L’ultimo saluto a Silvio Berlusconi sta per andare in scena al Duomo di Milano. Un politico, un imprenditore, un presidente che ha lasciato un segno indelebile in ogni settore nel quale ha deciso di lavorare nella sua carriera. Tanti anni di vittorie sul campo, con il Milan ha cambiato il calcio italiano. Luciano Moggi lo ha incontrato e scontrato più volte, prima con il Napoli e poi con la Juventus. Oggi, in esclusiva a Tag24, dopo la morte di Berlusconi, Moggi ha raccontato di quel rapporto e di quando le loro strade si sono sfiorate.
Morte Berlusconi, Luciano Moggi a Tag24
“Siamo sempre stati commercialmente legati ma sul campo eravamo rivali” esordisce così Luciano Moggi parlando della morte di Silvio Berlusconi in esclusiva a Tag24. “Non è mai mancato il rispetto. L’ho conosciuto seguendolo dal punto di vista politico. Mi stava simpatico e penso dicesse cose positive. Sotto il suo governo, a mio avviso, l’Italia era una buona Italia. Ho sempre avuto grande stima di lui e non c’è dubbio che abbia fatto la storia della politica ma anche del calcio. L’ultima impresa è stata portare il Monza in Serie A. Quando scendeva in campo in prima persona – ha continuato l’ex direttore della Juventus – lo faceva sapendo bene quale fosse l’obiettivo da raggiungere”.
Il Napoli di Maradona prima, il grande Milan di Arrigo Sacchi poi. Nel mezzo alcuni scudetti della Juventus e tante trattative di mercato. “In questi giorni ne ho sentite e lette tante. Tutti raccontano aneddoti per dimostrare che lo conoscessero, ma io non amo questo genere di cose. Il nostro rapporto è sempre stato ottimo”. Prosegue poi nel racconto, Luciano Moggi, che ricorda con piacere la chiamata ricevuta dall’ex Premier: “Mi limito a raccontare di esser stato a un passo dal Milan e la sua stima e la sua considerazione nei miei confronti mi ha fatto molto piacere. Mi chiamò a Palazzo Grazioli per propormi di andare a lavorare per lui, ma in quel momento non mi sono sentito di lasciare la Juventus. Per me è sempre stato un uomo al di sopra di tutti. Uno capace, con ironia, di portare avanti un Paese”.
Il calcio che cambia
Era il calcio dei grandi presidenti e dei grandi risultati. Era un calcio pronto a cambiare, anche grazie a Silvio Berlusconi e all’introduzione delle televisioni private. “In quegli anni – ha spiegato Moggi – abbiamo anticipato quello che sarebbe successo in futuro, lui più degli altri è stato lungimirante. Mi domando spesso come e perché il calcio sia cambiato. Tutto dipende dall’intelligenza dell’uomo. In questi giorni abbiamo parlato tanto di come sia in auge la Serie A ma qualche dubbio mi resta. Abbiamo perso con la quattordicesima della Premier League, il West Ham; con la tredicesima della Liga, il Siviglia; abbiamo perso il campionato del mondo Under20. Ecco quella è l’unica squadra che ci dà un segnale vero sul calcio italiano perché è il futuro mentre nelle squadre di club ci sono solo stranieri. Ai tempi nostri – dice ancora l’ex dirigente – la Nazionale italiana, in collaborazione con Milan, Inter, Juventus eccetera vinceva il campionato del mondo. Oggi Mancini fa fatica a identificare chi convocare. È difficile veder fiorire qualcosa di buono e invece è quello che rappresenta il popolo”.
Il grande Milan
Poi Moggi si concentra sul grande Milan, quello capace di imporsi anche a livello mondiale, quello di Sacchi e delle Coppe dei Campioni. “Sono convinto che siano i giocatori a fare l’allenatore e non il contrario. Berlusconi aveva messo su una squadra mostruosa, Sacchi ha dato il suo apporto. Quando hai calciatori come Rijkaard, Van Basten, Gullit e tutti gli altri devi vincere e farti trascinare. Come il mio Napoli di Maradona e Careca, erano giocatori straordinari che da soli facevano la squadra e portavano avanti anche il nome degli allenatori. Erano l’anima e il corpo della squadra. Berlusconi, insieme a Galliani che è stato sempre il suo collaboratore più fidato, avevano un obiettivo e lo hanno raggiunto”.
Un rapporto sereno, di stima reciproca e amicizia, quello che legava Berlusconi a Moggi. “Mi piaceva sentirlo parlare. Rendeva simpatiche anche le cose serie. Sia in politica che nel calcio faceva battute ironiche e al tempo stesso diceva così che ti inducevano a riflettere. Il colpo di mercato più importante? Al Milan c’erano tanti giocatori straordinari, ma se ne devo scegliere uno soltanto dico Van Basten“.