La potenza mediatica e commerciale di Chiara Ferragni scricchiola sotto i colpi dell’Antitrust per via dei pandori Balocco.

Funzionari antitrust e GdF in visita negli uffici di Balocco

Oggi 14 giugno, i funzionari dell’Autorità hanno svolto ispezioni nelle sedi della Balocco S.p.A. Industria Dolciaria con l’ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza.

Un duro colpo per l’immagine della Balocco e soprattutto della Ferragni poiché l’istruttoria aperta dall’antitrust riguarda proprio la collaborazione tra l’influencer e i dolciari piemontesi.

L’istruttoria è stata avviata per presunta pratica commerciale scorretta in relazione all’iniziativa commerciale “Chiara Ferragni e Balocco insieme per l’ospedale Regina Margherita di Torino” promossa tra novembre e dicembre 2022.

Furono infatti messi in vendita i pandori a edizione limitata “griffati” Ferragni in sostegno della ricerca sull’osteosarcoma e sul sarcoma nell’ospedale torinese.

Pratica commerciale scorretta, fu polemica a Natale 2022

Qualche anomalia fu denunciata a suo tempo da Selvaggia Lucarelli dalle pagine del Fatto Quotidiano e ora sembrano trovare riscontro nell’ipotesi dell’antitrust.

Secondo l’Autorità infatti, sia i comunicati stampa che le confezioni del pandoro, erano stati strutturati e presentati in un modo che poteva indurre in errore i consumatori. Il tutto facendo leva sulla loro sensibilità per iniziative benefiche a sfondo sociale.

I consumatori secondo l’istruttoria potevano essere indotti a credere che acquistando il pandoro “griffato” Ferragni contribuissero alla donazione per l’acquisto di un nuovo macchinario.

Nella realtà però il compenso per l’influencer era già stato pattuito con la Balocco e il contributo da dare in beneficenza non dipendeva dalle vendite come si poteva dedurre dalla pubblicità.

La Balocco aveva già deciso per una donazione in cifra fissa a favore dell’Ospedale parecchi mesi prima del lancio pubblicitario dell’iniziativa. La tesi dell’antitrust infatti sostiene che si voleva far credere che le vendite fossero legate alla donazione ingannando così gli inconsapevoli consumatori.