Cosa dice la Meloni sul riscatto della laurea nella riforma pensioni? Cosa cambierà nel 2024 per le pensioni? Le future prospettive previdenziali potrebbero cambiare da un giorno all’altro. Il governo Meloni ha programmato i primi interventi della riforma pensioni, individuando nell’immediato le increspature dell’uscita anticipata dal lavoro per il 2024.

La riforma pensioni sarà improntata considerando gli effetti nel lungo periodo. L’obbiettivo rimane quello di garantire un trattamento economico previdenziale ai lavoratori costretti a fare i conti con il solo sistema contributivo. Analizziamo nel dettaglio le principali caratteristiche della riforma pensioni del governo Meloni.

Riforma pensioni della Meloni: riscatto della laurea gratis

Il vero problema è l’inadeguatezza del sistema contributivo per le pensioni future. I lavoratori che hanno intrapreso un percorso lavorativo dopo il 1996 si troveranno a fronteggiare solo il calcolo contributivo per la liquidazione della pensione.

Per metterlo in parole semplici, dovranno affrontare un’età pensionabile in costante aumento e assegni minimi del tutto insufficienti per mantenere una vita dignitosa.  

Il governo Meloni dovrà adottare più di una strategia per contrastare le lacune del sistema previdenziale italiano, al fine di evitare il collasso del sistema stesso e il rischio di una situazione sociale difficile da gestire. In tutto questo, mancano le risorse necessarie per garantire la sicurezza previdenziale futura dei lavoratori.

Tuttavia, è possibile scongiurare queste previsioni apocalittiche perseguendo alcuni obiettivi macro, come l’adesione agevolata a una pensione complementare o il riscatto della laurea senza costi, ovvero gratis.

 Cosa dice la Meloni su riforma pensioni?

Attualmente, nel sistema pensionistico italiano sono previsti tre metodi di calcolo della pensione: il sistema retributivo, il sistema misto e il sistema contributivo.

I lavoratori che hanno iniziato ad accumulare un piano contributivo a partire dal 1° gennaio 1996 si trovano esclusivamente con il sistema contributivo, il che significa che non possono contare su un assegno previdenziale corposo.

Questa è il principale ragione per cui molti lavoratori scelgono di assicurarsi una pensione tramite l’adesione a piani previdenziali integrativi.

Secondo numerosi esperti, questo è il punto principale su cui il governo Meloni sta elaborando una strategia pensionistica.

L’obiettivo sarebbe quello di incentivare i lavoratori ad aderire a fondi previdenziali complementari, al fine di ottenere una doppia pensione che garantisca un tenore di vita sufficiente ad assicurare la salute e il benessere della famiglia. 

Pensione integrativa con maggiori sconti fiscali

Come riportato da Money.it, negli ultimi anni, molti lavoratori hanno aderito ai fondi integrativi, tanto che le richieste registrate in cinque anni sono aumentate, attestandosi a un’età media da 46,1 a 47 anni.

Il problema che frena la sottoscrizione di una pensione integrativa riguarda il versamento contributivo che è completamente a carico del lavoratore.

La verità è che i costi frenano l’adesione a un piano integrativo. Attualmente, gli stipendi di molti lavoratori sono troppo bassi tanto da non garantire una sicurezza economica e non permettono nemmeno di considerare il versamento contributivo volontario.  

È possibile che il governo Meloni introduca degli sconti fiscali sui versamenti contributi dei fondi complementari. Si ricorda, infatti, che la deduzione fiscale dei versamenti contributivi corrisponde a un massimo di 5.164,57 euro annui.

 Cosa cambierà nel 2024 per le pensioni?

La stagione della riforma pensionistiche non è ancora iniziata e già si parla di una revisione degli strumenti di prepensionamento, con interventi mirati composti da agevolazioni e forme sostenibili a carico dello Stato italiano.

L’obiettivo è arginare il pericolo dell’esodo dei lavoratori prossimi alla pensione e contenere una situazione sociale con un trattamento insufficiente a garantire una vita dignitosa.

Il governo Meloni potrebbe includere tra gli interventi da realizzate anche l’inserimento di un riscatto di laurea gratuito.

Si tratterebbe di valorizzare gli anni dedicati agli studi universitari per favorire l’accesso alla pensione.

Va detto che questa proposta è ben accolta da molti lavoratori, ma potrebbe essere frenata dai costi di attuazione. Infatti, lo Stato italiano dovrebbe sostenere almeno 4 miliardi di euro annui per permettere ai lavoratori di accedere a questo trattamento previdenziale.

In conclusione, si tratta di proposte previdenziali che potrebbero essere discusse con le parti sociali. Manca ancora un vero piano previdenziale per il futuro. Tuttavia, è certo che ogni scelta non metterà a rischio lsostenibilità finanziaria del sistema previdenziale italiano.