È stato condannato a 22 anni di carcere Luigi De Domenico, l’uomo di 58 anni accusato di aver nascosto all’ex compagna di essere malato di Aids, infettandola e provocandone la morte. La sentenza è arrivata nella giornata di ieri, 13 giugno, dopo una lunga camera di consiglio nella quale si è discussa la posizione dell’imputato, dopo che, lo scorso dicembre, era stata annullata la sentenza di condanna a 22 anni emessa in Appello a causa dell’età (superiore a 65 anni) di due dei giudici della Corte. La vicenda che ha fatto aprire per lui le porte del carcere risale al 2017.

Condannato a 22 anni Luigi De Domenico: nascose di avere l’Aids alla compagna, contagiandola e provocandone la morte

Aveva iniziato ad accusare i primi sintomi della malattia nel 2015, facendosi visitare da diversi medici, senza che nessuno riuscisse a capire da cosa fosse affetta. Alla fine, dopo un calvario durato anni e rimasto senza diagnosi, Stefania Gambadoro era morta a 45 anni, nel 2017. Coloro che l’avevano visitata – finiti a processo con l’accusa di negligenza – avevano ipotizzato di tutto, perfino che fosse anoressica. Sarebbe bastato, secondo i periti che hanno analizzato il caso, che avessero cercato su Google le cause della linfocitopenia che aveva colpito la donna per capire quale fosse il suo male: l’Aids.

Un male contratto parecchi anni prima, 26 all’incirca, quando la donna era legata sentimentalmente a un certo Luigi De Domenico. A scoprirlo, ricostruendo la sua storia, era stata la sorella della vittima, che, imbattendosi nel nome dell’ex compagno di Stefania, aveva saputo che la prima moglie dell’uomo era morta per lo stesso motivo. Dalle indagini che ne sono seguite è emerso che l’uomo, oggi 58enne, avrebbe agito per anni come un untore, nascondendo alle donne che frequentava di essere malato e contagiandole.

Nel caso di Stefania, provocandone addirittura la morte. Lo scorso dicembre, accogliendo la richiesta del legale che lo difende, l’avvocato Carlo Autru Ryolo, la Corte d’Assise d’Appello di Messina aveva annullato la sentenza con cui aveva condannato l’uomo a scontare 22 anni di carcere. Il tutto per un “vizio di forma”, visto che, come aveva ravvisato l’avvocato, due dei giudici della Corte avevano raggiunto e superato i 65 anni di età, ossia il limite previsto per legge.

La sentenza arriva al termine del nuovo processo di primo grado

Il processo a carico dell’imputato era partito di nuovo dal primo grado. La sentenza di condanna è arrivata solo ieri.

Oggi avremmo potuto esprimere soddisfazione per una sentenza già definitiva e invece si è appena conclusa la fase del primo grado di giudizio. Siamo senz’altro soddisfatti della sentenza, ma sappiamo che è stato accertato esattamente quanto già verificato dal procedimento ingiustamente annullato,

hanno fatto sapere, all’uscita dal tribunale, gli avvocati Bonaventura Candido e Elena Montalbano, che rappresentano le parti civili, tra cui la sorella della vittima. E hanno aggiunto:

Nessuno restituirà più la vita alla nostra giovane collega o una mamma a suo figlio. Restiamo in attesa di leggere le motivazioni, ma siamo consapevoli che ci attenderanno altri due gradi di giudizio. Auspichiamo che l’imputato decida di difendersi all’interno del processo e non rifuggendo l’udienza.

La speranza è anche quella che, nel corso dei nuovi gradi di giudizio, la condanna emessa dalla Corte – presieduta dalla giudice Lia Silipigni – non venga abbassata. Il pm Roberto Conte aveva chiesto che De Domenico fosse chiamato a scontare 25 anni. L’accusa contestatagli è di omicidio volontario, per aver provocato la morte della donna che aveva infettato, non avvisandola del pericolo. In aula hanno testimoniato contro di lui una dottoressa che lo ebbe in cura e un’altra precedente fidanzata.