Plastica in mare: quanta se ne produce? Cosa si può fare per limitare la crescente diffusione? Siamo parte di un tutto determinante per il benessere del pianeta e delle persone, di cui bisognerebbe prendersi cura. Per poca consapevolezza, eccesso di noncuranza e regole poco chiare, i danni sembrano propagarsi inarrestabilmente. Ne abbiamo parlato con Raffaella Giugni, responsabile relazioni istituzionali di Marevivo, su Radio Cusano Campus a Società Anno Zero. “Si sta realizzando quello che diceva Guterres, viene pescata tutti i giorni una enorme quantità di plastica a fronte di una ridotta quantità di pesce. Un video che abbiamo diffuso contiene ciò che finisce nella rete dei pescatori. E’ un contributo che accende il focus su due crisi: la prima la mancanza di pesce. Abbiamo pescato troppo. Oggi abbiamo l’80% di pesce in meno – ha spiegato Giugni – nel frattempo abbiamo riversato nel mare plastica di tutti i tipi, che nel tempo si sminuzza, diventa microplastica, ma non è biodegradabile. La plastica che finisce in mare rimane lì, per sempre“.
Plastica in mare, alcune buone pratiche da mettere in atto
Il problema esiste ed è destinato ad aumentare, se non contribuiremo con piccole azioni quotidiane. “Siamo in parte consapevoli. La prima cosa da fare è abbandonare la plastica monouso, è il grave problema. Sono oggetti che usiamo per qualche minuto e che finisco in mare – ha aggiunto la responsabile Giugni – ogni cittadino europeo produce 180kg di rifiuti ogni anno, parliamo di quantità enormi che troviamo negli imballaggi. Lo stesso vale per le microfibre rilasciate durante i lavaggi in lavatrici, proviamo a non usare la centrifuga“.
Gli esseri umani sono la causa e la soluzione del problema
“La salute degli individui dipende dall’equilibrio del mare e della natura. Se l’uomo è la causa è anche la soluzione, dobbiamo crederci. La terra ci sta dando dei segnali, ci sta dicendo attenzione, ognuno può cambiare le proprie scelte di consumo: scegliamo gli sfusi. Ognuno di noi può contribuire, la plastica entra dentro di noi attraverso l’acqua, l’aria, è stata trovata nel nostro sangue: potete immaginare come la situazione sia allarmante – ha fatto notare l’esperta – cominciamo a cambiare le abitudini, dobbiamo fermare questa continua emorragia di plastica“.
La legge Salvamare
“Stiamo portando avanti la nostra battaglia, da cinque anni, con la legge Salvamare, sono cinque anni che combattiamo vorremmo i decreti attuativi, cioè fare in modo che diventi operativa – si è congedata la responsabile relazioni istituzionali Raffaella Giugni – dobbiamo fare sensibilizzazione, come con la legge contro il fumo, se le persone sono ben guidate sanno comportarsi. E’ un’emergenza, bisogna essere più incisivi, ne va di mezzo la salute di tutti noi“.