinque round e vide la vittoria di un estenuato John Lawrence Sullivan. A quei tempi si combatteva ancora con le regole del London Prize Ring datate 1743. Sarà nel 1885 che avverrà il cambiamento e tale regolamento verrà soppiantato dalle cosiddette dodici regole del Marchese di Queensberry (ovvero le attuali regole del pugilato) che prendono nome dal proprio inventore e che avevano come obiettivo il rendere la boxe meno brutale.   

Senza aprire il discorso dell’illegalità che in passato ha afflitto in alcuni paesi la boxe – e di come alcuni incontri a mani nudi siano ancora considerati illegali – ora invece questa modalità di sfida ha il suo campionato. Le regole sono espresso nel sito ufficiale della lega e prevedono tra le altre: la possibilità per i pugili di fasciarsi polsi, pollice e medio della mano; i combattimenti durano due minuti per round e ogni incontro prevede cinque round; nessuna garza o nastro adesivo può essere utilizzato entro un pollice di distanza dalle nocche; unico colpo consentito è il pugno chiuso e non si colpisce l’avversario a terra; una volta a terra il fighter ha dieci secondi per rimettersi in piedi, altrimenti l’arbitro fischierà la fine del match; per quanto riguardo l’abbigliamento, ogni combattente deve indossare una protezione per l’inguine, calzoncini da boxe e scarpe da boxe o wrestling. E soprattutto la regola finale:

All fighters are expected to give 100% effort and behave with complete sportsmanship.

(Tutti i combattenti devono dare il 100% e comportarsi con la massima sportività.)

BKFC: la vicenda Justin Thornton

Il primo evento della Bare Knuckle Fighting Championship – il Bare Knuckle Fighting Championship 1: The Beginning – ha visto il ritorno sul ring del pugilato a mani nude a  Cheyenne, proprio nel Wyoming con un torneo maschile di otto pesi massimi. 

Una disciplina che nonostante la sua crescita di popolarità, con tanto di fighters che espongono fieri i “danni” subiti durante gli incontri, ha dovuto combattere anche con alcune polemiche, come la morte di Justin Thornton al suo debutto nella lega. Al BKFC 20 del venti agosto 2021, durante l’incontro con Dillon Cleckler è andato a tappeto dopo appena diciannove secondi. Justin Thornton è morto poi sei settimane dopo per le ferite alla spina dorsale riportate durante il match. Una tragedia che ha suscitato critiche e dibattiti sul regolamento della Bare Knuckle Fighting. Thornton veniva da cinque sconfitte consecutive e il suo esordio nella boxe a mani nude gli è risultato fatale.